sabato 30 aprile 2016

ANCHE I ROBOT VOGLIONO IL REDDITO DI BASE

Roberto Ciccarelli

A Zurigo succede qualcosa di incredibile: 100 robot sono scesi in piazza e tra le strade per ballare insieme a centinaia di sostenitori, e la protesta si svolgerà per richiedere l’introduzione di un reddito di base incondizionato. Il 5 giugno 2016, la Svizzera sarà il primo paese al mondo a tenere un referendum per l’introduzione di un reddito di base incondizionato. Il reddito di base è uno strumento utile per drenare risorse dalla bolla finanziaria in cui vive la nuova economia. Per applicarlo serve una cultura politica capace di ripensare la democrazia, lo Stato e, nel nostro caso, l’Unione Europea. Sempre che ce ne sia una alla fine della crisi. In tutto questo parlare di lavoro che cambia, una cosa è certa: la maledizione del lavoro salariato e la sua mancanza. Lavoreremo inutilmente tutta la vita, inseguendo un modello di lavoro in crisi, senza un reddito dignitoso, e nemmeno una pensione. Questa è la realtà, altro che innovazione.

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Al Forum di Davos 2016 i robot hanno fatto una proposta seria: il reddito di base per gli umani, a loro le incombenze del lavoro.

“Mentre noi faremo i lavori più faticosi, noiosi e ripetitivi, gli umani saranno liberi di creare, socializzare, inventare nuove attività utili per la società – hanno scritto in una dichiarazione - Molte persone hanno bisogno di un reddito. La nostra missione è fornire alle persone beni e servizi. Il compito della politica è fornire alle persone un reddito di base incondizionato”.

“Abbiamo una cattiva coscienza. La gente ha paura di noi e ha paura del futuro - hanno aggiunto – E’ preoccupata perché perderà il posto di lavoro e quindi lo scopo della sua esistenza. In Europa vediamo che soprattutto i giovani non trovano lavoro, in Italia è il 40%. Prospettiva: Nessun futuro!”.


Costo marginale zero

La dichiarazione dei robot per il reddito di base è una trovata situazionista. Sostenuta dalle reti per il reddito di base, impegnate nel referendum sul reddito di cittadinanza che si terrà in Svizzera nell’estate di quest’anno, l’iniziativa ha colto uno dei punti del dibattito mondiale in corso sull’automazione: piuttosto che lamentarsi dei posti di lavoro che i robot ci rubano, usiamo l’automazione per generare opportunità più grandi per il tempo libero e l’istruzione, liberandoci dall’ansia di un mondo senza futuro.

L’industria 4.0, big data, robotica, apprendimento automatico delle macchine, stampanti 3D, Internet delle cose distruggeranno le vecchie professioni, quelle dei ceti medi.

“Prima è stato il turno della classe media dei colletti blu a essere impoverita dalla globalizzazione, che aveva il volto economico degli operai cinesi – scrive Riccardo Staglianò in Al posto tuo. Così Web e robot ci stanno rubando il lavoro (Einaudi)– Ora lo stesso accade ai colletti bianchi, vittime di un’automazione senza precedenti. Nella migliore delle ipotesi i salari si riducono, nella peggiore si perde il posto”. Per tutti gli altri il lavoro non produrrà reddito. È la società a costo marginale zero.


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