mercoledì 26 ottobre 2011

IL LIBRO



Roberto Ciccarelli, Giuseppe Allegri



La furia dei cervelli



(manifestolibri,Roma, pp. 167, €18,00)


Il libro è su Amazon, su Ibs, su Bol

Gli intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi, e molto prima delle puttane. Il verso di Majakovskij è una ragione sufficiente per non parlare di intellettuali, di talenti e della fuga dei cervelli in questo libro. Perché nella desolante, e fondamentalmente ipocrita, formula della «fuga dei cervelli» si riflette la disillusione e la rassegnazione delle classi dirigenti che hanno facilitato, diluito e infine naturalizzato il genocidio delle nuove generazioni.

Con gli strumenti del racconto e del saggio, dell’inchiesta, dell’intervista, dell’approfondimento storico e giuridico, e senza rinunciare alla polemica più tranchant, la «furia dei cervelli» affronta direttamente, e senza mediazioni, la questione del momento: è possibile una politica contro la crisi? E con quali alleanze, e dentro quali strati e ceti sociali, fare politica nel momento in cui non basta pensare che far cadere il governo Berlusconi sia già una politica.

La «furia dei cervelli» offre la prima complessiva interpretazione, sociologica, giuridica e politica, delle mobilitazioni del lavoro della conoscenza a difesa della scuola e del rilancio dell’università pubblica iniziate nel 2008, del lavoro autonomo e tra le partite Iva, delle mobilitazioni dei lavoratori dello spettacolo che hanno occupato il Teatro Valle di Roma o dei freelancers americani che dal 1995 si sono organizzati in un sindacato. Un vasto spettro analitico che torna utile nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione di Roma del 15 ottobre, quando l’opinione pubblica ha dovuto riconoscere l’esistenza di una «rabbia» che cresce sempre più nelle fasce del precariato giovanile destinato all’inoccupazione e alla perdita di tutti i diritti sociali.

Davanti a questi sommovimenti della parte più attiva e indipendente della società, che nel libro viene definita attraverso la categoria del «Quinto Stato», la politica della sinistra è priva degli strumenti culturali necessari per risvegliarsi dopo un’agonia ventennale e insiste ancora sulle vecchie ricette giustizialiste e televisive. Soluzioni irrisorie ed inadeguate per affrontare la profondità della crisi sociale che si è ormai saldata con la crisi istituzionale della Seconda Repubblica, risultato del fallimento del bipolarismo e dell’implosione della leadership populistica di Silvio Berlusconi. Una volta archiviato per sempre il suo regime cesaristico, il (centro)sinistra corre il rischio di accreditare nuovamente il fantasma impotente della Seconda Repubblica: formare un governo neo-centrista esecutore delle politiche di austerity pretese dall’Unione Europea.

Questo libro, scritto a quattro mani da una piccola, ma combattiva comunità di freelance, indaga le inconfessabili ragioni che hanno portato le classi dirigenti di destra e di sinistra a creare, e poi a rimuovere, le ragioni di questo genocidio. Al loro sguardo vigile e partecipato non sfuggono gli innumerevoli segnali che indicano come il vento stia cambiando e sia giunto il momento di una trasformazione radicale di sistema.


Indice:

Introduzione

Prologo
La telefonata. Fantasticheria del freelance solitario

I. Decade malefica

II. 511: Indipendenti maledetti senza Dio

III. 1990. Il futuro del Quinto Stato

IV Parigi 1830-1871: archeologia del Quinto Stato

V. 1672: L’artista, il mercante e l’indipendente erano il diavolo

VI. IV secolo a.C.: brucia la tua moneta, cinico!

VII. Roma 14 dicembre 2010: l’urlo 101

VIII. 14 giugno 2011: Teatro Valle - benvenuti nella lotta
che era già vostra

IX. New York 1995: le istituzioni del Quinto Stato

X. La Repubblica del Quinto Stato

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