sabato 5 aprile 2014

OFFLAGA DISCO PAX: IO CANTO PER ENRICO

Enrico Fontanelli

Il Console

È con una tristezza immensa che scrivo queste righe.

Appena saputo che stanotte è morto Enrico Fontanelli, 36enne fondatore di quello splendido collettivo chiamato Offlaga Disco Pax, insieme con Max Collini e Daniele Caretti, che ne hanno dato l'annuncio, con parole splendide, qui.

È da dieci anni, che ODP ci riverberano suoni, poesia, stati d'animo, piccole, grandi esistenze ed emozioni da Reggio Emilia, anche se ci piace pensare da Cavriago, Piccola Pietroburgo, della quale Lenin è il sindaco onorario da sempre.


I tappeti sonori di Enrico Fontanelli, basso, basi, moog, casiotone, armonium e tanto altro hanno accompagnato gli squarci di narrazioni di Max e le chitarre di Daniele. In un filo rosso che dal punk filosovietico dei CCCP-Fedeli alla linea, passa per Jukka Reverberi di Giardini di Mirò citato proprio in Piccola Pietroburgo per arrivare all'ultimo lavoro de I Cani, Glamour, del quale Enrico è stato uno dei produttori.





Dal cuore della comunistissima Emilia Romagna degli anni Ottanta, agli anni dieci di Roma Nord. Dalla distopia italiana della provincia nel passaggio anni Settanta-Ottanta del Novecento, alle narrazioni degli anni Dieci metropolitani. Romanzi di formazione di generazioni alla ricerca di quel posto nel mondo che tutti vogliono confinare tra disoccupazione di massa, NEET, precariato, inoccupazione. E i suoni di Enrico continueranno ad essere la nostra e la loro colonna sonora. E delle generazioni che verranno.

E fa una tenerezza senza alcun possibile conforto riprendere in mano oggi Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione), datato 2005. In copertina credo ci sia proprio una foto di Enrico, infante, bambinetto, in ginocchio a smanettare su una tastiera elettronica Casio. O forse così voglio pensare. Ma le note di copertina parlano di “grafica e fotografie di Enrico Fontanelli”.




Probabilmente in quella foto aveva solo pochi mesi in più della piccola Leila, la sua immagino splendida bimba che rimane qui con la mamma Elena, che fosse possibile stringerei in un abbraccio senza fine.

Con la rabbia rimetto quel primo loro CD, forse Tatranky, tappeto sonoro potentissimo, soprattutto dopo i minuti 2.40. Tra ricordi del mitico Lucerna, locale underground dove si andava appena approdati a Praga, e gli anni Ottanta italiani.




Dubcek direbbe che poteva andare diversamente.

Alzo il volume e torno indietro:

...mentre in Boemia tutto è fermo, mentre in Boemia tutto è immobile.
Ma anche ora c'è una tristezza assurda, nessuno si diverte, sarà che è lunedì sera, sarà che è gente fredda, sarà che non c'è il mare a Praga...
Ci hanno davvero preso tutto.
Ci hanno preso tutto.

Poi rimane solo la malinconia della tastiera di Enrico.

Ci è rimasta solo lei.

Avremmo tutti preferito fosse andata diversamente...

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