Roberto Ciccarelli
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Debunking Renzi&Cgil. Precario, non so chi sei. La scenetta di Crozza, la camicia bianca e la truffa del JobsAct. La "precarietà" non serve a descrivere cos'è il lavoro e nemmeno perché esistono i precari. Che non hanno voce. Se non quella degli altri.
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Crozza interpreta Camusso e Landini per dimostrare che la Cgil non ha MAI fatto nulla per i precari. Se non hai il tornio o la tua blu, NON SEI COME UN OPERAIO. Se sei un call center operator, un account per una start up, un web developer, allora sei nulla. Non sei un "lavoratore", o meglio un SALARIATO. Ed è inutile che ti rivolgi al sindacato, non sei degno della sua tessera. Non sei un cittadino. La Cgil (e tutti i sindacati) considerano il lavoro salariato come l'unica forma di attività riconoscibile e quindi remunerabile.
PRECARIO NON SO CHI SEI (NEMMENO TU?)
E' vero. La Cgil è un sindacato del pubblico impiego, del lavoro salariato e dei pensionati, come ricorda il presidente del Consiglio Renzi, come sanno benissimo Landini e Camusso.
E' falso che la Cgil non abbia mai fatto nulla per i precari. Così come gli altri confederali, come i sindacati di base. Questa è una retorica ad uso e consumo di Renzi e della sua battaglia contro i mulini al vento dell'articolo 18, per accreditarsi con Bce e Commissione Ue e dimostrare che sta facendo qualcosa precarizzando i precari e tutti i salariati.
IL PROBLEMA E' QUALE IMMAGINE HANNO I SINDACATI DEL PRECARIATO.
Per loro il precario è un operaio (un lavoratore salariato o un dipendente) oppure non è.
IL PROBLEMA E' QUALE IMMAGINE HA RENZI DEL PRECARIATO.
Per lui il precario ha la camicia bianca, è un giovane, professionista laureato, aspirante ceto dirigente, oppure non è. Vuole "Rispetto - Merito - Impegno - Progetto - Fiducia", come recitava un vecchio manifesto dei trenta-quarantenni di un paio di anni fa. E' un renzino in miniatura, un professionista precario che vuole, legittimamente, il diritto ad avere un mutuo, una famiglia, una "normalità" da ceto medio.
PRECARIO E GIOVANE: UN FALSO AMICO
In entrambi i casi il precario viene identificato con il "giovane", una persona dimezzata o incompleta, un minore da svezzare oppure uno che non crescerà mai.
In nessun caso ciò che viene identificato con il "precariato" ha una voce autonoma. Sono sempre gli altri (i sindacati, i governi, i partiti) a dire ai precari cosa sono. Questo precariato non è fatto da aspiranti operai o da aspiranti alla classe dirigente. E' la proiezione di ciò che gli altri - i dominanti - pensano di lui. Ancora una volta viene confermata l'inadeguatezza del concetto di "precarietà" per descrivere non tanto cos'è il lavoro, ma come si vive oggi e perché esistono i precari. Che non hanno voce.
LA TRUFFA
Nel Jobs Act di Renzi, al momento, non c'è scritto nulla. Nella delega approvata prima dal vertice europeo sull'occupazione a Milano che dal Senato italiano nessun contratto precario viene cancellato e nulla si sa sull'abolizione dell'articolo 18. Il governo si è fatto votare una delega in bianco e si riserva di intervenire in senso punitivo contro i precari nei decreti delegati, al di fuori di ogni controllo parlamentare.
Quello che si sa è che verranno cancellati i contratti di collaborazione a progetto (647.691 di cui 546.203 con solo quel tipo di contratto) che in realtà continuerebbero a vivere come collaborazioni coordinate e continuative (previste nel pubblico e nel privato). E' UNA TRUFFA che estenderà il precariato in maniera ancor maggiore. Si toglie così i diritti delle collaborazioni a progetto (ebbene, esistono!) e si aumenta gli abusi eliminando la "causale", cioè l'obbligo di dire su quale progetto ti assumo. E si cancellano tutte le regole per contrastare le elusioni.
Il governo intende anche aumentare la soglia dei 5 mila euro per le prestazioni occasionali o accessorie. Per fare il precario hai bisogno di uno stipendio superiore. Sembra una gran cosa. E invece anche qui c'è l'inganno. Aumentare la soglia, infatti, serve alle imprese per usare più lavoro subordinato a termine, sempre meno pagato e senza tasse. In più sarà disponibile in ogni momento.
Si chiama lavoro a chiamata. Il Jobs Act è l'universalizzazione di questa forma, sul modello già esistente in tutta Europa: pensiamo ai contratti a zero ore in Inghilterra. Forza-lavoro usa e getta.
FIDUCIA NELLE TUTELE CRESCENTI? LEGGI QUESTO
Si dirà: ma il governo intende adottare il "contratto a tutele crescenti". Bisogna capire cosa significa. Renzi, infatti, ha adottato la versione Ichino, e non quella di Boeri-Garibaldi. Non ha affatto eliminato i contratti precari, pensa invece di svilupparli in una scadenza temporale di tre anni.
Non ci sarà dunque uno scambio tra contratto a tutele crescenti e superamento delle principali forme di lavoro precario. Si darà invece un meccanismo diverso: tanto più lavori (e sarai "anziano") più avrai a disposizione diritti.
Una riforma adottata ufficialmente per cancellare il "dualismo del mercato del lavoro", quello che viene definito in maniera discutibile e atroce "apartheid", non fa altro che estendere questo "dualismo" all'intero mondo del lavoro, e in particolare a tutti i neo-assunti dal momento in cui il Jobs Act diventerà attivo. Le discriminazioni saranno per legge e gestite dallo Stato. Come sempre. Questo è, con ogni probabilità, l'obiettivo di questa nuova riforma del lavoro. Lo Stato intende rafforzare il suo potere biopolitico sulla vita attiva delle persone.
IL PD E LA PRECARIETA'
La battaglia, al momento, l'ha vinta Renzi. Perché ha sbaragliato la finta resistenza interna della "Sinistra Pd".Ma soprattutto perché si è impadronito della critica al sindacato, impotente rispetto al precariato. Renzi intende dimostrare che la precarietà è stata creata dai sindacati e non dal suo partito, erede diretto di quel Pds e di quella Margherita che nel 1997 votarono il "pacchetto treu", l'origine della devastazione del precariato.
E' falso che il sindacato sia responsabile della precarietà. Ma resta il fatto che la Cgil non sia in grado di rispondere all'accusa di non avere fatto abbastanza per contrastare la degenerazione del precariato in barbarie. Questo accade per una questione di cultura politica. Sin dalla fine degli anni Novanta e nei primi anni Duemila, infatti, il sindacato ha creduto che il precariato, regolamentato nel contratto nazionale, fosse comunque un modo per garantire un'occupazione in vista di una stabilizzazione.
Questo discorso vale solo per il lavoro dipendente. Il precariato è un sottogruppo di questo insieme. Da questa cornice è totalmente estraneo il lavoro e la vita come si danno oggi: indipendente, autonomo, associato, informale, al nero e anche precario, sia nel pubblico che nel privato. E' il mondo del quinto stato che non può essere rappresentato indossando una camicia bianca.
Quella che Renzi ha fatto vestire agli esponenti della "sinistra" Pse in una festa dell'Unità a Bologna. Simbolo di purezza, di novità. Ma che può dire un'altra cosa per il quinto stato. Il futuro è un lavoro da camerieri.
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