Roberto Ciccarelli
Storia dei volontari al grande evento, l'Esposizione Universale a Milano "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Ma non per chi lavora, o aspira a lavorare retribuito. Il modello del precariato del futuro. Estratto dal libro "Economia politica della promessa" (Manifestolibri) - pubblicato su Sciopero Sociale
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Come fai a "nutrire il pianeta" se non paghi i volontari che lavorano all’Expo? La domanda l’ha posta un giovane professionista milanese nel corso di un animato forum che commentava la campagna #IoNonLavoroGratisPerExpo nell’ottobre 2014, quando decine di ragazze e ragazzi, giovanissimi, hanno posato davanti ad un obiettivo con lo slogan scritto con un pennarello blu su un A4.
Tra le centinaia di commenti è spuntato quello di una giovane avvocatessa che ha ammesso di ricevere solo un modesto rimborso spese in uno studio “con la scusa del tirocinio”: “Ma come si fa a lavorare gratis – si è chiesta - per una manifestazione a scopo di lucro?”. Il lavoro gratis, sottopagato, volontario è una questione che colpisce più di una generazione. Di più: è una questione strutturale del capitalismo contemporaneo. E’ il caso paradigmatico dei “volontari” dell’Expo a Milano che ha previsto l’impiego di 18500 volontari che si alterneranno per due settimane in piccoli gruppi per cinque ore al giorno. A loro sarà delegato il ruolo di accoglienza e di guida turistica per i 20 milioni di turisti attesi (o meglio auspicati) per la kermesse milanese.
A quasi due anni dal 23 luglio 2013, quando i sindacati confederali e di categoria (Cgil, Cisl e Uil) hanno firmato un accordo con Expo 2015 spa accettando di codificare per la prima volta nel diritto del lavoro italiano il ricorso al lavoro gratuito, oggi il volontariato all’Expo è diventato una ferita che molti sentono di avere subìto nella propria vita. È come se un accordo come tanti, siglato per assicurare un modesto aumento dell’occupazione diretta nel “grande evento” (195 stagisti, 300 contratti a termine, 340 apprendisti under 29 e 18.500 volontari) avesse ispirato un’autobiografia collettiva in un paese dove centinaia di migliaia di persone vivono sulla propria pelle le conseguenze di una realtà inconfessabile: lavorare gratis con la promessa di conquistare un lavoro qualsiasi.
Uno status necessario per dimostrare di fare qualcosa, piuttosto che niente. Meglio schiavi a termine che poveri senza prospettive. Questa è la logica sociale che i sindacati hanno accettato, interpretando un certo senso comune: “Lavorare gratis, oggi, non è questione di essere lecchini ma è sperare in una futura assunzione”. Questo assioma, scritto in un altro forum di discussione, è la regola d’oro che oggi spinge ad accettare l’inaccettabile. Non solo all’Expo, ma in ogni momento della vita di giovani, adulti e anche over 50.
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giovedì 11 giugno 2015
sabato 6 giugno 2015
E TU, DI COSA TI OCCUPI?
Anacronista
"Anch'io voglio spegnere l'audio per godermi la mia strutturale inclassificabilità in santa guerra"
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Diciamo chiaramente che comincio a trovarmi in quella fase in cui alla domanda "cosa fai nella vita?" non sono più ammesse incertezze. Devi definire chiaramente chi sei, impacchettarti in una serie di definizioni esaustive, come attraverso dei tag, non dico che devi trasformarti in un brand ma secondo me, sotto sotto, sì. La sussunzione categoriale del chi sei non può più fare a meno della classificazione lavorativa.
Si comincia da: studi? lavori? Oggi persino alla Biblioteca nazionale (Roma) non mi hanno prestato un libro perché non potevo dimostrare la mia appartenenza a una casella; alle mie ripetute proteste è stato invocato Il Regolamento (Kafka, il mio pensiero è ora rivolto a te); ma il paradosso delle biblioteche con la loro corsa a ostacoli a danno della gente che, dopotutto, chiede solo questa cosa criminale che è il poter leggere, mentre deve perdere tempo a spiegare di non essere un delinquente, è materia per altro post.
"Anch'io voglio spegnere l'audio per godermi la mia strutturale inclassificabilità in santa guerra"
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Diciamo chiaramente che comincio a trovarmi in quella fase in cui alla domanda "cosa fai nella vita?" non sono più ammesse incertezze. Devi definire chiaramente chi sei, impacchettarti in una serie di definizioni esaustive, come attraverso dei tag, non dico che devi trasformarti in un brand ma secondo me, sotto sotto, sì. La sussunzione categoriale del chi sei non può più fare a meno della classificazione lavorativa.
Si comincia da: studi? lavori? Oggi persino alla Biblioteca nazionale (Roma) non mi hanno prestato un libro perché non potevo dimostrare la mia appartenenza a una casella; alle mie ripetute proteste è stato invocato Il Regolamento (Kafka, il mio pensiero è ora rivolto a te); ma il paradosso delle biblioteche con la loro corsa a ostacoli a danno della gente che, dopotutto, chiede solo questa cosa criminale che è il poter leggere, mentre deve perdere tempo a spiegare di non essere un delinquente, è materia per altro post.
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mercoledì 15 aprile 2015
ECONOMIA DELLA PROMESSA: UN LIBRO CONTRO IL LAVORO GRATIS
Economia politica della promessa. Un libro contro il lavoro gratis. Sarà distribuito in edicola con il Manifesto il 30 aprile e in libreria.
Raccoglie le inchieste sul lavoro gratuito. A cominciare dallincredibile storia sull'accordo sul lavoro gratuito all'expo di Milano che inizia il primo maggio. Ecco la premessa
***
La maggior parte dei testi raccolti in questo piccolo volume sono stati pubblicati in sei puntate, e in forma molto più succinta sulle pagine culturali del Manifesto il manifesto nello scorso autunno e sono stati ampiamente ripresi nel corso della discussione sempre più approfondita e vivace sul dilagare delle forme gratuite di lavoro. Il fatto che queste ultime fossero ormai diventate un elemento indispensabile per il funzionamento di interi comparti produttivi e incombessero sempre più da vicino su molti altri, come strumento di ricatto, come passaggio obbligato nei percorsi del lavoro precario, come schema disciplinare e come manipolazione ideologica della soggettività, ci avevano convinto ad affrontare il tema con una maggiore ampiezza. Ovviamente, né la serie di articoli usciti sul giornale, né il piccolo volume che avete tra le mani esauriscono in alcun modo la complessità di una condizione, molteplice nelle sue sfaccettature e mobile nei suoi confini come quella del lavoro gratuito e ancor meno possono dare risposta soddisfacente alla domanda su come questo possa organizzarsi per imporre l’abolizione di questa forma di sfruttamento. Abbiamo preso in esame solo alcuni comparti e un evento assolutamente esemplare per quanto riguarda la torsione commerciale del “volontariato” e l’economia politica della promessa quale è l’Esposizione universale che sta aprendo i battenti a Milano. Laddove il lavoro a salario zero ha ricevuto l’incredibile benedizione dei sindacati.
Raccoglie le inchieste sul lavoro gratuito. A cominciare dallincredibile storia sull'accordo sul lavoro gratuito all'expo di Milano che inizia il primo maggio. Ecco la premessa
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La maggior parte dei testi raccolti in questo piccolo volume sono stati pubblicati in sei puntate, e in forma molto più succinta sulle pagine culturali del Manifesto il manifesto nello scorso autunno e sono stati ampiamente ripresi nel corso della discussione sempre più approfondita e vivace sul dilagare delle forme gratuite di lavoro. Il fatto che queste ultime fossero ormai diventate un elemento indispensabile per il funzionamento di interi comparti produttivi e incombessero sempre più da vicino su molti altri, come strumento di ricatto, come passaggio obbligato nei percorsi del lavoro precario, come schema disciplinare e come manipolazione ideologica della soggettività, ci avevano convinto ad affrontare il tema con una maggiore ampiezza. Ovviamente, né la serie di articoli usciti sul giornale, né il piccolo volume che avete tra le mani esauriscono in alcun modo la complessità di una condizione, molteplice nelle sue sfaccettature e mobile nei suoi confini come quella del lavoro gratuito e ancor meno possono dare risposta soddisfacente alla domanda su come questo possa organizzarsi per imporre l’abolizione di questa forma di sfruttamento. Abbiamo preso in esame solo alcuni comparti e un evento assolutamente esemplare per quanto riguarda la torsione commerciale del “volontariato” e l’economia politica della promessa quale è l’Esposizione universale che sta aprendo i battenti a Milano. Laddove il lavoro a salario zero ha ricevuto l’incredibile benedizione dei sindacati.
domenica 22 febbraio 2015
LA VITA AGRA(TIS)
Giuseppe Allegri, Roberto Ciccarelli
Pubblicato su Lavoro Culturale
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Il lavoro non è finito. È diventato infinitamente più povero. Si sopravvive con l'odiosa sensazione di essere al lavoro per altri, raramente per sé, mentre il reddito è inconsistente e aleatorio. La vita è messa al lavoro: gratuitamente. C’è tuttavia un aspetto che passa inosservato: anche quando si è inoccupati o disoccupati, oggi si produce ricchezza.
E’ la condizione del quinto stato al centro del progetto di racconti del lavoro invisibile. Per invisibile qui s'intende “impercepibile per la legge” e “indecifrabile ai codici del mercato”. Questo lavoro che ha distrutto i vecchi perimetri, colonizzando la vita, è “invisibile” perché mette in discussione con una radicalità mai vista l'antica partizione tra diritto pubblico (sul quale è concepito il lavoro subordinato) e il diritto privato (sul quale è concepito il lavoro autonomo).
Risultato: cresce una “zona grigia” dove vengono meno i confini tra la subordinazione salariale e l'impresa, come quelli tra Stato e mercato. Anche l'immagine di un soggetto generale del lavoro – ad esempio la classe operaia – sfuma. Fu a questa teoria che un tempo vennero consegnate alcune chiavi del progetto di emancipazione della società alienata. La rivoluzione femminista, si legge in questo progetto, smascherò quanto poco universale, e molto escludente, ci fosse in queste convinzioni.
Precario, a tempo indeterminato, free lance, autogestito, autoprodotto. Ricattabile, flessibile, sfruttato. A volte semplicemente gratuito. Imprigionato nel caporalato, mascherato, interinale. Confuso con i tempi di vita, isolato e sempre meno sindacalizzato. Il lavoro è cambiato per tutti. E cerca un nuovo futuro dov’è protagonista il quinto stato. Questo è il progetto dei racconti del lavoro invisibile
Pubblicato su Lavoro Culturale
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Il lavoro non è finito. È diventato infinitamente più povero. Si sopravvive con l'odiosa sensazione di essere al lavoro per altri, raramente per sé, mentre il reddito è inconsistente e aleatorio. La vita è messa al lavoro: gratuitamente. C’è tuttavia un aspetto che passa inosservato: anche quando si è inoccupati o disoccupati, oggi si produce ricchezza.
E’ la condizione del quinto stato al centro del progetto di racconti del lavoro invisibile. Per invisibile qui s'intende “impercepibile per la legge” e “indecifrabile ai codici del mercato”. Questo lavoro che ha distrutto i vecchi perimetri, colonizzando la vita, è “invisibile” perché mette in discussione con una radicalità mai vista l'antica partizione tra diritto pubblico (sul quale è concepito il lavoro subordinato) e il diritto privato (sul quale è concepito il lavoro autonomo).
Risultato: cresce una “zona grigia” dove vengono meno i confini tra la subordinazione salariale e l'impresa, come quelli tra Stato e mercato. Anche l'immagine di un soggetto generale del lavoro – ad esempio la classe operaia – sfuma. Fu a questa teoria che un tempo vennero consegnate alcune chiavi del progetto di emancipazione della società alienata. La rivoluzione femminista, si legge in questo progetto, smascherò quanto poco universale, e molto escludente, ci fosse in queste convinzioni.
giovedì 15 gennaio 2015
ANDREA MARCOLONGO, LAVORARE (QUASI) GRATIS PER RENZI E LASCIARLO SENZAPAROLE
![]() |
Andrea Marcolongo, profilo su Gli Stati Generali |
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Vivere nell'economia della promessa e del lavoro gratuito. Storia di Andrea Marcolongo, scrittrice e ghost writer, autrice del discorso sulla "generazione Telemaco" pronunciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi all'apertura del semestre italiano alla guida dell'Unione Europea. Dopo più di un anno di lavoro, ha lasciato l'incarico: "Non sono mai stata pagata, a parte una mensilità"
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Sembra che sia stata Andrea Marcolongo a scrivere il discorso che Renzi ha pronunciato all'inaugurazione del semestre italiano a guida dell'Unione Europea. E’ il discorso della generazione Telemaco. Scrittrice, laureata in greco, allieva della scuola Holden di Alessandro Baricco a Torino, ha lavorato da “ghost writer” per l’attuale presidente del Consiglio a partire dal novembre 2013, quando inaugurò l'anno accademico fiorentino.
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martedì 9 dicembre 2014
I VOLONTARI DELLA RICERCA
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La manifestazione "Basta gratis", stop al lavoro gratis nel lavoroculturale Roma 29 novembre 2014 |
Libera Pisano
Marx è il motivo per cui ho iniziato a studiare filosofia. “Marx” è anche la destinazione del 342, l’autobus che ogni mattina alle sei per tre lunghi anni, la durata del mio dottorato di ricerca senza borsa, mi ha accompagnato al lavoro. In questi anni mi sono scoperta insegnante, ghost writer, archivista, babysitter, dogsitter, commessa e segretaria.
Le mie molteplici identità erano definite dai miei “lavoretti”, un vezzeggiativo che mi ha permesso di segnare una distanza ideale tra il mio lavoro accademico “serio” e il resto. Questa dicotomia esistenziale esplodeva ogni volta che, imbarazzata, mi trovavo a dover definire la mia professione. Il mio lavoro serio non pagato era scandito da innumerevoli attività: scrivere saggi, leggere, studiare, seguire seminari, andare in biblioteca, assistere alle lezioni, esaminare gli studenti, organizzare convegni, collaborare con le riviste, tradurre, intervistare etc.
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giovedì 23 ottobre 2014
SE IL LAVORO LO REGALO FAREI IL VOLONTARIO, NON IL FREELANCE
Giuseppe Allegri
Il lavoro emergente nell'epoca della dis-retribuzione di massa. Se il lavoro che regalo, lo regalo spontaneamente, di mia volontà, per me sì, è, oltre che etico, anche un gesto quasi nobile. Se invece il lavoro “devo” regalarlo per tutti i motivi del mondo, no, non è etico, è svilente e umiliante. Anche se poi, in definitiva, siamo tutti con debolezze e difficoltà più o meno grandi...
Il lavoro emergente nell'epoca della dis-retribuzione di massa. Se il lavoro che regalo, lo regalo spontaneamente, di mia volontà, per me sì, è, oltre che etico, anche un gesto quasi nobile. Se invece il lavoro “devo” regalarlo per tutti i motivi del mondo, no, non è etico, è svilente e umiliante. Anche se poi, in definitiva, siamo tutti con debolezze e difficoltà più o meno grandi...
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Questa
confessione in forma anonima la troviamo in apertura dell'assai
interessante fascicolo della rivista di Sociologia
del lavoro
(il
numero 133/2014),
titolato Confini
e misure del lavoro emergente,
curato da Emiliana Armano, Federico Chicchi, Eran Fischer, Elisabetta
Risi nella loro ricerca collettiva su «gratuità, precarietà e
processi di soggettivazione nell'era della produzione digitale». La
rivista viene presentata il 24
ottobre
a Bologna, la Sala Poeti, Strada Maggiore 45 e varrà la pena
spulciarla in lungo e in largo. Per ora ci si limita a segnalare la
pluralità di interventi e punti di vista presenti nei 13 saggi lì
raccolti.
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mercoledì 15 ottobre 2014
IO NON LAVORO GRATIS X EXPO
Roberto Ciccarelli
Loro non sentono sindacati, ministri delle coop rosse, primi ministri che gli dicono: ma va' a lavura' che l'e' mej. Loro non lavorano gratis per Expo. Loro non sono per un jobs Act qualsiasi. la meglio gioventù. A Milano, Italia.
Loro non sentono sindacati, ministri delle coop rosse, primi ministri che gli dicono: ma va' a lavura' che l'e' mej. Loro non lavorano gratis per Expo. Loro non sono per un jobs Act qualsiasi. la meglio gioventù. A Milano, Italia.
giovedì 28 agosto 2014
STING: LOTTA DI CLASSE NEL CHIANTISHIRE E IL LAVORO GRATIS ALL'EXPO
Roberto Ciccarelli
Indignati se Sting chiede 262 (208 sterline) per raccogliere olive nella sua tenuta di 350 ettari, il Palagio sulle colline toscane, e non farlo per i volontari all'Expo che lavorano gratis?
Stamattina, Sting si è fatto tradurre il "buongiorno" di Massimo Gramellini, la noticina quotidiana scritta per la Stampa. Ed è rimasto turbato. Avrebbe detto più o meno questo, ne abbiamo fatto una traduzione veloce.
La notizia è rimbalzata dal Daily Mail sui quotidiani italiani, trascurando un dato: l'offerta è rivolta a volontari, si, ma pur sempre turisti in cerca di un agriturismo nel Chiantishire. Se non ne avete visto uno andateci; se non ci avete mai dormito una notte, portafoglio permettendo, vale la pena. Quello di Sting è fantastico. E ci sono sei dependance.
Indignati se Sting chiede 262 (208 sterline) per raccogliere olive nella sua tenuta di 350 ettari, il Palagio sulle colline toscane, e non farlo per i volontari all'Expo che lavorano gratis?
Stamattina, Sting si è fatto tradurre il "buongiorno" di Massimo Gramellini, la noticina quotidiana scritta per la Stampa. Ed è rimasto turbato. Avrebbe detto più o meno questo, ne abbiamo fatto una traduzione veloce.
La notizia è rimbalzata dal Daily Mail sui quotidiani italiani, trascurando un dato: l'offerta è rivolta a volontari, si, ma pur sempre turisti in cerca di un agriturismo nel Chiantishire. Se non ne avete visto uno andateci; se non ci avete mai dormito una notte, portafoglio permettendo, vale la pena. Quello di Sting è fantastico. E ci sono sei dependance.
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giovedì 1 maggio 2014
OGGI E' IL PRIMO MAGGIO PRECARIO, FESTA DEL REDDITO E DEL NON LAVORO CONTRO IL LAVORO GRATIS
Sono
stati chiamati «sentinelle». Da maggio a dicembre 2015 spunteranno
dappertutto a Milano durante l’Expo. Stazioni, aeroporti, strade e
gli stand del mega evento espositivo, ovunque spunti il brand che
oggi circola negli spot sulla Rai o sulle tazzine del caffè. Sono i
«volontari» targati Expo. Ne servono 475 al giorno, per sei ore a
rotazione, per i sei mesi della durata del «grande evento». Il
modello è quello offerto dalle olimpiadi a Londra nel 2012,
anch’esse sorrette da un esercito di volontari. Oggi a Milano si
parla di 9 mila persone. Per reclutarle è in arrivo un bando.
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martedì 15 gennaio 2013
LO STATO DEL QUINTO STATO
Freelance e partite Iva, consulenti e liberi professionisti, non sono stati risparmiati dalla crisi. A un autonomo su due viene chiesto di lavorare senza alcuna retribuzione. I settori più colpiti: editoria, archeologia, architettura nel pubblico come nel privato. Una ricerca di Acta fa il punto
Cresce la richiesta di consulenze e prestazioni gratuite ai professionisti che lavorano a partita Iva con le imprese private e con il settore pubblico. È uno degli aspetti più significativi dell'analisi condotta dall'Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato (Acta) condotta su un campione di 744 persone (il 52,7% sono donne), residenti al Nord (62,9%), nate tra gli anni Sessanta e Settanta (rispettivamente il 29,8% e il 35,6%). Un lavoratore autonomo su due ha ricevuto nell'ultimo anno una richiesta di lavoro extra e gratuito. Nel 15,9% dei casi emerge una realtà sconcertante, ma sotto gli occhi di tutti: per i committenti, soprattutto enti di ricerca, università, enti pubblici e locali questa richiesta rientra nella normalità. Tra le partite Iva che lavorano nel campo dell'editoria, dell'archeologia e dell'architettura chi non accetta di lavorare gratis, soprattutto per un committente privato, è costretto a fare i conti con la concorrenza del lavoro gratuito.
Cresce la richiesta di consulenze e prestazioni gratuite ai professionisti che lavorano a partita Iva con le imprese private e con il settore pubblico. È uno degli aspetti più significativi dell'analisi condotta dall'Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato (Acta) condotta su un campione di 744 persone (il 52,7% sono donne), residenti al Nord (62,9%), nate tra gli anni Sessanta e Settanta (rispettivamente il 29,8% e il 35,6%). Un lavoratore autonomo su due ha ricevuto nell'ultimo anno una richiesta di lavoro extra e gratuito. Nel 15,9% dei casi emerge una realtà sconcertante, ma sotto gli occhi di tutti: per i committenti, soprattutto enti di ricerca, università, enti pubblici e locali questa richiesta rientra nella normalità. Tra le partite Iva che lavorano nel campo dell'editoria, dell'archeologia e dell'architettura chi non accetta di lavorare gratis, soprattutto per un committente privato, è costretto a fare i conti con la concorrenza del lavoro gratuito.
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