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venerdì 9 gennaio 2015

SONO UN BIBLIOTECARIO E VOGLIO FARE IL COWORKER

Tommaso Paiano*

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Ad ogni coworker il suo bibliotecario, ad ogni coworker l’universo informativo che gli compete. I bibliotecari con il loro bagaglio di competenze sono indispensabili negli spazi pubblici e in quelli privati, al di fuori degli edifici nei quali hanno storicamente operato. Per un approccio non hipster ma cooperativo al cowork, il nuovo stile lavorativo che coinvolge a livello mondiale i lavoratori della conoscenza.

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Scenario
Recenti studi ipotizzano che si stiano aprendo nuovi ambiti di intervento per i bibliotecari e le biblioteche italiane generati da un’ampia trasformazione nello scenario del mondo del lavoro e delle professioni, nel quale piccoli imprenditori e lavoratori della conoscenza non subiscono passivamente la crisi e si riorganizzano in nuove forme di associazionismo mutualistico, nel cohousing, nel commercio equo-solidale, nei gruppi di acquisto solidale, nella cooperazione in spazi condivisi come i coworking, nella riscoperta del lavoro artigiano dei makers e i fablab, dando sostanza a quel programma coalizionale evocato da più parti e che richiede un deciso e rinnovato accompagnamento istituzionale, nel quale, a parere di chi scrive, anche i bibliotecari e le biblioteche possono giocare un ruolo determinante.

giovedì 17 gennaio 2013

MACAO, MILANO: IL MUTUALISMO AL TEMPO DELL'EXPO 2015

Concerti, fiere, esposizioni, saloni, festival. E l'Expo 2015. Milano è un grande cantiere che produce «grandi eventi» 24 ore su 24. Di questa macchina possente, dove solo il 10% dei contratti di lavoro sono a tempo indeterminato, mentre raddoppiano i contratti di collaborazione (da 6.660 ad agosto-settembre 2011 a 12.133 nel 2012) e cresce la disoccupazione dei neo-laureati (+4,1), l'autoinchiesta dei lavoratori dell'arte e dello spettacolo di Macao restituisce il clima della «rivoluzione antropologica»» che ha investito i lavoratori del terziario avanzato, e non solo sui settori dei media e della comunicazione, dell'arte o della cultura. E prospetta un'alternativa al pensiero manageriale basata sulla cooperazione, sul mutualismo e la riscoperta della solidarietà tra i soggetti forgiati dal modello di vita neoliberista: individualistico, corporativo e concorrenziale. 

martedì 15 gennaio 2013

LO STATO DEL QUINTO STATO

Freelance e partite Iva, consulenti e liberi professionisti, non sono stati risparmiati dalla crisi. A un autonomo su due viene chiesto di lavorare senza alcuna retribuzione. I settori più colpiti: editoria, archeologia, architettura nel pubblico come nel privato. Una ricerca di Acta fa il punto

Cresce la richiesta di consulenze e prestazioni gratuite ai professionisti che lavorano a partita Iva con le imprese private e con il settore pubblico. È uno degli aspetti più significativi dell'analisi condotta dall'Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato (Acta) condotta su un campione di 744 persone (il 52,7% sono donne), residenti al Nord (62,9%), nate tra gli anni Sessanta e Settanta (rispettivamente il 29,8% e il 35,6%). Un lavoratore autonomo su due ha ricevuto nell'ultimo anno una richiesta di lavoro extra e gratuito. Nel 15,9% dei casi emerge una realtà sconcertante, ma sotto gli occhi di tutti: per i committenti, soprattutto enti di ricerca, università, enti pubblici e locali questa richiesta rientra nella normalità. Tra le partite Iva che lavorano nel campo dell'editoria, dell'archeologia e dell'architettura chi non accetta di lavorare gratis, soprattutto per un committente privato, è costretto a fare i conti con la concorrenza del lavoro gratuito. 

lunedì 14 gennaio 2013

A PAVIA L'UNIVERSITA' NON RICONOSCE LA MATERNITA' DELLE ASSEGNISTE

Lucia Vergano, 36 anni, è un'economista che si occupa di questioni ambientali. Ha lavorato per la Commissione Europea a Siviglia e, da mercoledì prossimo, ricomincerà a lavorare in un centro di ricerca a Ispra in provincia di Varese. Come molti precari della ricerca, anche lei conduce una vita nomade. Dopo il dottorato in finanza pubblica a Pavia, ha ricevuto due assegni di ricerca più una serie di contratti di collaborazione dall'università di Padova. 

Casualmente, nel 2007 ha incrociato il destino che l'accomuna a circa 1,5 milioni di lavoratori indipendenti iscritti alla Gestione separata dell'Inps e, da quel momento, la sua vita è cambiata. Lucia chiese l'estratto conto contributivo all'Inps di Padova, rendendosi conto che la sua posizione previdenziale aveva più buchi di un gruviera svizzero. 

domenica 21 ottobre 2012

ANGELO MAI ALTROVE: IL TERZO PAESAGGIO DI ROMA

Apro gli occhi e vedo per la mia terra uno 
spettacolo sbagliato. Ovunque io vada, tutti vogliono fare un abuso di 
potere. Mancava poco alla mezzanotte di venerdì 19 ottobre, e all’annuncio della 
nuova occupazione dell’Angelo Mai altrove contro il divieto di usare il bar, 
polmone finanziario di uno dei centri culturali indipendenti più originali della Capitale, quando il cantane italo-francese Sandro
 Joyeux ha intonato «Power show» di Fela Kuti.

Da più di un mese il
 divieto di somministrare alcolici senza licenza ha bloccato le
attività della vecchia bocciofila in ondulato di plastica trasformata
 miracolosamente in uno spazio polivalente per la musica e il teatro.
 Impossibile acquistare una licenza, bloccate da anni dal municipio,
anche perché non tutti possono - né vogliono pagare - 150 mila euro
 sotto banco. È l’ultimo scandalo che fa discutere la Capitale, in uno 
dei suoi periodi più bui, e corrotti.


L'Angelo è stato rioccupato, per riprendere a vivere e immaginare un'altro progetto per gli spazi autonomi per la produzione e l'associazione dei lavoratori della conoscenza e dell'immateriale, gli artisti e tecnici, freelance e autonomi, giovani e precari che a Roma rappresentano un terzo della forza-lavoro attiva. 

venerdì 8 giugno 2012

RAY BRADBURY: PER IL LAVORO CREATIVO CI VUOLE LA CARNE



Abbiamo preferito far sbollentare la retorica dei coccodrilli istituzionali sulla morte di uno dei nostri maestri, Ray Bradbury, per lanciare in orbita anche il nostro augurio di buon, ultimo, viaggio al genio irriducibile di infinite, mirabolanti, storie. Quelle storie che lo «hanno guidato attraverso tutta la vita», come racconta in Ubriaco, e con la responsabilità di una bicicletta (Lo zen nell'arte della scrittura), dal quale riprendiamo una lettera di “ringraziamento” che Bernard Berenson – «il grande storico dell'arte» – scrisse a Bradbury e che vuole essere anche il nostro di ringraziamento...

Caro Mr. Bradbury,
negli 89 anni della mia vita, questa è la prima lettera che scrivo come ammiratore. È per dirle che ho appena letto il suo articolo su The Nation, “Day After Tomorrow”. È la prima volta che incontro l'affermazione, da parte di un artista di non importa che settore, che per lavorare in modo creativo bisogna metterci la carne, e divertirsi come in un gioco, o in un'avventura affascinante. Che differenza con i lavoratori dell'industria pesante che sono diventati gli scrittori professionisti! Se passa da Firenze, venga a cercarmi.
Sinceramente suo,
B. Berenson.

Bradbury prosegue nella narrazione:

«Così, a trentatré anni, il mio modo di vedere, scrivere e vivere fu approvato da un uomo che divenne per me un secondo padre. Avevo bisogno di questa approvazione. Abbiamo tutti bisogno di qualcuno più grande, più saggio, più vecchio che ci dica che non siamo pazzi, dopo tutto, e che quello che stiamo facendo è giusto. Molto giusto, diavolo, ottimo![…] Questo è il tipo di vita che ho avuto. Ubriaco e con la responsabilità di una bicicletta, com'era scritto in un rapporto della polizia irlandese. Ubriaco di vita, significa, e senza conoscere il passo successivo. Ma sulla strada, prima dell'alba. E il viaggio. Per metà terrificante, per metà esilarante».

Have a nice trip, Ray!

Per quanto ci riguarda (noialtre/i indipendenti e autonomi, che vorremmo avere almeno un briciolo dell'immaginazione distillata da Ray Bradbury) il caso vuole che in questo fine settimana meetintown romano capiti Squarepusher a fomentarci con le sua devastante potenza digitale – futuribile e già classica – che incrociammo in un'altra notte, mentre se ne andava un altro gigante della distopia realista e apparentemente fantascientifica: James G. Ballard.

Perdersi nella follia sonica e visiva della performance di Squarepusher sarà un bel modo per salutare in modo degno anche Ray Bradbury...

Sinceramente tuo,
Il Console

martedì 15 maggio 2012

MACAO: L'UTOPIA CONCRETA DEL LAVORO INDIPENDENTE

Uno spazio verticale di 33 piani dove riunire le arti e le professioni indipendenti, liberali, cognitive e creative, come quelle operaie e artigiane, seguendo un modello di auto-governo che va dalla formazione alla co-progettazione, dalla creazione di una filiera dell'arte alternativa a quella pienamente finanziarizzata (a Milano, passando da Venezia e Roma e, poi, sulla scena globale) ad un laboratorio del co-working dove il principale obiettivo è la creazione e la socializzazione di un'attività operosa, non la concessione a pagamento di loculi dove la "creative class" si accomoda con il suo computer e finge la normalità di avere un ufficio, ricevere i "clienti", simulare la comodità di un atelier, quando invece paga solo il marchio acquistato in franchising dalle multinazionali del co-working.

Questa è l'idea di Macao.  L'utopia concreta dei lavoratori dell'arte che hanno occupato per dieci giorni la Torre Galfa di Milano, al centro di una delle aree della speculazione immobiliare più grande d'Europa, non muore con lo sgombero di stamattina.  Macao, infatti, rovescia il presupposto del lavoro professionale, nell'ambito del lavoro della conoscenza: non più fondato sullo status professionale del singolo professionista che ha bisogno di "distinzione" e "autorevolezza" e quindi acquista, affitta o condivide uno studio professionale, un laboratorio o un atelier, uno spazio espositivo oppure un'aula universitaria dove mostrare il proprio sapere davanti ad una platea di studenti o di apprendisti in un master a pagamento. 

martedì 8 maggio 2012

E' COMINCIATA LA STAGIONE DEL QUINTO STATO




Quinto Stato - Assemblea Nazionale dei lavorat* indipendenti per una nuova idea di lavoro e di welfare .
Roma - Città dell'Altra Economia, 5 maggio 2012

"Per la coalizione sociale e per il laboratorio del Quinto Stato",
comunicato dell'assemblea dei lavoratori indipendenti contro il Ddl
Fornero e per una nuova idea del lavoro e del welfare.

Leggi il verbale dell'assemblea:

mercoledì 2 maggio 2012

IL GRANDE ALIBI E LE SIMMETRICHE IPOCRISIE

Sergio Bologna

"Lo scontro sull’art. 18 non è una politica per lo sviluppo, è una scena di simmetriche ipocrisie [...]. Si parla di stabilizzazione, si parla di contratto unico, ma perché nessuno parla dei working poor? Si parla di disoccupati, ma perché nessuno parla degli occupati che stanno certe volte peggio dei cassaintegrati? Perché chi lavora per far rispettare i suoi diritti deve sempre ricorrere alla magistratura? ".(Pubblicato sulla Newsletter Lab21)

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E’ finito il tempo in cui tutta la crisi del paese si poteva addossare alle responsabilità della Lega e del Cavaliere. E’ finito il Grande Alibi con il quale certi partiti e grandi organi di stampa hanno vissuto, o vegetato, coprendo le loro responsabilità storiche con le immagini marionettistiche o truci di Bossi e Berlusconi. Adesso stanno lì, mezzi nudi, e la loro pochezza è sempre più visibile. Cercano di fare un po’ lo stesso giochetto con il governo Monti, ci provano, ma è più difficile, lo hanno voluto loro, lo ha confezionato il Presidente. Come si può sconfessare una cultura, propria di quella generazione di ex comunisti, che ha sempre visto il nemico a sinistra e considerato alla stregua dell’eversione le espressioni di autonomia di pensiero che si fanno rappresentanza?

domenica 29 aprile 2012

SE CHI CI GOVERNA NON SA IMMAGINARE IL FUTURO, PROVEREMO A FARLO NOI



Siamo lavoratrici e lavoratori della conoscenza, dello spettacolo, della cultura e della comunicazione, della formazione e della ricerca, autonomi e precari del terziario avanzato. Lavoriamo con la partita IVA, i contratti di collaborazione, in regime di diritto d'autore, con le borse di studio, nelle forme della microimpresa e dell'economia collaborativa. Siamo cervelli in lotta, non in fuga, ovunque ci troviamo.

mercoledì 25 aprile 2012

martedì 24 aprile 2012

lunedì 2 aprile 2012

VUOI FARE LO SCRITTORE? PAGA!


Alla Stazione Leopolda di Firenze, dal 26 al 28 ottobre 2012, la "Acciari Consulting" una società specializzata in marketing della comunicazione e gestione degli eventi culturali e sportivi, avrebbe dovuto organizzare il Festival dell’Inedito. Si è letto nel lancio dell'iniziativa:

Ogni anno, in Italia, vengono realizzati, con passione, più di 100mila nuovi manoscritti, sceneggiature, format, da persone spesso alla prima esperienza. Un vero e proprio patrimonio di cultura letteraria italiana. Solo una minima parte di questa enorme ricchezza ha accesso al mercato editoriale.

Il pubblico di esordienti al quale si rivolgeva il festival sarebbe rappresentato da una quantità non facilmente misurabile ("100 mila" manoscritti, tra i quali sarebbero compresi anche "format" non riconducibili alla scrittura letteraria). Tale quantità viene definita come una "ricchezza" (che deriverebbe dalla "creatività personale"):

venerdì 30 marzo 2012

BIANCIARDI, IL PANE E LA PENTOLA: RIPENSARE IL LAVORO DELLA CONOSCENZA


Ugo Mulas, Bar Giamaica, 1953-4

Sergio Bologna

Mi è capitato d’incontrare Bianciardi una sola volta, per pochi minuti, ad un ritrovo a casa di amici. Lui era già noto ed io alle prime armi, ambedue a livelli diversi collaboratori delle stesse case editrici, ambedue abitanti del quartiere di Brera, lui sopra il bar “Giamaica” con artisti e fotografi che sarebbero diventati famosi, io in fondo a via Solferino, angolo Largo Treves, in quella che era chiamata “la Comune n.2”, uno dei luoghi dove a Milano si preparava la stagione operaista.

giovedì 29 marzo 2012

EPIFANIE DEL QUINTO STATO: RITRATTO NON APOLOGETICO DI LUCIANO BIANCIARDI




"Terziari, anzi quartari". Inizia così una delle più potenti invettive di Luciano Bianciardi contro l'industria editoriale, e i suoi principali  attori, compreso il "giaguaro" che lo ha appena licenziato. Raggiunto il cuore parossistico de La vita agra, quando l'editor strascica i piedi dove invece dovrebbe camminare solo a mezzo metro da terra, Bianciardi lancia la accusa infamante: sono vaselina pura. “Io strascico i piedi – scrive - e poi mi muovo piano, mi guardo intorno anche quando non è indispensabile. La verità, cara mia, è che le case editrici sono piene di fannulloni frenetici, gente che non combina una madonna dalla mattina alla sera e riesce, non si sa come, a dare l’impressione fallace di star lavorando. Pensa, si prendono pure l’esaurimento nervoso”. 

martedì 27 marzo 2012

VUOI FARE IL RICERCATORE? PAGA!


  • Il lavoro intellettuale in Italia lo pagano i ricercatori, di tasca propria. Leggere il rapporto presentato oggi nella sala Nassirya al Senato dall’Associazione dei dottorandi Italiani (Adi) è una discesa nella realtà del paradosso italiano: la ricerca, già oggi, la si fa solo pagando le tasse sui dottorati senza borsa (almeno 2 mila euro all’anno, da moltiplicare per tre).
    Questa anomalia è esplosa tra il 2009 e il 2012, tanto che oggi un posto bandito su tre è privo di reddito. La scomparsa del 25,9% delle borse è solo l’anticipazione del futuro. Durante il prossimo ciclo triennale di dottorato, i dati aumenteranno, complice il progressivo, e inesorabile, definaziamento del sistema universitario. Nei 23 atenei più rappresentativi del paese (quelli che bandiscono almeno 100 borse), fra il 2009 e il 2012 il numero dei dottorati è sceso da 5701 a 4112, crescono i finanziamenti  privati. 

    Per il fisico Francesco Vitucci, segretario nazionale Adi, i dati «mostrano chiaramente come il sistema universitario si stia ridimensionando nel suo complesso: diminuiscono i posti di dottorato, diminuisce anche il personale strutturato ma soprattutto decine di migliaia di precari vengono espulsi ogni anno a cause del blocco del turn-over». «Per far fronte a questa vera e propria ecatombe - ha spiegato - alcune università hanno cominciato ad aumentare il numero di dottorati senza borsa e i dipartimenti che possono attingere a fondi esterni si rifugiano nell'utilizzo di contratti precari della peggior specie, che erano e rimarranno esclusi da qualsiasi tutela di welfare (ASPI, mini ASPI ecc.)»