Roberto Ciccarelli
Storia di Angelo Guerrera, eroe civile, funzionario della Corte di Conti di Palermo. La denuncia dei 41.901 trattamenti pensionistici che superano gli stipendi dei lavoratori omologhi in servizio continuerà anche dopo il passaggio al sistema contributivo annunciato dal neo-ministro del Welfare Elsa Fornero: "Ma perchè riformiamo sempre il futuro di questo paese e non razionalizziamo la legislazione in vigore?"
Storia di Angelo Guerrera, eroe civile, funzionario della Corte di Conti di Palermo. La denuncia dei 41.901 trattamenti pensionistici che superano gli stipendi dei lavoratori omologhi in servizio continuerà anche dopo il passaggio al sistema contributivo annunciato dal neo-ministro del Welfare Elsa Fornero: "Ma perchè riformiamo sempre il futuro di questo paese e non razionalizziamo la legislazione in vigore?"
Di estrazione popolare, e di solide convinzioni costituzionali, il dipendente della Corte dei Conti Angelo Guerrera è un eroe civile del nostro tempo. Nell’ultimo decennio, almeno 3 o 4 volte all’anno, prende un aereo da Palermo e sbarca a Roma. Modesto, competente e determinato, spende per ogni viaggio non meno di 150 euro a fondo perduto. «Non c’è valutazione economica personale che può impedirmi di perseguire una finalità di valore superiore – spiega - difendere il futuro pensionistico di questo paese e dei suoi giovani». Abbiamo incontrato questo funzionario di 41 anni, elegante e dall'eloquenza ben tornita, al teatro Valle occupato, ultima tappa della sua epopea. E' arrivato da un paio d'ore: "ho conosciuto questa esperienza - dice - ascoltando l'intervista che un'attrice ha rilasciato a "In mezz'ora" di Lucia Annunziata. Mi sono reso conto che queste persone hanno ben presente la situazione di questo paese". Spiega ad una larga platea il sistema pensionistico, e cosa verrà riservato agli intermittenti e ai precari il giorno (remoto) della loro pensione.
Guerrera potrebbe essere definito un whistleblower, cioè un interno all’amministrazione che denuncia l’uso distorto della legislazione pensionistica in nome di una corretta interpretazione dei principi costituzionali. Nel 2001 scrisse a Gianfranco Fini e a Enrico Letta che lo ringraziarono cortesemente: «I nostri tecnici se ne stanno occupando». Guerrera non si diede per vinto e, poco dopo, fondò il «Comitato per il Tfr» perchè la Riforma del Tfr avrebbe penalizzato i lavoratori privati. «Io li conosco bene perché ho lavorato fino a 23 anni con mio padre nella sua autofficina».
«Sono nato in una famiglia normalissima – continua - mia madre non ha nemmeno la licenza elementare, mio padre faceva l'autoriparatore e non si è presentato all'esame del primo avviamento, che dovrebbe corrispondere alla prima media di oggi. Il mio è il livello quasi più basso degli impiegati amministrativi. Nel mio ambiente ci sono persone che hanno fatto davvero il salto, sono diventate magistrati». Ma questa normalità, coltivata con l’argomentazione razionale del diritto, molto spesso non basta per essere ascoltati. «La mia versione è diversa da quella cui siamo stati abituati dai media. Tutti fanno un passo indietro e non prendono in considerazione questa storia».
Spulciando tra le norme del sistema pensionistico più riformato d'Europa, Guerrera ha scovato incongruenze così macroscopiche da rendere perpetui trattamenti privilegiati, come quelli delle forze armate, dei dirigenti statali e regionali. Tutto questo mentre la speranza delle nuove generazioni di avere una pensione superiore all'assegno sociale è ridotta al minimo e si rafforza la loro certezza di lavorare anche oltre 70 anni, senza contributi e un reddito degno di questo nome.
Tra le spine nel fianco di questo funzionario c’è l’idea che dal 1995 i governi abbiano optato per lo smantellamento del sistema di Welfare piuttosto che per l’immediata estirpazione degli sprechi. Ciò ha portato a consolidare una giurisprudenza che avalla un uso improprio dei «diritti quesiti» come il cumulo delle indennità integrative speciali, l’ex contingenza che un tempo adeguava gli stipendi all’inflazione per i lavoratori pubblici. Ciò ha permesso il cumulo tra pensione e reddito da lavoro, permettendo ai pensionati con il sistema retribuivo di percepire anche uno stipendio per lo svolgimento di incarichi pubblici.
Nel 2007 Guerrera è riuscito ad essere ricevuto dai tecnici di Paolo Ferrero, allora ministro del Welfare, che lo sottoposero ad un quarto grado; poi si è confrontato anche con Antonio Borghesi dell'Idv e con il finiano palermitano Nino Lo Presti. Ebbe anche una lunga conversazione telefonica con il Capo di gabinetto del Presidente della Camera Bertinotti, Giuseppe D'Agata, «Mi disse che sfondavo una porta aperta. Però non mi ha dato l’occasione di entrare, da quella porta».
Lavorando alla Sezione di controllo della Corte dei conti di Palermo, Guerrera ha passato anni a controllare la legittimità dei provvedimenti sulle pensioni. Qui ha maturato la tesi che la transizione dal sistema retribuivo a quello contributivo stia rafforzando il dualismo che tiene in ostaggio da trent'anni le politiche economiche e sociali in Italia: da un lato si riforma il futuro della maggioranza, dall'altro lato si elargisce per il presente di pochi. Guerrera non contesta però i governi che hanno creato questa situazione, («il mio ruolo – precisa – è verificare la corretta applicazione del diritto»), né il sistema contributivo: «Come ideal-tipo potrebbe anzi essere quello più equo. Il problema è che nella transizione si stanno rafforzando le degenerazioni del sistema retributivo creando, di fatto, una bad company che continuerà a liquidare assegni pensionistici con il munifico vecchio sistema e una new company che dovrà recuperare tali disfunzioni a scapito dei lavoratori più giovani».
Il sistema è inefficiente perché garantisce grandi sacche di privilegi. La più clamorosa è quella che permette di liquidare trattamenti pensionistici che vanno oltre il 100% dell’ultimo stipendio. Guerrera ci mostra una serie di studi pubblicati su alcune riviste giuridiche, in cui ha esposto l'origine della degenerazione e la sua possibile, inquietante, conclusione. Uno dei lasciti del governo Berlusconi è stata l'abrogazione di una norma fondamentale «di chiusura» contenuta in una legge del 1954 che l'ex ministro della semplificazione normativa Calderoli ha prima salvato e poi abrogato nel decreto «taglia leggi» del 2010.
Sulla carta, anche perché scandalosamente nell’ultimo ventennio non è mai stata applicata, questa norma avrebbe consentito notevoli risparmi all’erario e garantito un’erogazione di trattamenti pensionistici equi e proporzionati. «Se prima venivano erogati illegittimamente trattamenti superiori all’ammontare dell’ultimo stipendio – commenta Guerrera - dal gennaio 2011 tutto ciò è consentito dalla legge».
Questo «strabismo pensionistico» è stato ancor più allargato dalla modifica dell’articolo 15 della finanziaria del 1995 che ha ridotto l’indennità integrativa speciale (IIS) delle pensioni, ma ha anche permesso la sua doppia corresponsione ai titolari di più trattamenti di quiescenza. Questo significa che, chi percepisce una pensione ha subìto la riduzione dell’indennità, chi invece è titolare di due pensioni percepisce una doppia indennità che può arrivare a 1500 euro.
«Si crea così il paradosso per cui chi partecipa al Pil viene pagato meno di chi non produce di più. Tutti oggi concordano sull'improcrastinabilità della riforma, ma nel frattempo chi ha generato questo dissesto dei conti pubblici si è assicurato condizioni previdenziali favorevoli. E nel frattempo non si assumono i giovani ricercatori, c’è la fuga dei cervelli all’estero. Questo paese punta sul passato e non sul futuro».
Guerrera guarda l'orologio, è in ritardo per il treno che lo riporterà a Fiumicino. «Mi chiami – dice indossando il soprabito – le dimostrerò come si continua a riformare il futuro e non si razionalizza la legislazione in vigore. È inevitabile che accada se ai vertici delle amministrazioni si accede per anzianità. Queste riforme vengono fatte da chi sta andando in pensione e cerca di garantirsi il proprio futuro».
Scheda
Lo scandalo dei trattamenti pensionistici che superano gli stipendi dei lavoratori omologhi in servizio continuerà anche dopo il passaggio al sistema contributivo annunciato dal neo-ministro del Welfare Elsa Fornero. Il caso dell'indennità di ausiliaria è quello più macroscopico. I primi beneficiari di questa indennità sono le sfere più alte dello Stato, vertici delle forze armate e forze di polizia compresi. La complessità del calcolo delle pensioni, e l'uso distorto della legislazione pensionistica, permette di percepire un'indennità che oscilla dai 2500 ai 10 mila euro all'anno. Nella sola regione siciliana al 30 dicembre dello scorso anno risultavano pendenti 10.681 ricorsi. Nell'intero paese sono 41.901. Una timida proposta di abolizione dell'ausiliaria è stata avanzata in una bozza della legge di stabilità dello scorso anno, ma è stata ritirata, sembra a causa delle pressioni esercitate dalle lobby dei militari.
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