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giovedì 14 dicembre 2017
14/12/2010: LA MATTINA ANDAVAMO A PIAZZA DEL POPOLO
Roberto Ciccarelli
Ricapito su una mia piccola cronaca emozionale del 14 dicembre 2010: piazza del popolo, Roma. Il movimento contro la riforma universitaria Gelmini, il culmine di due anni di mobilitazione potente, iniziata nella scuola, un movimento sul quale si sono innestati molti altri movimenti. C'è una vibrazione profonda, non dovuta allo scrivente ma a quanto aveva sentito di potente quel giorno, al termine di due anni in cui avevo seguito, coltivato, spinto quel movimento che si addensò tra il 2010 e il 2011. Il giorno dopo ricordo che mi chiamò mio padre in una telefonata sconvolgente: "L'ho letto mi hai fatto piangere. E' la tua storia, è la storia di tutti voi ragazzi". Non ero io, papà, che poi ragazzo non lo ero già più allora. Eravamo noi, tutti insieme. Lo scrissi sanguinante per una manganellata ricevuta perché, in sospensione e quasi in sogno, camminavo in quella piazza prendendo assurdamente appunti. Ogni tanto mi stringe il cuore perché da allora poche volte ho sentito, e scritto, quella potenza. Ma quella potenza è qui e piango ogni volta che sfugge.
***
È stato un singulto. Un urlo strozzato che ha tradito lo sconcerto, e la sorpresa, di vedere il blindato della Finanza prendere fuoco, insieme all'Alfa abbandonata sul marciapiede di via del Babbuino. Veniva dalle retrovie dei ragazzi incordonati dietro le balaustre che separano la fontana dell'obelisco dall'arena lastricata in piazza del Popolo, oppure da quelli assiepati in alto sulle rampe che portano al Pincio. La voce era quella di almeno diecimila ragazze (in maggioranza) e poi ragazzi, tutti giovanissimi vestiti con tinte scure, molti caschi al braccio, foulard al collo grondanti acqua e limone, occhi lucidi per le decine di lacrimogeni esplosi per ore nel Tridente.
Hanno osservato per più di un'ora la scena tumultuosa di inedita durezza per la storia recente della Capitale. In questo esatto momento è accaduto qualcosa che non si era ancora visto, e nemmeno immaginato fino ad oggi. La scena delle fiamme che mangiano le carcasse d'acciaio, il lancio di segnali stradali, assi di legno, sanpietrini, poi la prima carica della polizia respinta in un corpo a corpo con 500 rioters bardati e coperti ha spinto la folla pacifica dei ventenni, o poco più, ad una risposta corale. In quel suono c'era indignazione, rabbia, orrore. E ci sono stati molti applausi.
Un gesto che dovrà essere compreso a fondo nei prossimi mesi. La sensazione circolata in pochi istanti, tra un andare e venire delle cariche, prima dell'ultima violentissima lanciata dalle gimcane dei blindati dei carabinieri e della finanza, è che si è rotto il velo di una finzione. Nella sospensione di un attimo, nell'emissione di questo suono lungo e gutturale, è emersa la radicale separazione, l'intima estraneità, di una generazione in piazza, quella nata tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta dal resto di una società che dolorosamente ignora cosa sta incubando la sua crisi. Per questo la scena degli scontri bisognava osservarla con le spalle girate rispetto al palcoscenico. In questi momenti bisogna allungare lo sguardo, e andare oltre l'estetica, pur grave, dello scontro. È possibile così ricongiungere discorsi, e comportamenti, che vediamo circolare da molti mesi in Italia. Nelle università, ad esempio, che lottano sempre più intensamente contro l'approvazione del disegno di legge Gelmini, che si presume sia ormai prossimo. E nelle scuole, già rimodulate dalla riforma, che rappresentano in questo momento la mappa in tempo reale di una generazione privata di futuro.
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sabato 3 gennaio 2015
MERITOCRAZIA: IL PRIVILEGIO E' SOLO DI CLASSE
Roberto Ciccarelli
Ripubblicato in italiano l’”Avvento della meritocrazia” di Michael Young (Edizioni di Comunità).
>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<
Più che un sistema efficiente, la meritocrazia indica l’attitudine di una classe dominante che rende i suoi esponenti impermeabili ad ogni critica o a slanci verso una redistribuzione sociale che non sia quella imposta dall’interesse di classe. Una tesi sostenuta da Young in un articolo pubblicato sul Guardian nel 2001, intitolato «Abbasso la meritocrazia». Facendo i conti con Tony Blair e la sua "Terza Via" neoliberista, Young sostenne che la meritocrazia non serve a migliorare le prestazioni di un sistema, ma semmai a peggiorarle in una burocrazia kafkiana. Essa afferma il senso di superiorità basato sul privilegio della proprietà, sulle rendite di posizione e sulla centralità acritica e indiscutibile dell’impresa.
>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<
Ripubblicato in italiano l’”Avvento della meritocrazia” di Michael Young (Edizioni di Comunità).
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Più che un sistema efficiente, la meritocrazia indica l’attitudine di una classe dominante che rende i suoi esponenti impermeabili ad ogni critica o a slanci verso una redistribuzione sociale che non sia quella imposta dall’interesse di classe. Una tesi sostenuta da Young in un articolo pubblicato sul Guardian nel 2001, intitolato «Abbasso la meritocrazia». Facendo i conti con Tony Blair e la sua "Terza Via" neoliberista, Young sostenne che la meritocrazia non serve a migliorare le prestazioni di un sistema, ma semmai a peggiorarle in una burocrazia kafkiana. Essa afferma il senso di superiorità basato sul privilegio della proprietà, sulle rendite di posizione e sulla centralità acritica e indiscutibile dell’impresa.
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martedì 9 dicembre 2014
I VOLONTARI DELLA RICERCA
![]() |
La manifestazione "Basta gratis", stop al lavoro gratis nel lavoroculturale Roma 29 novembre 2014 |
Libera Pisano
Marx è il motivo per cui ho iniziato a studiare filosofia. “Marx” è anche la destinazione del 342, l’autobus che ogni mattina alle sei per tre lunghi anni, la durata del mio dottorato di ricerca senza borsa, mi ha accompagnato al lavoro. In questi anni mi sono scoperta insegnante, ghost writer, archivista, babysitter, dogsitter, commessa e segretaria.
Le mie molteplici identità erano definite dai miei “lavoretti”, un vezzeggiativo che mi ha permesso di segnare una distanza ideale tra il mio lavoro accademico “serio” e il resto. Questa dicotomia esistenziale esplodeva ogni volta che, imbarazzata, mi trovavo a dover definire la mia professione. Il mio lavoro serio non pagato era scandito da innumerevoli attività: scrivere saggi, leggere, studiare, seguire seminari, andare in biblioteca, assistere alle lezioni, esaminare gli studenti, organizzare convegni, collaborare con le riviste, tradurre, intervistare etc.
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venerdì 21 marzo 2014
LA PRIMAVERA DELLA GENERAZIONE NEET
Il
Console
Primo
giorno di primavera.
Giornata
mondiale della poesia, proclamata dall'UNESCO: il 21 marzo.
Oggi
è stata occupata l'Opera Garnier di Parigi da parte deigli
intermittenti dello spettacolo che chiedono “assurance chimage”
Oggi
l'Angelo Mai Altrove Occupato torna a manifestare
***
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martedì 11 marzo 2014
STATI UNITI: LA NUOVA SCHIAVITU' è IL DEBITO DEGLI STUDENTI
Capitalismo. Non solo mutui subprime. Nel 2010 il
debito studentesco negli Usa ha superato quello delle carte di credito.
Oggi, insieme a quella dei buoni del Tesoro l'istruzione, è la bolla
speculativa più grande al mondo. Uno scenario che aspetta anche
l'Italia?
***
«Vuoi soldi in prestito dal governo? Non essere uno studente, sii una banca». La provocazione è venuta da una senatrice americana che nell’autunno del 2013 commentava sul proprio sito un’incredibile notizia.
Con 864 miliardi dollari in prestiti federali e 150 miliardi di dollari in prestiti privati, i debiti degli studenti Usa superano oggi 1 trilione di dollari. Gli studenti laureati, ma sempre più precari o disoccupati, non riescono a ripagare i debiti. A meno di 30 anni esiste oggi una generazione fallita, o meglio in bacarotta. Come un’azienda, oppure una banca: Lehmann Brothers, per fare un esempio. Trentasette milioni di persone, con una laurea o un diploma, non riescono a ripagare i debiti più gli interessi che hanno dovuto contrarre con autorità federali o con enti specializzati per pagare un’istruzione che nel mondo anglosassone (Canada, come in Inghilterra) si paga.
***
«Vuoi soldi in prestito dal governo? Non essere uno studente, sii una banca». La provocazione è venuta da una senatrice americana che nell’autunno del 2013 commentava sul proprio sito un’incredibile notizia.
Con 864 miliardi dollari in prestiti federali e 150 miliardi di dollari in prestiti privati, i debiti degli studenti Usa superano oggi 1 trilione di dollari. Gli studenti laureati, ma sempre più precari o disoccupati, non riescono a ripagare i debiti. A meno di 30 anni esiste oggi una generazione fallita, o meglio in bacarotta. Come un’azienda, oppure una banca: Lehmann Brothers, per fare un esempio. Trentasette milioni di persone, con una laurea o un diploma, non riescono a ripagare i debiti più gli interessi che hanno dovuto contrarre con autorità federali o con enti specializzati per pagare un’istruzione che nel mondo anglosassone (Canada, come in Inghilterra) si paga.
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giovedì 6 marzo 2014
SMETTE QUANDO VUOLE (UN RICERCATORE PRECARIO)?
Roberto Ciccarelli
Pietro, 37 anni, ricercatore precario alla Sapienza di Roma in neurobiologia. "So fare solo molecole" dice di se stesso. Ha perso tutto. Il suo professore non gli ha fatto avere il calcio in culo per vincere una nuova, l'ennesina, borsa di studio (su fondi europei, perché il Miur figurati?) per la sua "ricerca da nobel".
Allora si ingegna e si dà allo spaccio. Con un suo amico chimico computazionale realizza una molecola che sta alla base di una pasticca potentissima. Brividi, gaudio e allucinazioni.
La pasticca "spacca" e tutti la vogliono. La piccola banda di ricercatori precari che hanno fatto la stessa fine di Pietro diventa una micro-Magliana con tanto di loft con terrazza nell'albergo più costoso della Capitale dove organizzano feste che ricordano - l'immaginario è comune, soldi droga sesso a pagamento - quelle viste nel Lupo di Wall Street (ma c'è molto, molto meno sballo e un senso di colpo un milione di volte più pesante).
Pietro, 37 anni, ricercatore precario alla Sapienza di Roma in neurobiologia. "So fare solo molecole" dice di se stesso. Ha perso tutto. Il suo professore non gli ha fatto avere il calcio in culo per vincere una nuova, l'ennesina, borsa di studio (su fondi europei, perché il Miur figurati?) per la sua "ricerca da nobel".
Allora si ingegna e si dà allo spaccio. Con un suo amico chimico computazionale realizza una molecola che sta alla base di una pasticca potentissima. Brividi, gaudio e allucinazioni.
La pasticca "spacca" e tutti la vogliono. La piccola banda di ricercatori precari che hanno fatto la stessa fine di Pietro diventa una micro-Magliana con tanto di loft con terrazza nell'albergo più costoso della Capitale dove organizzano feste che ricordano - l'immaginario è comune, soldi droga sesso a pagamento - quelle viste nel Lupo di Wall Street (ma c'è molto, molto meno sballo e un senso di colpo un milione di volte più pesante).
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domenica 22 dicembre 2013
LA (S)VALUTAZIONE DELLA RICERCA
Nel XIX secolo, in Inghilterra, negli
Stati Uniti e in Germania la ricerca e l’educazione
tecnico-scientifica hanno iniziato lentamente a prevalere su quella
umanistica. E tuttavia il modello humboldtiano sarebbe rimasto per
molto tempo l’ideale globale di università. Ancora negli anni
sessanta del Novecento, un rapporto indipendente avrebbe stabilito
come obiettivo del sistema universitario inglese “la promozione
delle funzioni generali della mente, per produrre non solo
specialisti, ma anche donne e uomini colti”. Questa idea di
università è stata ampiamente criticata, nel corso
dell’ultimo secolo, per la sua impostazione umanistica, rivolta
soprattutto alla tradizione e agli studi classici.
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mercoledì 4 dicembre 2013
OCSE-PISA: PRONTI, PARTENZA, VIA AI QUIZ A VITA
A cosa servono i test Ocse-Pisa? Il livello di «competitività» in matematica, nelle scienze e nella lettura, è sotto la media in Italia. il «Programma di valutazione internazionale degli studenti» rimanda il nostro paese che resta in bassa classifica. La spesa per l’istruzione procapite tagliata dell’8% dal 2001, ma le politiche neoliberali insistono sull’aziendalizzazione della scuola.
Quando in Italia si è iniziato a parlare dei test Pisa qualcuno deve avere pensato all'amata torre pendente, meta turistica nell'omonima città toscana. Nelle scuole dei 65 paesi Ocse non è più così da dieci anni, perché Pisa è il minaccioso acronimo del «Programma di valutazione internazionale degli studenti», il Programme for International Student Assessment. Nella neolingua di chi gestisce le politiche neoliberali dell'istruzione a livello internazionale, questo acronimo allude a uno studio triennale che valuta il livello acquisito dai liceali quindicenni nel campo della matematica, delle scienze e della capacità di lettura e comprensione di un testo. Su questa base vengono redatte le classifiche in base alle quali la governance misura il livello di «performatività» del sistema scolastico nell'economia globale della conoscenza. I test servono a «preparare la vita dei giovani che escono dalla scuola». In futuro serviranno a distribuire le risorse statali decrescenti alle scuole e alle regioni «virtuose» che praticano un'etica imprenditoriale e un modello competitivo dell’esistenza.
Quando in Italia si è iniziato a parlare dei test Pisa qualcuno deve avere pensato all'amata torre pendente, meta turistica nell'omonima città toscana. Nelle scuole dei 65 paesi Ocse non è più così da dieci anni, perché Pisa è il minaccioso acronimo del «Programma di valutazione internazionale degli studenti», il Programme for International Student Assessment. Nella neolingua di chi gestisce le politiche neoliberali dell'istruzione a livello internazionale, questo acronimo allude a uno studio triennale che valuta il livello acquisito dai liceali quindicenni nel campo della matematica, delle scienze e della capacità di lettura e comprensione di un testo. Su questa base vengono redatte le classifiche in base alle quali la governance misura il livello di «performatività» del sistema scolastico nell'economia globale della conoscenza. I test servono a «preparare la vita dei giovani che escono dalla scuola». In futuro serviranno a distribuire le risorse statali decrescenti alle scuole e alle regioni «virtuose» che praticano un'etica imprenditoriale e un modello competitivo dell’esistenza.
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lunedì 30 settembre 2013
HO CONOSCIUTO UN MAESTRO DI INDIPENDENZA
Ritratto di Mario Galizia,
maestro del diritto costituzionale italiano
Giuseppe Allegri
maestro del diritto costituzionale italiano
Giuseppe Allegri
Ancora
vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Giorgio Caproni
“Scusate
il ritardo, ragazzi! Mi ha bloccato una telefonata di un socialista
che mi voleva raccomandare un tipo del partito. Mi diceva: tra
socialisti ci capiamo. Ma io gli ho detto che è un farabutto,
altro che socialista! L'ho mandato a quel paese una decina di volte,
ma non si rassegnava. Questi farabutti si credono di comandarci a
bacchetta: ma che siamo diventati tutti matti? Io questi continuerò
sempre a mandarli a quel paese”.
Così
esordì un vispo, ancorché già agée,
Professore la cui testa pelata aveva portato noi sarcastici e
impuniti pischelli, cresciuti con la Famiglia Addams, a ribattezzarlo
“Zio Fester”. Era Mario Galizia in una delle prime lezioni di
Diritto costituzionale italiano e comparato, che mi capitò
di frequentare sul finire degli anni Ottanta, quando ancora non
c'erano i telefoni cellulari, subito prima della Pantera, in quel di
Scienze politiche a La Sapienza di Roma.
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sabato 14 settembre 2013
HO 25 ANNI E NON LASCERO' DIRE A NESSUNO CHE NON HO MAI LAVORATO
Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha scelto parole diverse da alcuni suoi recenti predecessori al governo per descrivere l’attitudine dei giovani italiani al lavoro precario. Non li ha definiti «schizzinosi» («Choosy») e non li ha etichettati come «bamboccioni».
«Mai più un laureato che arriva a 25 anni senza aver mai avuto un’esperienza come cameriere o assistente in libreria», ha detto. Testate e agenzie hanno riportato anche un'altra frase, ancora più significativa: «Non voglio più che gli studenti italiani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato un solo giorno nella loro vita». Questioni di sfumature, si dirà, tra l'assoluto e il relativo.
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giovedì 11 luglio 2013
SCUOLA: QUANDO UN TAGLIO AGLI ADDETTI DELLE PULIZIE VALE 3 MILA RICERCATORI
Anna abita con la madre a Ragusa, ha 52 anni, una figlia di 24 che
studia lettere a Catania. Nella sua vita è stata una «lavoratrice
socialmente utile». Quando lo Stato ha deciso di eliminare questa figura
ha iniziato a lavorare per il comune e poi per le scuole della sua
città come addetta alle pulizie. È arrivata a Roma dopo 19 ore di
viaggio in pulmann insieme a Giuseppe. Lui di anni ne ha 53, ha un
diploma da geometra. Con uno stipendio medio da 850 euro mantiene la
moglie e una figlia. «Mi sono adattato per portare avanti la vita»,
dice.
Cristina ha 58 anni, vive a Agrigento, ha una casa di proprietà e un marito che lavora, «per fortuna» dice. Ha due figli, il primo a 27 anni e studia da infermiere. La seconda ne ha 22 e studia lettere. Vivono entrambi a Ferrara. «Si danno da fare, lavorano anche - dice - ma ci costa molto mantenerli. Sono tanto cari». Anna, Giuseppe e Cristina lavorano per una ditta subappaltatrice della romana Miles, uno dei quattro consorzi nazionali che gestiscono le pulizie delle scuole e in altri enti o ministeri.
Cristina ha 58 anni, vive a Agrigento, ha una casa di proprietà e un marito che lavora, «per fortuna» dice. Ha due figli, il primo a 27 anni e studia da infermiere. La seconda ne ha 22 e studia lettere. Vivono entrambi a Ferrara. «Si danno da fare, lavorano anche - dice - ma ci costa molto mantenerli. Sono tanto cari». Anna, Giuseppe e Cristina lavorano per una ditta subappaltatrice della romana Miles, uno dei quattro consorzi nazionali che gestiscono le pulizie delle scuole e in altri enti o ministeri.
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giovedì 20 giugno 2013
VALUTARE E PUNIRE
“Valutare e punire” (Cronopio) di Valeria Pinto è il primo studio italiano su una materia oscura, o esotica fino a un anno fa: i processi di valutazione nell'ambito della formazione e dell'istruzione pubblica.
Questi processi sono invece in atto da almeno vent’anni dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, dalla Germania all'Inghilterra, come del resto anche nel nostro paese. Valeria Pinto ne ricostruisce la genesi, cogliendone pienamente l'importanza. Libro ispirato dalle più recenti letture di Foucault condotte dai governmentality studies nell'ambito della pedagogia neoliberale, Valutare e punire è tutt'altro che il riflesso senile o un rifiuto della valutazione. È la difesa appassionata del ruolo della libertà di ricerca, e in particolare della filosofia concepita come spazio materiale di questa libertà. Troviamo che questa esigenza risponda senz'altro al bisogno generalizzato di una libertà individuale negato dal dispositivo governamentale della valutazione, così come si sta strutturando in Italia.
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sabato 1 giugno 2013
LA DOPPIA TRUFFA DELLE UNIVERSITA': PRECARIE FINO ALLA PENSIONE
Questa storia parte da due denunce. Siamo nel 2011 e all'ateneo di
Firenze una ricercatrice precaria scopre che le assegniste di ricerca
non hanno diritto alla tutela della loro maternità. Ne scriviamo a quattro mani su il manifesto, i sindacati (Flc.-Cgil e il coordinamento
dei precari) si muovono subito dopo e, tempo un anno, il senato accademico dell'ateneo comunica di avere abrogato la norma discriminatoria sulla sospensione degli assegni di ricerca in caso di
maternità delle ricercatrici. Anche nell'università, che è un mondo a
parte e i precari non vengono percepiti come lavoratrici e lavoratori
titolari di diritti e persone che hanno desideri e bisogni, inizia a
penetrare la realtà. Quella che vivono milioni di «atipici», lavoratrici
autonome, collaboratori nelle pieghe dell'economia della precarietà.
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giovedì 30 maggio 2013
ALTRO CHE "CHOOSY": I LAUREATI SONO FIGLI DELLA BOLLA FORMATIVA
Studiano, vanno all'estero, lavorano di più da precari, sono disposti a cambiare città, si laureano in tempo e sono sempre più giovani. Eppure non trovano lavoro. I dati dell'ultimo rapporto Almalaurea confermano che in Italia è esplosa la bolla formativa e che fino ad oggi sono fallite le riforme che hanno cercato di avvicinare il mondo dell'università a quello del lavoro. Cerchiamo di capire il perché
Leggi: Altro che "choosy", i laureati sono figli di una bolla formativa
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lunedì 4 febbraio 2013
FAI ANCHE TU L'APPRENDISTA (STREGONE)! DAI, TE LO CHIEDE FIORELLO...
Piuttosto che fare l'impiegato un italiano su due tra i 18 e i 34 anni preferirebbe lavorare la terra e fare il contrario di suo padre. Zappare i campi è duro, ma è più sano del lavoro e della vita virtuale condotta dai laureati, dice la Coldiretti. La Confederazione nazionale degli artigiani (Cna) sostiene che il 37% dei piccoli imprenditori considera i laureati schizzinosi e un po' viziatelli, incapaci di adattarsi alle esigenze della piccola impresa. Lamentano il poco tempo dedicato alla formazione pratica (39,7%) e la carenza di occasioni di tirocinio (27,7%). La scuola non è in grado di trasmettere i valori materiali del mondo del lavoro. Non si dice quali, forse sono quelli della massima flessibilizzazione, dei salari ridotti e della sottomissione ai mille caporali e capetti.
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venerdì 28 dicembre 2012
A FIRENZE L'UNIVERSITA' RICONOSCE IL DIRITTO DI ESSERE MADRI
A un anno di distanza dalla nostra denuncia – affiancata dalle pressioni del Coordinamento nazionale Precari Università (Cpu), dell’ex Comitato Pari Opportunità, delle rappresentanze sindacali Flc-Cgil – il Senato Accademico dell'università di Firenze ha abrogato la norma discriminatoria sulla sospensione degli assegni di ricerca in caso di maternità delle ricercatrici.
Per gli assegni di ricerca “cofinanziati” (oggi i più diffusi), il regolamento prevedeva che l’integrazione dell’indenità Inps per la sospensione obbligatoria per maternità fosse a carico del dipartimento, ovvero del docente responsabile della ricerca. Si veniva così a creare, nel migliore dei casi, il diretto controllo del (o della) docente sulla vita biologica della assegnista, sempre che la scelta del prof – per evitare noie – non ricadesse direttamente su un ricercatore uomo che non crea problemi nella continuità dell’iter di ricerca, tantomeno ulteriori aggravi monetari.
giovedì 20 dicembre 2012
LA LEGGE DEI PROFESSORI: TAGLI ALL'UNIVERSITA', SOLDI A TAV E F35

Un finale da farsa. Perchè sul filo di lana il governo dei professori si è accorto di avere inserito un taglio di 400 milioni di euro al fondo ordinario di finanziamento (Ffo) dell'università nella prima versione della legge di stabilità. E, come se nulla fosse, con grande allarme e un pizzico di indignazione, a un passo dal fotofinish il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo denuncia il fattaccio: «Sono estremamente preoccupato dell'andamento dei lavori in commissione bilancio , rispetto ai 400 milioni necessari per il funzionamento e la tenuta del sistema universitario, la disponibilità è di soli 100 milioni».
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domenica 2 dicembre 2012
IL VENTENNALE ASSALTO ALL'ISTRUZIONE PUBBLICA (E AL CETO MEDIO)
La classe operaia non va al liceo. E i figli del ceto medio ci pensano due volte (esattamente nel 50% dei casi) ad avventurarsi tra i corsi dell’università. Dall’indagine Almadiploma, associazione nata da una costola di Almalaurea, risulta che circa 50 diplomati su 100 intendono continuare gli studi, 10 intendono coniugare studio e lavoro, 22 intendono solo lavorare e 16 sono incerti sul loro futuro. Il 42% di loro tornerebbe indietro per scegliere un altro indirizzo di studi, il 10% ripeterebbe il corso ma in un'altra scuola, il 7% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso, il 24% cambierebbe sia scuola che indirizzo.
Tra i 40 mila ragazzi ai quali è stato somministrato il questionario dopo il conseguimento del diploma nel luglio 2012, ci sono conferme: ai licei si diplomano i figli del ceto medio delle professioni, il 37% ha almeno un genitore laureato che ha concluso la scuola medie con un ottimo giudizio, mentre il 24% ha un genitore che possiede un diploma e il 15% è nato in una famiglia in cui i genitori possiedono un titolo di istruzione di grado inferiore. Nulla di nuovo si direbbe, visto che sono confermate le differenze di classe sancite - strutturalmente - sin dalla riforma Gentile che si sono trascinate lungo la storia repubblicana.
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mercoledì 11 luglio 2012
LA PURGA DEI CERVELLI
La spending review aumenterà le tasse per gli universitari. Penalizzati fuoricorso, studenti lavoratori e stranieri, che saranno disincentivati a proseguire gli studi. I tagli degli anni scorsi verranno pagati dagli studenti
venerdì 27 aprile 2012
ABITARE LA DIASPORA DELLA CONOSCENZA
Roberto Ciccarelli - Francesca Coin
Promessa, debito, autodisciplina, svalorizzazione: questo, dunque, è il leitmotiv della bolla formativa. Dal debito studentesco all'università, da Lehman Brothers alla crisi dei mutui subprimes, stiamo osservando una proliferazione di bolle che, tanto nella conoscenza quanto nella finanza, poggiano il proprio valore nominale su una promessa: la promessa di tutele, welfare, casa e lavoro
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