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martedì 15 gennaio 2013

LO STATO DEL QUINTO STATO

Freelance e partite Iva, consulenti e liberi professionisti, non sono stati risparmiati dalla crisi. A un autonomo su due viene chiesto di lavorare senza alcuna retribuzione. I settori più colpiti: editoria, archeologia, architettura nel pubblico come nel privato. Una ricerca di Acta fa il punto

Cresce la richiesta di consulenze e prestazioni gratuite ai professionisti che lavorano a partita Iva con le imprese private e con il settore pubblico. È uno degli aspetti più significativi dell'analisi condotta dall'Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato (Acta) condotta su un campione di 744 persone (il 52,7% sono donne), residenti al Nord (62,9%), nate tra gli anni Sessanta e Settanta (rispettivamente il 29,8% e il 35,6%). Un lavoratore autonomo su due ha ricevuto nell'ultimo anno una richiesta di lavoro extra e gratuito. Nel 15,9% dei casi emerge una realtà sconcertante, ma sotto gli occhi di tutti: per i committenti, soprattutto enti di ricerca, università, enti pubblici e locali questa richiesta rientra nella normalità. Tra le partite Iva che lavorano nel campo dell'editoria, dell'archeologia e dell'architettura chi non accetta di lavorare gratis, soprattutto per un committente privato, è costretto a fare i conti con la concorrenza del lavoro gratuito.