Visualizzazione post con etichetta libro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libro. Mostra tutti i post

martedì 1 gennaio 2019

IL REDDITO DI BASE E' UNA LOTTA PER IL DIRITTO ALL'ESISTENZA






Giuseppe Allegri

***

Eccoci di nuovo, l'inizio del 2019 è con la storica battaglia per il reddito di base, universale, incondizionato. Il nostro blog festeggia il nuovo libro di Giuseppe Allegri, Il reddito di base nell'era digitale: libertà, solidarietà, condivisione (Fefé Editore), il risultato della ricerca di una vita, la base di una lotta per il diritto all'esistenza di tutt*, nessuno escluso. Non è mai troppo tardi per iniziarla o continuarla. 

***


Per un reddito di base

La tesi centrale di questo lavoro è quella di sostenere l'idea di una nuova cittadinanza sociale, in cui la garanzia di un reddito promuova l'indipendenza delle persone e un inedito rapporto fiduciario tra individui, società e istituzioni. Tanto nel caso di un vero e proprio reddito di base, universale e incondizionato, indirizzato a tutta la popolazione, indipendentemente da altre valutazioni di tipo salariale, lavorativo, familiare, etc. Quanto nell'ipotesi di un reddito minimo garantito in cui risulta previsto per le persone che si trovano in alcune condizioni, a rischio di povertà ed esclusione sociale, e perciò condizionato alla prova dei mezzi e all'avviare determinati percorsi tra individui e istituzioni pubbliche. Perché il legame tra misure più tradizionalmente riformistiche, come il reddito minimo garantito, e opzioni più consapevolmente rivoluzionarie, come il reddito di base universale, rispondono alla primaria esigenza di non lasciare nessuno nelle condizioni di dover vivere in povertà e liberare in ciascuno le proprie potenzialità. Sono scelte di politiche pubbliche che permettono di ripensare le protezioni sociali, favoriscono tutela della dignità personale, promozione dell'autodeterminazione esistenziale, affermazione di una solidarietà sociale, ripensamento inclusivo dei servizi pubblici e sociali di qualità.

martedì 30 ottobre 2018

DELLA POTENZA DEGLI STUDENTI




Roberto Ciccarelli

Alla fine degli anni Sessanta i situazionisti descrivevano la condizione dello studente in questo modo:
“Il suo - scrivevano - è un ruolo provvisorio che lo prepara al ruolo definitivo di elemento positivo e conservatore nel funzionamento del sistema consumistico. Quella dello studente è soltanto un’iniziazione che riproduce, magicamente, tutte le caratteristiche dell’iniziazione mitica: è totalmente staccata dalla realtà storica, individuale e sociale. Lo studente è un essere diviso tra una condizione presente e una condizione futura nettamente distinte, il cui limite sarà superato meccanicamente. La sua coscienza schizofrenica gli permette di isolarsi in una “società di iniziazione”, mistifica il suo avvenire e si incanta davanti all’unità mistica che gli offre un presente al riparo dalla storia”
Allo studente era contestato il desiderio di essere assimilato dal sistema, trovando una collocazione nel mondo dello sfruttamento come “bambino sottomesso”:
“Le esigenze del capitalismo moderno impongono alla maggior parte di loro la condizione di quadri subordinati (vale a dire l’equivalente dell’operaio qualificato del secolo scorso) . Di fronte al carattere miserabile di questo avvenire più o meno prossimo che lo “risarcirà” della vergognosa miseria del presente, lo studente preferisce volgersi alla sua situazione attuale e abbellirla di prestigi illusori. Ma anche questa compensazione é troppo miseranda perché possa aggrapparvisi: il futuro non si salverà dalla mediocrità inevitabile. Allora lo studente si rifugia in un presente irrealmente vissuto”.

giovedì 25 gennaio 2018

COSA PUO' UNA FORZA LAVORO



La forza lavoro è la facoltà regina: la facoltà delle facoltà. E' il risultato dell'attività congiunta, e contraddittoria, del giudizio e dell'immaginazione, della capacità e dell'intuizione. La sua base è: "Perseverare nel nostro essere" scrive Spinoza. 

La forza lavoro è la facoltà di produrre valori d'uso, non è solo una capacità di lavorare. E non è uno stato, una situazione acquisita e interamente realizzata nei fatti. E' un'attività in corso di effettuazione, sempre  alla prova, esposta di conseguenza all'incompletezza, allo sbrogliarsela e all'imbrogliarsi. 

C'è una potenza del produrre e del pensare nella forza lavoro. E' incarnata nei corpi, agita dalle menti, continuamente rimossa nel lavoro, incastrata nelle cose, fissata nella merce, sequestrata dall'algoritmo.  È quella potenza che chiama dall'interno e riappare in un mondo in pezzi sotto forma di istanti, affetti concentrati, possibilità date e non date.

Nell'errore, nell'alienazione, nell'intuizione, nel frammento o una anomalia, c'è un modo per uscire dal ristagno della vita.

Anche con la potenza, vera o immaginata, perduta o tradita, l'apertura della facoltà continua a percepirsi. Si rilancia, di ripresa in ripresa, di ripetizione in ripetizione di un atto meccanico e impersonale. In esso la potenza non si esaurisce mai. E' suscettibile di essere programmato in partenza fino a quando la vita inciampa in un ostacolo e inizia a interrogarsi su se stessa.

Il problema non è che cos'è il lavoro, ma cosa può questa forza lavoro. Come può il suo potere farsi forza?


*Roberto Ciccarelli, Forza Lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi, in libreria dal 25 gennaio 2018. Su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/

domenica 21 gennaio 2018

I ROBOT NON CRESCONO SUGLI ALBERI

Dicono che sulle piattaforme non si lavora, si passa il tempo per hobby.

Noi diciamo che le piattaforme mettono al lavoro la vita al di fuori del rapporto di lavoro e che questo è pur sempre un lavoro.

Dicono che la macchina-che-si-guida-da-sola è guidata da una app.

Noi diciamo che ha bisogno del lavoro di chi elabora miliardi di dati per distinguere un pedone da un semaforo o un caribù.

Dicono che grazie all'automazione il lavoro è finito.

Noi diciamo che il lavoro è sempre di più e lavoriamo sempre peggio.

Dicono che le persone non servono perché ci sono i robot.

Noi diciamo che dietro e nei robot ci sono intelligenze umane, individuali e collettive.

Dicono che la forza lavoro è destinata a scomparire.

Noi diciamo che i robot non crescono sugli alberi, ma sono prodotti della macchina combinata tra l'uomo e l'algoritmo.

***Roberto Ciccarelli. Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (DeriveApprodi). Dal 25 gennaio in libreria. Prenotabile e acquistabile su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/

venerdì 19 gennaio 2018

REDDITO (ANCHE) DA FACEBOOK



Loro dicono che è amicizia.

Noi diciamo che è lavoro non pagato.

Loro lo chiamano condivisione.

Noi lo chiamiamo furto.

Loro dicono che ogni mi piace, chat, tag o poke è un contatto

Noi diciamo che siamo trasformati in un profitto.

L’entusiasmo compulsivo generato dall’uso della piattaforma porta i suoi utenti a diventare involontari sostenitori del nuovo imperativo: il lavoro non pagato è un’attività naturale, inevitabile e persino appagante.

Siamo stati legati ai loro termini di servizio anche troppo a lungo: ora è il momento dei nostri termini.

Ottenere un reddito di base, anche da Facebook, significherebbe interrompere la riproduzione della condizione di lavoratori senza compenso.

***Roberto Ciccarelli. Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (DeriveApprodi). Dal 25 gennaio in libreria. Prenotabile e acquistabile su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/

mercoledì 17 gennaio 2018

LAVORETTI




Pur evocato come un miracolo, una dannazione, una redenzione, oggi il “lavoro” non indica un referente chiaro.

Anche chi dice - imbrogliando - che i gig workers non lavorano, ma giocano - fanno, appunto, un lavoretto - nei fatti riconosce l’esistenza di un lavoro.

Nell’espressione onnipresente gig economy il concetto di work - lavoro - non c’è.

Esiste un suo quasi sinonimo – in inglese gig significa lavoretto, ingaggio, prestazione e spettacolo - estraneo alla semantica che deriva da labor, ponos, e i moderni work, arbeit o travail.

La contraddizione è insuperabile nella lingua latina.

La plurisignificazione inglese allude al campo del lavoro, della retribuzione, del contratto, ma lo sposta verso la prestazione soggettiva, un'attività che si fa gioco, divertimento, hobby.

Se il lavoro è un hobby, allora non è un lavoro, si dice.

Anche se è un hobby, e non lo è, la sua attività produce un valore, produce relazioni, è il presupposto per creare servizi e beni, noi rispondiamo.

mercoledì 10 gennaio 2018

FORZA LAVORO. IL LATO OSCURO DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE



Siamo noi il cuore dell’algoritmo, ma restiamo nel lato oscuro. Ora si tratta di aprire questo scrigno. La domanda non è che cos’è il lavoro, ma la più concreta, e potente: cosa può oggi una forza lavoro?

***Roberto Ciccarelli. Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi Editore. Dal 25 gennaio in libreria. Prenotabile e acquistabile qui

sabato 9 dicembre 2017

LIEVE, LA FELICITA', POTENTE

Milano, gli anni della grande speranza. (Attilio Mina, 1970)
Il diritto di esistenza va reso effettivo, il reddito di base, la libertà di parola e espressione, la libertà dal bisogno e dalla paura, l’amore verso di sé, degli altri e per la futura umanità.

Lieve, la felicità, potente.

*** Roberto Ciccarelli, Forza Lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi, 25 gennaio 2018

lunedì 4 dicembre 2017

NELLA SOCIETA' DELL'IO-CRAZIA



Parigi, foto Jean Segura

Roberto Ciccarelli

Prima autonomia significava essere governati di meno e più libertà politica, oggi significa l'opposto: auto-sfruttamento nel nome dell'auto-affermazione sul mercato. 

Nella società dell'Io – l'“Io-crazia” - l'azione coincide con la sanzione, l'affermazione di una potenza con l'interiorizzazione dell'impotenza. Si spiega così la diffusione della depressione, il lato oscuro dell’iperattivismo della società della prestazione. 

Il doppio vincolo tra performance e depressione blocca ogni possibile individuazione alternativa.

 Nell’“etopolitica” contemporanea “riforma” coincide con “repressione”, libertà è tirannia, collettivo è il rafforzamento dell’isolamento. E' il manifesto del Grande Fratello. Questo dispositivo produce assuefazione e incantamento e, quando le sue promesse si rivelano infondate, il soggetto resta stordito, privo di iniziativa che non sia la ricerca di una nuova subordinazione. 

Il sistema può incrinarsi quando il soggetto incontra l’intollerabile: lo scandalo di una libertà fittizia che nega la sua esistenza materiale. Non basta il disgusto o l’indignazione. 

È necessario un passo ulteriore: quando si è privi di mezzi, proprietà o libertà reale, non esiste nulla di più necessario per un uomo e una donna che un altro uomo e un’altra donna. 



* Roberto Ciccarelli, Forza Lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi, gennaio 2018.

martedì 8 dicembre 2015

DAL MACERO ALLA PROPOSTA: LA CARTA DEI DIRITTI DEL QUINTO STATO


Questa storia è incredibilmente bella. La decisione dell'editore Ponte Alle Grazie di mandare al macero il Quinto stato ha dato una nuova vita a questo libro.

Salvato dal rogo, la rete Macero No ha liberato il libro. E la ha messo a disposizione dei lettori che si organizzano: a Padova, Prato, Roma. E altrove, c'è da crederci. Viene considerato un interlocutore per dare forma alla nuova condizione del lavoro indipendente.

***La storia: il quinto stato, salvato dal macero

Le partite Iva, i freelance oggi possono leggere un libro che sviluppa un racconto storico, e non solo la cronaca di una trasformazione. Loro cercano un immaginario diverso dal quadro reazionario  o vittimistico, sulla precarietà e da quello tutto start up e futura burocrazia di Stato specializzata in innovazione sociale.

Tutto questo è stato mandato al macero. Il messaggio è chiaro. In Italia sono questi i generi da usare per raccontare il lavoro e il non lavoro: la sfiga, oppure un viaggio con l'agenzia viaggi per fughe dalla realtà nella Sylicon Valley. O sei Mrs o Ms Facebook, oppure sei un nulla. Questo macero non è una pratica per liberare il magazzino e metterci altra roba. 

Questo macero e' un atto politico. E a questo atto politico stiamo reagendo raccogliendo la solidarietà in tutta Italia contro questo editore e contro l'industria editoriale italiana che funziona allo stesso modo. I libri si producono, si bruciano. Non conta cosa c'è scritto. Noi pensiamo e creiamo libri in un altro modo.

A Padova, a Prato, a Roma - e altrove, c'è da crederci - ci si organizza, indipendentemente dall'agenda dei luoghi comuni e degli stereotipi italiani. Partendo dalla vita di chi si sta inventando forme di coalizione per praticare una piena cittadinanza sociale. 

Parleremo della "Coalizione 27 febbraio", un nuovo spazio di confronto e rivendicazione formato da associazioni di freelance, liberi professionisti, lavoratori indipendenti. Parleremo della proposta nascente sulla "Carta dei diritti del lavoro indipendente". 

***Quinto stato: lettera all'editore che manda al macero il libro (Tiziana Drago)

Il governo Renzi sostiene che sta lavorando a uno "Statuto del lavoro autonomo professionale". I diretti interessati rispondono con una controproposta: bene, ma perché non pensare ai diritti, al Welfare, al fisco, alla previdenza di chi lavora in maniera indipendente: precari, part-time, autonomi o parasubordinati? 

Ecco cosa c'è di nuovo in Italia: stanchi della lagna sull'assenza di rappresentanze, o della polemica contro le vecchie rappresentanze di categoria, stanchi dei professionisti del nuovo, sono i singoli che prendono parola e cercano nuove strade. 

***L'intervista a Radio Onda d'Urto: le idee non si macerano

Ecco gli appuntamenti, per ora:

Venerdì 11 dicembre, presentazione allo Sportello del Lavoro Indipendente e Parasubordinato - SLIP-ADL di Padova, via Toti 3, fermata tram Borgomagno, alle ore 18.30.Titolo: "Il Quinto stato e la carta del lavoro autonomo"

Sabato 12 dicembre, presentazione del Quinto Stato all'Aut Bar in Via Filippino, 24, a Prato, organizza Left Lab, alle ore 18,30

Domenica 20 dicembre, "Libertà e lavoro dopo il Jobs Act" dibattito sul Quinto stato al L/ivre festival a Esc Atelier in via dei Volsci 159 alle ore 18,30.

*** No Macero: tutelare i freelance, forza-lavoro del futuro

sabato 21 novembre 2015

LA FURIA DEI CERVELLI PER TUTTI

L'intelligenza collettiva ha messo a disposizione il libro che porta il nome di questo blog. Il nostro libro parla del furore. Contro noi stessi e come unica matrice del cambiamento e della generazione di un mondo nuovo. Buona lettura.

>>> Scarica La furia dei cervelli da Genesis Library 

martedì 17 novembre 2015

LIBERTA' E LAVORO DOPO IL JOBS ACT

Un libro di Giuseppe Allegri - Giuseppe Bronzini: Libertà e lavoro dopo il Jobs Act, DeriveApprodi


Qual è il futuro del lavoro in Italia? E cosa diventa il diritto del lavoro dopo un lungo ventennio di “riforme”, che lo hanno reso precario e flessibile, senza offrire adeguate garanzie e tutele sociali? Per rispondere è necessario partire dal celebre Pacchetto Treu del 1997 e proseguire fino ai recenti decreti del Jobs Act del Governo Renzi e del Ministro Poletti, che intendono approvare per la metà del 2016 uno “Statuto per il lavoro autonomo non imprenditoriale”.

Perché tutte queste innovazioni normative non sembrano prendere in considerazione la “grande trasformazione” imposta delle nuove tecnologie digitali dell'informazione e comunicazione, con il conseguente declino della società salariale e dell'istituto della subordinazione.

Sono sempre più diffusi i casi di soggetti individuali e collettivi che offrono le loro prestazioni direttamente sul web, ove si eseguono le transazioni, spesso sospesi tra lavoro gratuito e mancanza di garanzie. Nel mondo sono già alcune decine di milioni le persone impegnate nel cosiddetto crowd-work (lavoro online i cui i richiedenti designati postano i lavori disponibili per quella che è in pratica una forza lavoro globale a chiamata, a tutte le ore di tutti i giorni) e altre decine di milioni sono i “contratti a zero ore” (disponibilità assoluta, a semplice chiamata attraverso una app) e altri milioni sono persi nel “lavoro a rubinetto” (la produzione di servizi in forma completamente decentrata da parte di mini-imprese capaci di sfruttare app, cellulari e tecnologia).

Stiamo tutti diventando degli independent contractors, degli indipendenti nella rete?

Sembra essere questo il frutto avvelenato della sharing economy: quell'economia collaborativa che si muove tra possibile emancipazione individuale e collettiva e pericolose forme di auto-sfruttamento. Le trasformazioni del lavoro necessitano di un'adeguata politica che si confronti direttamente con possibilità di innovazione sociale, economica, istituzionale. È non è un caso che molti autori di riferimento a livello internazionale si interroghino sulla necessità di sperimentare un reddito di base universale come misura all'altezza della rivoluzione del lavoro che stiamo vivendo.

La tutela del lavoro autonomo e indipendente, infatti, non richiama solo problemi di equità e giustizia sociale, ma anche di libertà individuale e collettiva. Si tratta di definire una certa idea di società e di mettere le persone in condizione di poter dire “no” ai ricatti occupazionali e di scegliere, il più possibile, tempi, contenuti e modalità, del “proprio” contributo alla giornata lavorativa sociale. Questo è il punto sviluppato nel presente volume, riprendendo un vivace dibattito italiano, europeo ed anche mondiale sul tema del “destino del diritto del lavoro” e dei sistemi di Welfare.

In questo libro si prova a raccontare la società che viene, partendo dall'urgenza condivisa di garantire l'autonomia delle persone nelle proprie scelte individuali e relazioni collettive.

lunedì 9 novembre 2015

IL QUINTO STATO: LETTERA ALL'EDITORE CHE MACERA UN LIBRO

Tiziana Drago

Caro editore Ponte alle Grazie,

il destino de Il Quinto Stato (il macero!) porta tutti noi sulla soglia di una verità insieme semplice e intollerabile: l’immiserimento culturale e civile divora ogni piega della società italiana. Non c’è rifugio, non c’è ritorno, non c’è approdo.

Già da tempo il narcisismo livoroso della nostra intellettualità più o meno di sinistra tiene ben al riparo dalla scoperta degli abissi delle condizioni materiali e lascia affiorare una trama esclusiva di nobili disagi e ludici disimpegni, di egoismi e interessi individuali (o di gruppi e corporazioni) e agili cinismi.

Paccottiglia editoriale, per lo più. E comunque l’esercizio di un privilegio: quello di chi, sia pur renitente e non senza apprezzabili tormenti, sta dalla parte delle apparenze sempre più rarefatte e immateriali del dominio.

Ciononostante, continua ad apparirmi paradossale e insensato che la mancanza di alternative alle ferree leggi del sistema (immagino sia questa la ragione) possa essere il lasciapassare all’appiattimento politico-culturale, all’azzeramento del conflitto, alla rincorsa dei modelli proposti dal mercato editoriale.

mercoledì 28 ottobre 2015

TUTELARE I FREELANCE, FORZA LAVORO DEL FUTURO

6 Novembre 2015, ore 18 Libreria Piuma di Mare - via Ostiense 124, Roma - presenta "IL QUINTO STATO SALVATO DAL MACERO!" L'incredibile storia di un libro attualissimo mandato nei forni delle cartiere per il macero.
***

Partecipano gli autori Roberto Ciccarelli e Giuseppe Allegri con Francesca Pesce (Acta), Andrea Dili (Associazione XX Maggio) Francesco Raparelli - (Camere del lavoro automo e precario di Roma) Giulia Bucalossi (Indicom) Cosimo Matteucci e Valentina Restaino (Mobilitazione Generale degli Avvocati - MGA), Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana.


La storia di un libro attualissimo mandato al macero

Il Quinto Stato è un libro che a distanza di due anni dalla sua pubblicazione rimane attuale, perché descrive la condizione di precarietà dei lavoratori indipendenti e mostra alcune decisive soluzioni per tutelare i diritti e le forme di vita in cui si darà il lavoro per tutta la prossima generazione.

venerdì 12 giugno 2015

IL LAVORO NON BASTA

Giuseppe Allegri

Il diritto a una esistenza libera nella fine della società salariale. Il libro di Chiara Saraceno, Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi (Feltrinelli)

***

È un volume essenziale per questi tempi e provocatorio sin dal titolo quello di Chiara Saraceno: Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi (Feltrinelli , pp. 137, 15 euro). Essenziale, perché indaga la recrudescenza delle condizioni di povertà nel vecchio c ontinente, con la precisione chirurgica dei dati e con la forza argomentatrice dell’analisi sociale, ben piantata nelle forme di vita contemporanee. Provocatorio, perché si oppone con determinazione a quelle politiche pubbliche predominanti che riducono il Welfare a un Workfare oppressivo e vessatorio nei confronti di una società, italiana ed europea, sempre più attraversata dall’aumentata percezione individuale e collettiva di insicurezza economica e perciò impaurita.

giovedì 14 maggio 2015

UN LAVORO DA SCHIAVI NELL'ITALIA DEL JOBS ACT



Giuseppe Allegri, Roberto Ciccarelli

Pubblichiamo la prefazione al libro di Antonio Musella "Nuovi schiavi. Il lavoro nell'Italia del Jobs Act (Round Robin): "Quando la terra si solleva". Inchiesta su Partite Iva, addetti alla logistica, metalmeccanici, stagionali, freelance in un paese che vive nell'ossessione dell'impiego e nella dannazione della sua mancanza.

***


Un lavoro da schiavi. Schiavi al lavoro. In un paese che vive nell'ossessione del lavoro e nella dannazione della sua mancanza. È il terribile ritratto che emerge dal reportage di Antonio Musella che si fa d'un tratto collettivo, un libro d'inchiesta in profondità condotta negli anni in cui l'Italia ha scoperto di essere povera, mentre i suoi nuovi poveri sono costretti a cercare, o strappare, un lavoro servile.

Questo è l'aspetto principale della crisi: non c'è solo la distruzione di un milione di posti di lavoro dal 2008 a oggi, ma la continua creazione di lavori inutili, senza identità, pagati una miseria, o addirittura gratis, che nascono e muoiono in pochi mesi. Le continue riforme del lavoro, come un certo uso politico della tecnologia, hanno influito pesantemente nella creazione di un paradosso contemporaneo.

A differenza di quanto ci viene detto dall'alto, oggi non è il lavoro a mancare. Ciò che manca è il reddito. Tale mancanza viene sostituita da un eccesso di offerta di occupazioni parziali – o servili, appunto – utili a piegare chiunque all'etica di un lavoro salariato che non c'è e alla promessa che – un giorno – esisterà o verrà pagato. In questo mondo ossessivo, e svuotato, nascono i racconti presenti in questo libro. Vite solitarie, invisibili, senza tutele, né un welfare universale capace di sostenerle.

giovedì 26 febbraio 2015

VIZIO DI FORMA, SOTTO IL PAVET DEL CAPITALISMO CASINO' C'E' LA SPIAGGIA

Giuseppe Allegri

Abbiamo visto un capolavoro politico-lisergico. Vizio di Forma, il film di Paul T. Anderson, dal libro monumentale di Thomas Pynchon. Il Maggio 68 è una piccola parentesi di luce, un altro mondo che si mostra ora e qui. Provalo, lo vedrai fiorire sotto i tuoi piedi.

***


Sotto il selciato, la spiaggia! Questa l'epigrafe di Inherent Vice il “vizio intrinseco”, Vizio di forma, nella traduzione italiana (di M. Bocchiola, Einaudi, 2011) dell'ennesimo, terzultimo, capolavoro di Thomas Pynchon, ora portato al cinema da Paul Thomas Anderson. È un evento atteso da sempre: la trasposizione cinematografica delle avvolgenti narrazioni pynchoniane, con la poesia cinematografica di P.T. Anderson. Un successo. E chissà come potrebbe andare se ci pensasse anche l’altro, geniale, Anderson: Wes!


sabato 3 gennaio 2015

MERITOCRAZIA: IL PRIVILEGIO E' SOLO DI CLASSE

Roberto Ciccarelli

Ripub­bli­cato in ita­liano l’”Avvento della meri­to­cra­zia” di Michael Young (Edi­zioni di Comunità).

>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<

Più che un sistema efficiente, la meritocrazia indica l’attitudine di una classe dominante che rende i suoi esponenti impermeabili ad ogni critica o a slanci verso una redistribuzione sociale che non sia quella imposta dall’interesse di classe. Una tesi sostenuta da Young in un articolo pubblicato sul Guardian nel 2001, intitolato «Abbasso la meritocrazia». Facendo i conti con Tony Blair e la sua "Terza Via" neoliberista, Young sostenne che la meritocrazia non serve a migliorare le prestazioni di un sistema, ma semmai a peggiorarle in una burocrazia kafkiana. Essa afferma il senso di superiorità basato sul privilegio della proprietà, sulle rendite di posizione e sulla centralità acritica e indiscutibile dell’impresa.

>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<

domenica 21 dicembre 2014

PODEMOS: UNIRE LA SINISTRA? NON CE NE IMPORTA NIENTE

>>> Podemos: Unire la sinistra? Non ce ne importa niente, su Alfabeta Due <<<

Roberto Ciccarelli


“Riunire la sinistra? Non me ne importa niente” ha detto Pablo Iglesias, il leader carismatico di Podemos a Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena in un libro su quello che oggi è il primo partito spagnolo: Podemos. La sinistra spagnola oltre la sinistra (Alegre).

“Sinistra” è una parola impresentabile in società. Per gli spagnoli indica la vergogna della corruzione del Psoe; per i francesi significa l’ignobile social-liberismo dei socialisti di Hollande: per gli italiani l’opportunismo cinico, infantile e autoritario del partito democratico di Renzi. Per tutti la sinistra è il sinonimo del disgusto per chi si sente di sinistra.


Per capire la spettacolare ascesa di Podemos dalle europee di maggio a oggi (avrebbe il 27% dei consensi in Spagna, come Syriza in Grecia) chi in Italia si definisce “di sinistra” - ma lo stesso vale per chi si riconosce nei “movimenti” - dovrebbe fare uno sforzo apparentemente proibitivo.

“Sinistra” non è il risultato della somma di identità o reti, incarichi o cadreghe, individualità egoiste e concorrenti, ma è un processo di auto-trasformazione delle identità così come del campo politico in cui esse si riconoscono. Il movimento è complicato, e si chiama immanenza. In questo movimento tra l’essere contro e dentro uno spazio di “sinistra”, c’è la politica oggi.

>>> Podemos: Unire la sinistra? Non ce ne importa niente, su Alfabeta Due <<<