Giuseppe
Allegri e Roberto Ciccarelli
L’Italia
è oggi un laboratorio per le nuove tecniche di dominazione
sociale che combinano l’arcaico e il più moderno. L'ultima
riforma della legislazione del lavoro, che porterà il nome di
un ministro «tecnico» che ha già riformato il
sistema previdenziale, Elsa Fornero, consoliderà i rapporti di
lavoro neo-schiavisti, a fronte di ristrutturazioni capitalistiche
che univano frammenti di post-fordismo, con la permanenza di legami
familistici e corporativi pre-moderni:
“La ratio dell’intervento è chiara: maggiore stabilità per i giovani in ingresso barattata con una maggiore facilità (leggasi libertà) di licenziamento da parte delle imprese; incoraggiamento del lavoro dipendente; disincentivazione dei contratti a termine e a progetto mediante aumento dei relativi contributi; contrasto alle finte partite IVA mediante, forse, l'introduzione dell'obbligo di stabilizzazione; sostegno al reddito limitato nel tempo e accompagnamento al reinserimento lavorativo per il dipendente che perde l’impiego” (Rete redattori precari).
Oscuri
frammenti di un futuro apocalittico ci spingono a denunciare questo
meccanismo tritacarne creato deliberatamente per spingere tutti i
nati dal 1970 (e anche prima) a svendere la propria esistenza e
dignità all’ossessione delle imposizioni del lavoro e della
sua assenza – sospesi al contempo tra l'oppressione familista e
padronale e l'efficienza ultra-moderna dell'assoggettamento –
poiché è intollerabile solo pensare a una esistenza
felice e degna al di là della subordinazione al lavoro, inteso
come meccanismo di integrazione esistenziale, antropologica, ancor
prima che sociale. Diranno che non è vero. Perché
questa riforma allarga la platea dei beneficiari degli
“ammortizzatori sociali” riformati nell'Assicurazione sociale per
l'impiego (Aspi). E' una falsità. I requisiti per accedere
all’Aspi (2 anni di anzianità contributiva e almeno 52
settimane di contribuzione complessiva), sono identici a quelli in
precedenza previsti per l’indennità di disoccupazione.
Quanti tra gli oltre 4 milioni di «parasubordinati» che
esistono in Italia, e quante lavoratrici e lavoratori autonomi,
avranno diritto all'Aspi?
«E’ bene ricordare che già prima dell’Aspi tutti i dipendenti beneficiavano dell’indennità di disoccupazione (alcuni anche della mobilità). Chi rimane escluso? Secondo le informazioni attuali tutti quelli che erano esclusi prima, ovvero i collaboratori (co.co.pro, occasionali), coloro che lavorano con voucher, le partite iva e i destinatari di quelle forme di lavoro precario difficili anche da conteggiare (job on call ecc). Cosa vuol dire “ai lavoratori delle Amministrazioni pubbliche con contratto dipendente non a tempo indeterminato”? Anche qui si intende che l’Aspi sarebbe rivolta solo ai dipendenti a tempo determinato, che già beneficiavano dell’indennità di disoccupazione, lasciando al loro destino i collaboratori (che, giusto per ricordarcelo, nel pubblico impiego sono sia a progetto che coordinati e continuativi), gli assegnisti di ricerca, i docenti a contratto, le partite iva e la pletora degli “sfigati”» (Claudia Pratelli, La precarietà non sicura con l'Aspi-rina).
“Non sono ancora noti i parametri per accedervi, ma il rischio è che la possano prendere solo quei precari che avranno versato almeno due anni di contributi, sempre che abbiano lavorato negli ultimi 2 anni almeno 52 settimane, cioè il corrispettivo di un intero anno. [...] Sarà una corsa contro il tempo per non morire nel frattempo, se mai effettivamente tale misura partirà. In contemporanea si è ventilata la possibilità di abolire la CIGS e l’indennità di mobilità per fare cassa e, ulteriore presa per i fondelli, garantire così i fondi per l’Aspi. Per nascondere questo ulteriore peggioramento, il governo ci offre alcune ciliegine da mettere su questa torta indigeribile. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato “domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese”, spiega la ministra Fornero. Tradotto, significa che il ventilato contratto unico (basato comunque sull’apprendistato precario per i primi tre anni), trasformandosi in “dominante”, non va più a sostituire alcuni dei contratti precari più utilizzati. Insomma restano i contratti a progetto, le false partite Iva, i contratti a termine, nonostante tutte le dichiarazioni per ridurre l’abuso del loro utilizzo. (San Precario).
Sarebbe possibile aumentare la grandezza del carattere? Faccio molta fatica a leggere il vostro contributo interessante con un carattere 6-8...Lo portate a 12?
RispondiEliminafatto caterina!
Eliminafatto carolina! ;-)
Elimina[...]L'unica costante del volatile rapporto di lavoro sarebbe infatti l'ASPI, cioè un sussidio basato su un prelievo forzoso sul salario, e che sarà erogato, ovviamente, con carte di credito. Potevano dirlo subito che lo scopo di tutte le chiacchiere sul libero mercato, era di fare assistenzialismo per banchieri.[...] (Comidad)
RispondiEliminaAssegnisti e docenti a contratto non possono che essere lasciati fuori, visto l'assurdo che l'importo dell'indennità sarebbe persino più alto del loro salario.
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