La forza lavoro è la facoltà regina: la facoltà delle facoltà. E' il risultato dell'attività congiunta, e contraddittoria, del giudizio e dell'immaginazione, della capacità e dell'intuizione. La sua base è: "Perseverare nel nostro essere" scrive Spinoza.
La forza lavoro è la facoltà di produrre valori d'uso, non è solo una capacità di lavorare. E non è uno stato, una situazione acquisita e interamente realizzata nei fatti. E' un'attività in corso di effettuazione, sempre alla prova, esposta di conseguenza all'incompletezza, allo sbrogliarsela e all'imbrogliarsi.
C'è una potenza del produrre e del pensare nella forza lavoro. E' incarnata nei corpi, agita dalle menti, continuamente rimossa nel lavoro, incastrata nelle cose, fissata nella merce, sequestrata dall'algoritmo. È quella potenza che chiama dall'interno e riappare in un mondo in pezzi sotto forma di istanti, affetti concentrati, possibilità date e non date.
Nell'errore, nell'alienazione, nell'intuizione, nel frammento o una anomalia, c'è un modo per uscire dal ristagno della vita.
Anche con la potenza, vera o immaginata, perduta o tradita, l'apertura della facoltà continua a percepirsi. Si rilancia, di ripresa in ripresa, di ripetizione in ripetizione di un atto meccanico e impersonale. In esso la potenza non si esaurisce mai. E' suscettibile di essere programmato in partenza fino a quando la vita inciampa in un ostacolo e inizia a interrogarsi su se stessa.
Il problema non è che cos'è il lavoro, ma cosa può questa forza lavoro. Come può il suo potere farsi forza?
*Roberto Ciccarelli, Forza Lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi, in libreria dal 25 gennaio 2018. Su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/
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