lunedì 18 maggio 2015

LAVORATOIO: VIDEOMAPPA DEL LAVORO INVISIBILE


Requiem del quarto stato. Video-istallazione "Lavoratoio", vista in febbraio alla Casa internazionale delle Donne a Roma, nell'ambito del progetto I racconti del lavoro invisibile.

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Le donne nella fabbrica, la lotta per la parità di salario. "Abbiamo vinto" "manderò mio figlio a scuola". Lavorerà oltre 12 mila ore ripetendo lo stesso gesto. Abbiamo vinto. Passerò tutta la vita in fabbrica". "Ma noi - dice un'altra - quella parità non bastava più". "Volevamo la rivoluzione". Abolire il lavoro salariato. 

Poi l'esplosione. Il video si trasforma nel requiem del quarto stato


Il lavoro diventa quello gratuito dell'Expo, oppure quello dell'architetta - con tutti i titoli - che dopo vent'anni accetta un contratto di sei mesi per la grande esposizione milanese. Poi si ricomincia daccapo. In mano nulla.


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Da La vita (a)gratis - di Giuseppe Allegri, Roberto Ciccarelli:


È la condizione del quinto stato al centro del progetto di racconti del Lavoro Invisibile. Per invisibile qui s’intende “impercepibile per la legge” e “indecifrabile ai codici del mercato”. Questo lavoro che ha distrutto i vecchi perimetri, colonizzando la vita, è “invisibile” perché mette in discussione con una radicalità mai vista l’antica partizione tra diritto pubblico (sul quale è concepito il lavoro subordinato) e il diritto privato (sul quale è concepito il lavoro autonomo).
Risultato: cresce una “zona grigia” dove vengono meno i confini tra la subordinazione salariale e l’impresa, come quelli tra Stato e mercato. Anche l’immagine di un soggetto generale del lavoro – ad esempio la classe operaia – sfuma. Fu a questa teoria che un tempo vennero consegnate alcune chiavi del progetto di emancipazione della società alienata. La rivoluzione femminista, si legge in questo progetto, smascherò quanto poco universale, e molto escludente, ci fosse in queste convinzioni.
Oggi il lavoro è “invisibile” perché manca una rappresentazione che descriva l’universalità di una condizione comune e la singolarità di un’esperienza frammentata in status servili o appartenenze rancorose. Ciò non toglie che il riferimento alle politiche delle donne, e al femminismo, sia particolarmente utile per comprendere ciò che si chiama quinto stato. 
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I racconti del lavoro invisibile si sviluppano attraverso l’invenzione di strumenti di esplorazione sensibili legati a quattro diversi linguaggi: il 3D videomapping, l’arte pubblica e le pratiche relazionali, l’audiodocumentario, il teatro dell’oppresso. 

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Credits:

ConceptCarlo Antonicelli
Antonio Venti

Soggetto e SceneggiaturaCarlo Antonicelli
Antonio Venti
Cristiana Scoppa
Sabino Colucci
Bendetta Del Piano 

Attrici/AttoriBarbara Alesse
Chiara Cimmino
Laura Martorana
Josephine Murchio
Roberto Zoffoli

Direttore della fotografia Alessio Ciaffardoni

Suono in presa direttaMilena Fiore

Assistenti alla fotografiaMichele Segatto
Daila Assis

Assistente alla produzione Cristiana Scoppa
Matteo Angelici
Wu Di

Grafica 3DStudio Mbanga

Grafica 2DChiara Mangia

Assistente 3D mapping
Michele Segatto

Montaggio e Compositing
Michele Segatto
Chiara Dainese
Daila Assis

Musiche 
Pier Filippo Di Sorte/ Blackwater

Service
Scirocco srl
F&P di Ferroni e Porrozzi
Ottiche Tornatore

Il materiale d’archivio è stato gentilmente concesso per l’uso dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

I film utilizzati sono:

Giovanna di Gillo Pontecorvo (1956, Italia)
Essere Donne di Cecilia Mangini (1965, Italia)
Sabato, Domenica e Lunedì di Ansano Giannarelli (1968, Italia)
Linea di Montaggio di Ansano Giannarelli (1971, Italia)

Riversamento materiale dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico a cura di: 
Milena Fiore
Fabrizio Moggia

Ricerche Archivio 
Letizia Cortini
Claudio Olivieri
Paola Scarnati

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