Roberto Ciccarelli
Alla fine degli anni Sessanta i situazionisti descrivevano la condizione dello studente in questo modo:
Alla fine degli anni Sessanta i situazionisti descrivevano la condizione dello studente in questo modo:
“Il suo - scrivevano - è un ruolo provvisorio che lo prepara al ruolo definitivo di elemento positivo e conservatore nel funzionamento del sistema consumistico. Quella dello studente è soltanto un’iniziazione che riproduce, magicamente, tutte le caratteristiche dell’iniziazione mitica: è totalmente staccata dalla realtà storica, individuale e sociale. Lo studente è un essere diviso tra una condizione presente e una condizione futura nettamente distinte, il cui limite sarà superato meccanicamente. La sua coscienza schizofrenica gli permette di isolarsi in una “società di iniziazione”, mistifica il suo avvenire e si incanta davanti all’unità mistica che gli offre un presente al riparo dalla storia”
Allo studente era contestato il desiderio di essere assimilato dal sistema, trovando una collocazione nel mondo dello sfruttamento come “bambino sottomesso”:
“Le esigenze del capitalismo moderno impongono alla maggior parte di loro la condizione di quadri subordinati (vale a dire l’equivalente dell’operaio qualificato del secolo scorso) . Di fronte al carattere miserabile di questo avvenire più o meno prossimo che lo “risarcirà” della vergognosa miseria del presente, lo studente preferisce volgersi alla sua situazione attuale e abbellirla di prestigi illusori. Ma anche questa compensazione é troppo miseranda perché possa aggrapparvisi: il futuro non si salverà dalla mediocrità inevitabile. Allora lo studente si rifugia in un presente irrealmente vissuto”.