giovedì 31 dicembre 2015

COLONNA SONORA 2016: POP DIASPORA DAL LAVORO DI MERDA

M.I.A. nell'epico video Borders
Il Console

Musica e video. Gli eroi e le eroine delle classi precarie, disoccupate, il quinto stato renitente al lavoro di merda, in fuga dai confini e dalle guerre. Ritratto del 2015 e omaggio all'artista dell'anno: M.I.A. contro l'Europa della Troika, dei confini e delle stragi silenziose dei migranti in mare. Epic music and videos for our precarious multitudes.

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Amarcord. Ovvero: non si esce vivi dagli anni Ottanta!

Si torna teenagers con Music Complete, uscito per la mitica Mute, dei redivivi (ma senza l'iroso Peter Hook) New Order della nostra adolescenza post-Joy Division.





Un misto di plumbea malinconia (Stray Dog recitata da Iggy Pop), ottimo modernariato musicale ed estetico (la copertina dell'eterno Peter Saville, tra Mondrian e retrofuturismo), quindi pezzoni da delirio, immersi in bassi, synth e riff inconfondibili, con l'aiuto dei soliti amici Chemical Brothers, La Roux e molti altri (basti sentire Singularity, Academic, Unlearn This Hatred, Superheated).

Si rimane in quel decennio con Luca Carboni, a partire dal singolo amami ancora adesso/sono sempre Luca lo stesso – ma direi con l'intero album, Pop-up, eternamente sospeso tra Milano, Bologna e un mood da sconsolato drop out del tempo dis-perso. 

Del resto Luca Carboni ci aveva educato al più bel passatempo relazionale possibile, in Vieni a vivere con me: “poi potremmo studiare il modo/per vivere senza lavorare”. 




Les Italiens. Ovvero: Italians do it better (per evocare ancora gli anni Ottanta)

E nel 2015 riprende questa intatta propensione anaffettiva nei confronti del lavoro salariato Calcutta, da Latina, che con Mainstream (Bomba Dischi) confeziona il gioiellino (per essere retorici) di un pop sbilenco e ozioso, a cominciare dalla splendida Dal Verde, personalmente la preferita, sussurrata, nell'orgoglioso disincanto precario di un amore eterno: “preferirei perderti nel bosco/che per un posto fisso”, quindi l'urlo strozzato di “ti presterò i miei soldi/per venirmi a trovare” e la batteria soffocata che entra dopo i primi due minuti.

È già stato scritto: Calcutta è l'unemployed class hero che aspettavamo sul finale di partita della società salariale, già mainstream, appunto.




Sempre per l'eccellente etichetta Bomba Dischi, ad inizio anno si era già imposto come epico lavoro di sofisticate cesellature elettroniche e sconfinati fondali digitali Propaganda del trio romano YOUAREHERE, che si conferma come una nuova galassia sonora tuttora da esplorare. Ne ho già scritto sulla Furia dei cervelli, con soddisfazione.  


Electro2015

Ma l'elettronica nel 2015 ha continuato a seminare possenti bordate soniche.

Dall'eterna WARP: il giovane, sinfonico a tratti coatto Hudson Mohawke, con Lantern, quindi il maestro Tom Jenkinson aka Squarepusher con il furiosamente epico Damogen Furies, che ha forse regalato uno dei migliori live dell'estate romana, nella devastante potenza accelerazionista dei suoi algoritmi musicali.    




Da un'altra splendente etichetta che ci riporta alle sue origini sempre negli anni Ottanta, la 4AD, si stagliano due splendenti sperimentatrici con i lavori elettronici forse più sorprendenti:

la californiana, ma in giro anche per Berlino, Holly Herndon, che con Platform si inabissa in spigolature elettroniche distopiche come il deformante video in soggettiva 3D di Chorus, opera dell'artista Akihiko Taniguchi;



la canadese Grimes, da anni nostra reginetta elettronica preferita, che con Art Angels realizza l'ennesimo disco zeppo di melodie pop, voce sognante e battiti ballerini, in uno scenario ultra-surrealista come quello del video del singolo Flesh without Blood/Life in the Vivid Dream.





Pop diaspora

David Zowie, con la passione per il Duca bianco David Bowie inscritta nel nome, si presenta con House every weekend, ritornello globale, di beat deep house che liberano il ballerino che è in noi, in perenne fuga dalla settimana lavorativa. E infatti è un singolo pubblicato il Primo maggio 2015. May Day, May Day!




M.I.A: Contro le frontiere

Mentre solo da poche settimane è stato diffuso il video di Borders che vede la quarantenne musicista, videomaker, attivista, rapper e songwriter britannica di origine tamil M.I.A. anche alla regia. Il pezzo miscela sapientemente la solita voce potentissima, squarci asiatisch, bordate electro, loop fomentatori e un ritornello che rimane nelle orecchie e nella testa. Mentre il video è epico, spiazzante e provocatorio, come spesso è accaduto nella carriera di questa artista irrequieta e irriducibile a qualsiasi etichetta, protagonista di una permanente Pop Diaspora.

M.I.A. è l'unico personaggio femminile dell'intero video popolato di rifugiati e migranti che formano piramidi e barconi umani, mentre la nostra eroina cammina sulle acque come novella salvatrice di barche cariche di esseri umani in fuga, tra corpi arrampicati che scrivono LIFE su grate di confini da attraversare, con M.I.A. che indossa la maglietta di un celebre club francese di football, détournandone lo sponsor in Fly Pirates.



 “Politics / What’s up with that? / Police shots / What’s up with that? / Identities / What’s up with that? / Your privilege / What’s up with that? / Broke people / What’s up with that? / Boat people / What’s up with that?”


French/Global Touch & Heart

Infine non si può chiudere l'anno senza guardare a Paris: in avanti. Nel 2016 correranno i trent'anni dal trasferimento in Francia di (Cheb) Khaled maestro del raï algerino, in fuga dai fondamentalisti che uccideranno (nel 1994) Cheb Hasni, artista raï e suo amico, che aveva scelto di rimanere in Algeria.

Khaled in quegli anni trova ospitalità al Bataclan, anche. Per chi ha avuto la fortuna di assistervi, i live di Khaled degli anni Novanta erano formidabili, anche per il miscuglio di età, danze, classi, colori, idiomi, sorrisi che si incontravano sotto il palco. Qui Khaled suona al Bataclan. Siamo nel 2014.



I sorrisi di un'imperitura gioventù contro tutti i fascismi (Youth Against Fascism di Sonic Youth è del 1992). Gli stessi giovani di ogni età che continuano a frequentare piazze, campetti, locali, bar, discoteche, centri sociali, rave, stadi: sempre contro tutti i fascismi.



E Allez allez allez canta proprio da Paris il dj, producer franco-giamaicano Willy William nel suo recentissimo successo Ego, frutto di quel metissage musicale e culturale che dal ragga giunge alla pop&dance music, sicuramente con un eccesso di ego-centrismo commerciale.





E sempre da Paris, ma tendenzialmente alla scala opposta dell'offerta commerciale, arriva forse il più bel lavoro del 2015, delle gemelle franco-cubane Diaz che prendono il nome di Ibeyi, Ibeyi (XL Recordings).





Ibeyi, pronunciato “ee-bey-ee”, nel linguaggio Yoruba (idioma nigeriano parlato dai loro antenati prima di essere venduti come schiavi a Cuba, passando per la Spagna) significa gemelle e loro stesse cantano in inglese e Yoruba, incrociando battiti elettronici con atmosfere jazz, strumenti acustici con sample digitali, in un'ambientazione che gioca sul doppio e sui chiaroscuri, scavando nella storia dell'umanità e di madre terra, come nei video che accompagnano Oya e Ghosts alla ricerca di un'armonia perfetta, la stessa che vorremmo in giro per il mondo, il prossimo anno.

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