Un libro di Giuseppe Allegri - Giuseppe Bronzini: Libertà e lavoro dopo il Jobs Act, DeriveApprodi
Qual è il futuro del lavoro in Italia? E cosa diventa il diritto del lavoro dopo un lungo ventennio di “riforme”, che lo hanno reso precario e flessibile, senza offrire adeguate garanzie e tutele sociali? Per rispondere è necessario partire dal celebre Pacchetto Treu del 1997 e proseguire fino ai recenti decreti del
Jobs Act del Governo Renzi e del Ministro Poletti, che intendono approvare per la metà del 2016 uno “
Statuto per il lavoro autonomo non imprenditoriale”.
Perché tutte queste innovazioni normative non sembrano prendere in considerazione la “grande trasformazione” imposta delle nuove tecnologie digitali dell'informazione e comunicazione, con il conseguente declino della società salariale e dell'istituto della subordinazione.
Sono sempre più diffusi i casi di soggetti individuali e collettivi che offrono le loro prestazioni direttamente sul web, ove si eseguono le transazioni, spesso sospesi tra lavoro gratuito e mancanza di garanzie. Nel mondo sono già alcune decine di milioni le persone impegnate nel cosiddetto
crowd-work (lavoro online i cui i richiedenti designati postano i lavori disponibili per quella che è in pratica una forza lavoro globale a chiamata, a tutte le ore di tutti i giorni) e altre decine di milioni sono i “contratti a zero ore” (disponibilità assoluta, a semplice chiamata attraverso una app) e altri milioni sono persi nel “lavoro a rubinetto” (la produzione di servizi in forma completamente decentrata da parte di mini-imprese capaci di sfruttare app, cellulari e tecnologia).
Stiamo tutti diventando degli
independent contractors, degli indipendenti nella rete?
Sembra essere questo il frutto avvelenato della
sharing economy: quell'economia collaborativa che si muove tra possibile emancipazione individuale e collettiva e pericolose forme di auto-sfruttamento. Le trasformazioni del lavoro necessitano di un'adeguata politica che si confronti direttamente con possibilità di innovazione sociale, economica, istituzionale. È non è un caso che molti autori di riferimento a livello internazionale si interroghino sulla necessità di sperimentare un reddito di base universale come misura all'altezza della rivoluzione del lavoro che stiamo vivendo.
La tutela del lavoro autonomo e indipendente, infatti, non richiama solo problemi di equità e giustizia sociale, ma anche di libertà individuale e collettiva. Si tratta di definire una certa idea di società e di mettere le persone in condizione di poter dire “no” ai ricatti occupazionali e di scegliere, il più possibile, tempi, contenuti e modalità, del “proprio” contributo alla giornata lavorativa sociale. Questo è il punto sviluppato nel presente volume, riprendendo un vivace dibattito italiano, europeo ed anche mondiale sul tema del “destino del diritto del lavoro” e dei sistemi di Welfare.
In questo libro si prova a raccontare la società che viene, partendo dall'urgenza condivisa di garantire l'autonomia delle persone nelle proprie scelte individuali e relazioni collettive.