![]() |
Gilles Deleuze, Claire Parnet, Dialogues, 1977 |
ll 4 novembre 1995 moriva a Parigi il filosofo francese Gilles Deleuze. Qualche giorno dopo fu pubblicato un testo tra i più misteriosi della filosofia: L'immanenza, una vita... Riemerge un'intuizione rimasta ai margini della stessa pensabilità per secoli. Quale gioia leggerlo oggi.
***
“L'uomo libero non
pensa a nulla meno che alla morte, e la sua sapienza è meditazione
non della morte, ma della vita” (Etica, IV, 67). Questo è il
problema ancora impensato che Spinoza ha posto alla filosofia
occidentale.
L'impensato è stato
coltivato, e ha fruttificato, dando vita a un sapere che Gilles
Deleuze ha ripercorso in una delle sue linee più belle arrivando a
mostrarci un concetto filosofico meraviglioso: l'immanenza.
Averlo
intuito in uno dei testi più brevi, e più densi, della filosofia
occidentale, nell'anno stesso della sua morte, esattamente venti anni
fa, oggi è una freccia che colpisce il cuore del presente. Perché
l'impensato spinozista riemerge come una folgore in questo testo
deleuziano, riportando a galla un'intuizione rimasta ai margini della
stessa pensabilità per secoli.
Che la filosofia sia un
sapere sulla vita – una vita che ha spezzato il suo rapporto
ricorsivo con la morte – e che la vita sia una meditazione alla
quale l'uomo si dedica quando non è dominato dalla paura della morte
– una morte che allontana ogni possibile libertà dall'uomo – è
stato per lungo tempo un illusione per la filosofia. Una domenica
della vita. Perché al lunedì si torna a combattere.