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mercoledì 1 aprile 2020
DIRITTO DI ESISTENZA
Roberto Ciccarelli
Vedere cosa sta accadendo sul sito Inps stamattina per la gara a chi si aggiudica prima il bonus da 600 euro istituito per contenere gli effetti del coronavirus sul lavoro e la vita economica. 100 domande al secondo. E sono solo gli iscritti alla gestione separata e quelli autonomi delle casse professionali.
La racconteranno come la corsa ai forni, come la solita disorganizzazione o improvvisazione tecnologica, e quant'altro. L'accesso è difficile, il modo in cui tutto questo è stato organizzato assurdo e fuorviante. Non è un click day, ma è un click day. Ci sono le risorse, ma sono limitate e scadono. Ma le rifinanzieremo.
Proviamo ora a riflettere sulla questione generale posta da questa situazione emergenziale che sta rivelando la tragica verità di molte cose. Tra queste, la necessità di quanto sia urgente, e non rinviabile, un intervento strutturale, incondizionato, universale di reddito di base. tra chi sta dentro e fuori il lavoro, chi non lo avrà mai e chi lo strapperà disperatamente per essere pagato peggio e umiliato- Umiliato anche quando gli viene riconosciuto un bonus, un "reddito di emergenza" che poi, scomparirà. E tornerà a fare la vita miserabile di sempre. Perché sarà tornata la "normalità". Quanta verità di classe, di odio di classe, emerge in questa idea di emergenza. Oggi la vedete dalle partite Iva, domani lo vedrete da un altro segmento ancora più ampio del Quinto Stato, quando farete il click day per chi non ha la partita Iva o un contratto da parasubordinato. E forse nemmeno la possibilità di fare un Spid, un Pin, un accesso per una firma elettronica. Questa è la miseria prodotta in questi anni lunghissimi, di abbandono, quando le vostre menti non sono state nemmeno sfiorate dall'idea che già oggi, ed è troppo tardi, è come minimo necessario un reddito di base incondizionato e un sistema universale di ammortizzatori sociali. Come minimo è necessario un sistema di progressività sociale e redistribuzione politica capace di tutelare la salute, la casa, l'istruzione, la connessione, la cooperazione e la vita in comune.
COME MINIMO.
APRITE subito queste barriere di status, di casta, di contribuzione, di dipendenza, di autonomia, di partite iva, di impossibilità, di precariato, di lavoro nero, di morti di fame, di bianchi, di neri, di pin, di spid, di corse al pane, di pauperismi e miserabilismi, di gestioni separate, di disoccupati, di siti ingolfati, di carrozzoni di disperati, di maledizioni.
Vogliamo vivere. Diritto all'esistenza.
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Roberto Ciccarelli
martedì 22 novembre 2016
NAPOLI, UNA CITTA' ANCHE PER LAVORATORI AUTONOMI, FREELANCE, PRECARI
La Coalizione 27 Febbraio – C27F composta da associazioni e movimenti che si occupano di lavoro autonomo, intermittente, precario e sottopagato – incontra il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e l'assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni Carmine Piscopo. L'incontro si terrà giovedì 24 novembre, ore 18, a Napoli, presso l'ex Asilo Filangieri, in vico Giuseppe Maffei 4.
Le Carte del quinto stato
L'occasione è la presentazione della Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente, un testo scritto collettivamente dai molti soggetti della C27F che unisce le lotte per garantire dignità e diritti a figure del lavoro eterogenee: liberi professionisti, lavoratori autonomi iscritti alle Casse di previdenza degli Ordini o alla Gestione Separata INPS, parasubordinati, precari-e e intermittenti, soprattutto della retribuzione, ricercatori sempre più flessibili e temporanei, studenti al lavoro con i voucher, partite IVA con sempre meno commesse e fatture, etc.
Tutte e tutti accomunati dall’essere sostanzialmente privi di diritti sociali e previdenziali, spesso oggetto di iniquità fiscali, sempre più ricattati dal lavoro povero, con scarsa retribuzione, poche certezze nei pagamenti e praticamente nessun accesso ai servizi di Welfare. È il quinto stato, come lo abbiamo più volte raccontato e descritto in questi anni.
Tutte e tutti accomunati dall’essere sostanzialmente privi di diritti sociali e previdenziali, spesso oggetto di iniquità fiscali, sempre più ricattati dal lavoro povero, con scarsa retribuzione, poche certezze nei pagamenti e praticamente nessun accesso ai servizi di Welfare. È il quinto stato, come lo abbiamo più volte raccontato e descritto in questi anni.
martedì 7 giugno 2016
5 MILIONI DI LAVORATORI AUTONOMI SENZA TUTELE: COSA FA IL PARLAMENTO?
Giuseppe Allegri
Annunciato, e poi sotterrato, si torna a parlare del "Jobs Act delle partite Iva". Una modesta proposta di tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale in chiaroscuro. Il 13 giugno è la scandenza della presentazione degli emendamenti al Senato, poi il testo passerà alla Camera. Cosa fare per le tutele e le garanzie del lavoro indipendente, il lavoro digitale e la sharing economy in Italia
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giovedì 12 maggio 2016
CARTA (3.0) DEI DIRITTI E DEI PRINCIPI DEL LAVORO AUTONOMO E INDIPENDENTE
Il Jobs Act, che doveva essere l'angelo redentore dell'occupazione, ha fatto spendere al contribuente 6 miliardi di euro nel 2015 per produrre 100 mila nuovi posti di lavoro, più o meno gli stessi occupati del 2014. Annunciato come la svolta epocale per il lavoro autonomo, a distanza di mesi, il "Jobs act delle partite Iva" annunciato da Renzi sembra essere passato nel dimenticatoio Gli unici che continuano a creare, studiare e mobilitare in Italia sul lavoro sono i lavorat* autonomi della Coalizione 27 febbraio: la loro carta dei diritti è quanto di più avanzato è stato prodotto nella concezione del lavoro contemporaneo e per i suoi diritti. Diritti sociali universali, fisco, previdenza, studi professionali, sharing economy: sono alcuni dei capitoli di una carta dei diritti che restituisce ila complessità della condizione del quinto stato oggi: un patchwork di identità, status e potenzialità. La loro consultazione permanente sulla carta dei diritti è arrivata alla versione 3.0. Ecco il nuovo testo. I risultati verranno esposti sabato 21 maggio in un'assemblea a Esc alle 18, via dei Volsci a Roma.
mercoledì 11 maggio 2016
CHE FINE HA FATTO IL JOBS ACT DEL LAVORO AUTONOMO?
Lettera aperta della “Coalizione 27 febbraio”: proposta di assemblea
Siamo le lavoratrici e i lavoratori autonomi e precari della “Coalizione 27 Febbraio”.
Ci identifichiamo nel Quinto Stato: «… una condizione incarnata in una popolazione fluttuante, composta da lavoratrici e lavoratori indipendenti, precari, poveri al lavoro, lavoratori qualificati e mobili, sottoposti a una flessibilità permanente».
Ci siamo incontrati, poco più di un anno fa, per la prima volta a Roma, convinti che solo l’azione e le lotte congiunte di figure del lavoro eterogenee – connesse dalla intermittenza, dalla precarietà e dall’assenza di welfare – avrebbe potuto accendere i riflettori sulla nostra condizione, che è comune a milioni di donne e di uomini. Liberi professionisti, precari, lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS, studenti, ricercatori a tempo, parasubordinati, accomunati dall’essere sostanzialmente privi di diritti sociali e previdenziali, o dal possederne in misura assai ridotta, abbiamo dato vita insieme a un movimento di idee e di lotte culminato nella produzione della Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente.
Questo movimento – fatto anche di manifestazioni pubbliche presso le istituzioni del welfare, dalla sede centrale INPS al Ministero del lavoro – ha generato una rinnovata attenzione dei media, nello scorso autunno, verso le rivendicazioni del lavoro autonomo e professionale. Nello stesso periodo, in coincidenza con la nascita della Carta della C27F, il Governo annunciava trionfalmente l’approvazione del cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, un breve Disegno di Legge contente alcune norme interessanti in tema di certezza dei pagamenti, accesso ai Fondi europei, tutela della malattia, deducibilità fiscale delle spese di formazione, e molte norme sbagliate (vedi il Titolo II sul lavoro agile).
venerdì 18 marzo 2016
CARTA (2.0) DEI DIRITTI E DEI PRINCIPI DEL LAVORO AUTONOMO E INDIPENDENTE
La Carta (2.0) dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente della coalizione 27 febbraio. Una proposta aperta, in 9 punti: il nuovo testo.
Dopo due mesi di tour in tutta Italia, la Coalizione 27 febbraio torna a Milano: Bellissima Fiera. Con una nuova versione della carta, dopo avere raccolto spunti, bisogni, ragionamenti, difficoltà con i freelance. sabato 19 marzo, dalle 11,30 nella Balconata del palazzo del ghiaccio a Milano un confronto con CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro che promuove la carta dei diritti universali del lavoro, con i ricercatori del Coordinamento Ricercatori Non Strutturati Universitari, lavoratori autonomi e indipendenti.
venerdì 1 gennaio 2016
MGA AVVOCATI: WELFARE E DIRITTI PER IL LAVORO INDIPENDENTE
Il 2015 ha visto il perfezionamento della costituzione dell'associazione, il miglioramento della sua struttura interna e l'ulteriore radicamento territoriale su tutto il territorio nazionale.
Anche su queste basi M.G.A. (Mobilitazione Generale degli Avvocati) ha potuto dare nuovo impulso e nuova linfa alla propria attività di costruzione politica e sindacale, promossa sia all’interno, che all’esterno del perimetro forense.
La nascita della Coalizione 27 Febbraio #27F e la produzione della “Carta dei diritti del lavoro autonomo ed indipendente” è per noi tutti un motivo di enorme soddisfazione, perché finalmente le rivendicazioni delle fasce economicamente più deboli dell’Avvocatura si intrecciano con quelle delle altre professioni e degli altri lavoratori, coagulandosi in una massa critica che è molto più forte delle loro somma algebrica.
martedì 15 dicembre 2015
CARTA DEI DIRITTI E DEI PRINCIPI DEL LAVORO AUTONOMO E INDIPENDENTE
Dopo la carta dei giornalisti freelance, approvata dal sindacato di Stampa Romana, ecco il testo della Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente. E' il risultato del lavoro collettivo di una ventina di associazioni del lavoro autonomo ordinistico e atipico, di sindacati tradizionali e nuovi che formano la Coalizione 27 febbraio. E' un testo aperto, che darà vita in tutto il paese al "Carta canta tour" nei prossimi mesi.
Precari, disoccupati, intermittenti, dipendenti, freelance, professionisti viaggeranno insieme, da nord a sud, per presentare il lavoro fin qui svolto, per allargare le maglie della coalizione e aggregare reti di precari, autonomi freelance, movimenti e sindacati.
Precari, disoccupati, intermittenti, dipendenti, freelance, professionisti viaggeranno insieme, da nord a sud, per presentare il lavoro fin qui svolto, per allargare le maglie della coalizione e aggregare reti di precari, autonomi freelance, movimenti e sindacati.
La Coalizione 27 febbraio formula una proposta aperta in 9 punti che intende interloquire con il governo che ha annunciato uno "Statuto del lavoro autonomo". Mentre il Governo è costretto a dare parziali risposte alle istanze di professionisti e freelance in Legge di Stabilità, i lavoratori indipendenti rispondono con lo spirito di coalizione: lavoro dipendente, professioni intellettuali, lavoro autonomo e partite iva uniti affermano i loro diritti: "A problemi comuni dobbiamo trovare soluzioni comuni".
mercoledì 11 novembre 2015
SCRIVIAMO INSIEME I DIRITTI DEL LAVORO AUTONOMO
Un atto pubblico di cittadinanza a Roma, Esc Atelier, 14-15 novembre. La Coalizione 27 febbraio organizza e promuove un atto pubblico per scrivere i diritti del lavoro autonomo: Lo statuto che non c'è. Se ben articolato lo statuto potrebbe essere un'occasione per i lavoratori intermittenti, precari, a termine, prestatori d'opera occasionali, il vasto mondo del quinto stato
***
Lo statuto del lavoro autonomo professionale annunciato dal governo Renzi punta ad ampliare le coperture su maternità, pagamenti in ritardo, spese per formazione e le tutele per le malattie gravi per chi lavora con la partita Iva. La bozza redatta dal giuslavorista bocconiano Maurizio Del Conte conferma le dichiarazioni rilasciate in un incontro con le associazioni dei freelance l'11 ottobre e sarà accompagnato da una riforma del regime fiscale agevolato per gli autonomi, un rimedio al pasticcio creato dal governo l'anno scorso. Dovrebbe essere sospeso l'aumento dei contributi Inps al 27,72% e si parla di un'equiparazione dei freelance e parasubordinati della gestione separata agli altri autonomi, commercianti e artigiani, con l'aliquota al 24%. In attesa che la discussione sulla legge di stabilità confermi gli annunci, si è aperta la discussione su uno statuto che promette di essere la prima misura normativa decisa in Italia da molto tempo. I lavoratori autonomi possono conquistare un avamposto utile per chi non è autonomo, ma lavora precariamente.
domenica 4 ottobre 2015
AVVOCATO E PROLETARIO: STORIE DI ORDINARIA INIQUITA' PREVIDENZIALE
#Storiedicassa: storie di ordinaria iniquità previdenziale. Gli avvocati della Mobilitazione Generale degli Avvocati (M.G.A.) indossano i panni dei menestrelli e raccontano le storie alla Cassa Nazionale Forense, l'istituto di previdenza e assistenza della categoria. Su medium hanno creato una narrazione collettiva sulle ingiustizie comuni a tutti i lavoratori autonomi: la crescita incontrollata di tasse e contributi non corrisponde ad alcun welfare, né alla tutela dei diritti, della maternità o della malattia.
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sabato 16 maggio 2015
SERGIO BOLOGNA: DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI FREELANCE
Roberto Ciccarelli
Knowledge Workers. Dall’operaio massa al freelance (Asterios editore), Sergio Bologna ripercorre la traiettoria che dall’operaio massa ha portato ai freelance, al “lavoratore autonomo di seconda generazione” e al self-employed (auto-impiegato). Un pamphlet da leggere per capire di cosa parliamo quando parliamo di "coalizione sociale" - Da Alfabeta
***
Un saggio breve dove Sergio Bologna, poliedrica figura dell’operaismo italiano, storico del movimento operaio, freelance, attivista e fondatore di riviste d’avanguardia come Primo Maggio, riflette sul “post-operaismo”. Il “post” viene adottato perché il fondatore dell’operaismo Mario Tronti sostiene che l’operaismo si è concluso con la rivista “Classe operaia” già negli anni Sessanta. Bologna si attiene a questa distinzione.
Ciò che gli interessa è delineare una caratteristica specifica della storia degli intellettuali emersa nel Dopoguerra: la lotta contro il crocianesimo nell’accademia e il conformismo regnante sul mercato editoriale. Un’eccezione riconosciuta che continua a riscuotere l’interesse nelle nuove generazioni, non solo italiane.
Knowledge Workers. Dall’operaio massa al freelance (Asterios editore), Sergio Bologna ripercorre la traiettoria che dall’operaio massa ha portato ai freelance, al “lavoratore autonomo di seconda generazione” e al self-employed (auto-impiegato). Un pamphlet da leggere per capire di cosa parliamo quando parliamo di "coalizione sociale" - Da Alfabeta
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Un saggio breve dove Sergio Bologna, poliedrica figura dell’operaismo italiano, storico del movimento operaio, freelance, attivista e fondatore di riviste d’avanguardia come Primo Maggio, riflette sul “post-operaismo”. Il “post” viene adottato perché il fondatore dell’operaismo Mario Tronti sostiene che l’operaismo si è concluso con la rivista “Classe operaia” già negli anni Sessanta. Bologna si attiene a questa distinzione.
Ciò che gli interessa è delineare una caratteristica specifica della storia degli intellettuali emersa nel Dopoguerra: la lotta contro il crocianesimo nell’accademia e il conformismo regnante sul mercato editoriale. Un’eccezione riconosciuta che continua a riscuotere l’interesse nelle nuove generazioni, non solo italiane.
giovedì 30 aprile 2015
SERGIO BOLOGNA: PRIMO MAGGIO, ANCHE I FREELANCE SONO IN FESTA
Sergio Bologna
Il 1 maggio è la festa della dignità del lavoro, di donne e uomini che lavorano, da freelance, da dipendente, da intermittente, in condizione precaria. Tutti, senza distinzioni di contratto. Buon Primo Maggio - Pubblicato su Acta
***
Per più di un secolo il 1 maggio è stato la festa del lavoro. Oggi non è più chiaro se sia ancora una festività o una giornata come le altre. La scelta di inaugurare l’EXPO a Milano il 1 maggio e di fare appello al lavoro gratuito sembra quasi voler intenzionalmente distruggere uno dei simboli della civiltà occidentale.
Il 1 maggio è stata la festa della dignità del lavoro. Era nata da un grande movimento per le otto ore, con scioperi di massa, soprattutto negli Stati Uniti, brutali repressioni poliziesche, impiccagioni d’innocenti accusati di aver fomentato violenze. Alla fine il movimento operaio l’aveva spuntata e certi diritti, certi principi, sono diventati patrimonio comune. Nel secondo dopoguerra era diventata una festa di pace, con manifestazioni gioiose, una festa che accomunava tutti coloro che vivevano di un salario. Poi, dagli Anni 80, il clima è cambiato e il 1 maggio ha rischiato di diventare un rito nostalgico, perché la forma di lavoro subordinato si stava sgretolando, perché le forme di resistenza sindacale del vecchio movimento operaio erano armi spuntate.
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venerdì 27 febbraio 2015
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI COALIZIONE SOCIALE
Roberto Ciccarelli
Da parola chiave del centro-sinistra, quello delle alleanze arcobaleno o dei rissosi governi Prodi, la sinistra politico-sindacale italiana ha riscoperto la parola “coalizione”. Un termine che si pone in antitesi alla sommatoria dall’alto e alla fusione degli attuali ceti politici. Ma, ad analizzare bene, le idee di coalizione di Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Sergio Bologna assumono sembianze diverse. Un' analisi pubblicata su MicroMega
***
Nel linguaggio del segretario della Fiom Landini, quando
non spende il tempo a smentire di voler
entrare in politica, “coalizione” significa questo: “Il sindacato – ha detto - si deve porre il problema di una
coalizione sociale più larga che superi i confini della tradizionale
rappresentanza sindacale e aprirsi a una rappresentanza anche politica. La
sfida democratica a Renzi passa anche da qui”.
La versione Ladini
Strumentalizzazioni di Renzi, e titoli di giornali fuorvianti a
parte, la coalizione di Landini privilegia l'idea di una primazia del
“sindacale” sul “politico”. Per questo auspica un ruolo forte del sindacato
(Cgil più Fiom) che supera se stesso e diventa un soggetto politico che
ingloba, e uniforma, le infinite e divergenti sigle della sinistra “sociale”,
movimentista o associativa. E immagina di aspirare nel suo vortice ciò che
resta dei frammenti della sinistra politica che seguono progetti politici
inconciliabili: l'alleanza con la
“sinistra Pd” - qualsiasi cosa significhi – o l'incarnazione di una Syriza
all'italiana.
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mercoledì 21 gennaio 2015
L'ALBERO DEGLI ARCHIVISTI
Sara Vian
Favoletta sull'albero dell'archivistica che cresce nel giardino delle professioni accanto a quelli dell'Archeologia, della Biblioteconomia, del Restauro, della Storia dell'arte. Con i saluti all'austera sequoia dell'Avvocatura e la splendida siepe di mirto che corre qui e là, il Giornalismo
***
Tra le professioni dei Beni Culturali, l'Archivistica è quella più eccentrica. E' l'unica incentrata su di un principio (la relazione tra i documenti) e non su un oggetto (l'antico vaso, per dirne uno): per questo, è applicabile trasversalmente a prescindere dalla natura o dall'epoca del supporto documentale.
L'evoluzione sociale dell'ultimo ventennio l'ha coinvolta profondamente, affiancandosi alla tradizionale figura dell'archivista strutturato (dipendente negli archivi statali) quella del libero professionista a committenza mista (archivi pubblici, d'impresa, di studi professionali, di enti, ecc.); l'evoluzione digitale ed i confini più labili tra i concetti di 'riordino' e 'gestione' hanno imposto la ridefinizione dell'assodata cesura tra 'antichisti' e 'contemporanei', e di conseguenza tutto l'impianto formativo tradizionale.
Uno sforzo caricato quasi completamente sulle spalle dei freelance, per i quali ai sempre più alti standard di preparazione non corrisponde una pari qualità di vita; per questo alcuni di essi, come gli Archim-Archivisti in Movimento si sono uniti in una rete di relazioni trasversali fuori categoria sui temi di lavoro, fisco e previdenza, per ribadire l'assoluta necessità di una battaglia comune per la sostenibilità delle professioni
Favoletta sull'albero dell'archivistica che cresce nel giardino delle professioni accanto a quelli dell'Archeologia, della Biblioteconomia, del Restauro, della Storia dell'arte. Con i saluti all'austera sequoia dell'Avvocatura e la splendida siepe di mirto che corre qui e là, il Giornalismo
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Tra le professioni dei Beni Culturali, l'Archivistica è quella più eccentrica. E' l'unica incentrata su di un principio (la relazione tra i documenti) e non su un oggetto (l'antico vaso, per dirne uno): per questo, è applicabile trasversalmente a prescindere dalla natura o dall'epoca del supporto documentale.
L'evoluzione sociale dell'ultimo ventennio l'ha coinvolta profondamente, affiancandosi alla tradizionale figura dell'archivista strutturato (dipendente negli archivi statali) quella del libero professionista a committenza mista (archivi pubblici, d'impresa, di studi professionali, di enti, ecc.); l'evoluzione digitale ed i confini più labili tra i concetti di 'riordino' e 'gestione' hanno imposto la ridefinizione dell'assodata cesura tra 'antichisti' e 'contemporanei', e di conseguenza tutto l'impianto formativo tradizionale.
Uno sforzo caricato quasi completamente sulle spalle dei freelance, per i quali ai sempre più alti standard di preparazione non corrisponde una pari qualità di vita; per questo alcuni di essi, come gli Archim-Archivisti in Movimento si sono uniti in una rete di relazioni trasversali fuori categoria sui temi di lavoro, fisco e previdenza, per ribadire l'assoluta necessità di una battaglia comune per la sostenibilità delle professioni
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sabato 10 gennaio 2015
LA SOLUZIONE FINALE PER I FREELANCE
Mattia Sullini
***
Siamo un Paese vecchio e corporativo che si sta mangiando i suoi stessi figli. Si sta profilando come una vera e propria ecatombe sociale per milioni di giovani e meno giovani. Che sia un bene o un male, il futuro è questo e dobbiamo farci i conti. La scelta di proteggersi da questo futuro accanendosi contro chi lo sta costruendo è ottusa, inutile e crudele
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Siamo un Paese vecchio e corporativo che si sta mangiando i suoi stessi figli. Si sta profilando come una vera e propria ecatombe sociale per milioni di giovani e meno giovani. Che sia un bene o un male, il futuro è questo e dobbiamo farci i conti. La scelta di proteggersi da questo futuro accanendosi contro chi lo sta costruendo è ottusa, inutile e crudele
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Chi si ricorda del “forfettone”, il regime semplificato con un’aliquota forfettaria del 20% cui poteva ricorrere chiunque avesse un reddito imponibile inferiore a 30.000€? Non aveva fatto nulla di male, anzi. Eppure durò veramente poco. La tragedia si consumò nell’estate del 2011, più o meno simultaneamente alla decisione di innalzare i contributi per la gestione Separata (allora al 26%) fino al 33%. Quest’ultima decisione venne sospesa ma in compenso venne emessa sentenza di morte immediata per il forfettone che fu mandato rapidamente in pensione e sostituito con i “superminimi”, il regime iper-agevolato con un’aliquota forfettaria ridotta al 5% che conosce chi ha aperto Partita Iva negli ultimi 3 anni.
La notevolissima riduzione dell’imposizione rese però probabilmente meno visibile una significativa differenza: la durata con il passaggio cessò di essere illimitata: al massimo 5 anni, prorogabili per chiunque non avesse compiuto i 35 anni. Già allora le perplessità furono molte, perchè il nuovo regime dei minimi acquisiva l’identità di politica specifica per i giovani e perdeva ogni caratteristica di sostegno al lavoro autonomo per le fasce di reddito più basse, già prive della possibilità di godere della maggior parte delle forme di welfare. Si concretizzava invece la prospettiva di vedere ulteriormente intaccato il loro reddito disponibile dall’incombente (ed ora operativo) aumento progressivo dell’aliquota INPS per la Gestione Separata fino al 33%.
La notevolissima riduzione dell’imposizione rese però probabilmente meno visibile una significativa differenza: la durata con il passaggio cessò di essere illimitata: al massimo 5 anni, prorogabili per chiunque non avesse compiuto i 35 anni. Già allora le perplessità furono molte, perchè il nuovo regime dei minimi acquisiva l’identità di politica specifica per i giovani e perdeva ogni caratteristica di sostegno al lavoro autonomo per le fasce di reddito più basse, già prive della possibilità di godere della maggior parte delle forme di welfare. Si concretizzava invece la prospettiva di vedere ulteriormente intaccato il loro reddito disponibile dall’incombente (ed ora operativo) aumento progressivo dell’aliquota INPS per la Gestione Separata fino al 33%.
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sabato 27 dicembre 2014
LEGGE DI STABILITA': AI FREELANCE NON RESTA CHE LA COALIZIONE
Sergio Bologna
Cari amici di Acta, cari colleghi,
il governo Renzi e la maggioranza parlamentare che lo sostiene – malgrado i non pochi amici che abbiamo là dentro, anche tra l’opposizione – ci ha bastonati più di quanto avessero fatto Prodi, Berlusconi e Monti. Ormai è chiaro che siamo un bancomat al quale è difficile rinunciare per chi cerca di cavar soldi dai cittadini dovunque può (e si vanta di diminuire le tasse).
Qualcuno di noi potrebbe pensare di rifarsi con una resa dei conti elettorale ma questo governo, a mio avviso, non ha nessuna intenzione di andare alle elezioni prima del 2017. Avrà tutto il tempo quindi di bastonarci ancora di più e noi dovremo subire, anche se le posizioni di Acta sono state condivise dal più ampio fronte di freelance mai costituito.
Dovremo subire noi ma dovranno subire anche tanti altri corpi intermedi, primi tra tutti i tre sindacati. Molte rappresentanze d’interessi verranno semplicemente cancellate, vedi Camere di Commercio. Questo governo ha avuto il mandato di bypassare l’apparato corporativo e consociativo su cui si è retta la nostra confusa e clientelare democrazia.
il governo Renzi e la maggioranza parlamentare che lo sostiene – malgrado i non pochi amici che abbiamo là dentro, anche tra l’opposizione – ci ha bastonati più di quanto avessero fatto Prodi, Berlusconi e Monti. Ormai è chiaro che siamo un bancomat al quale è difficile rinunciare per chi cerca di cavar soldi dai cittadini dovunque può (e si vanta di diminuire le tasse).
Qualcuno di noi potrebbe pensare di rifarsi con una resa dei conti elettorale ma questo governo, a mio avviso, non ha nessuna intenzione di andare alle elezioni prima del 2017. Avrà tutto il tempo quindi di bastonarci ancora di più e noi dovremo subire, anche se le posizioni di Acta sono state condivise dal più ampio fronte di freelance mai costituito.
Dovremo subire noi ma dovranno subire anche tanti altri corpi intermedi, primi tra tutti i tre sindacati. Molte rappresentanze d’interessi verranno semplicemente cancellate, vedi Camere di Commercio. Questo governo ha avuto il mandato di bypassare l’apparato corporativo e consociativo su cui si è retta la nostra confusa e clientelare democrazia.
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martedì 25 novembre 2014
GIORNALISTI "4 EURO A PEZZO", LA LOTTA PER UN ALTRO SINDACATO
101 voti. Non ho mai pensato di candidarmi ad alcunché, adesso che sono
stato eletto a delegato per il 22° congresso dell'associazione stampa romana
sono emozionato. Qualcuno lo conosco, molti altri no. Ecco, spero che
questo voto sia utile a tutti e un giorno a chi, freelance e precari, ho
incontrato in questi anni. Grazie a tutt*. L'occasione fa il racconto: quello delle lotte dei giornalisti precari e freelance in Italia, contro l'"accordo truffa" sull'equo compenso e il nuovo contratto di categoria. Un contratto che è l'anticipazione del Jobs Act.
***
Quello dei giornalisti è stato un sindacato forte di una categoria ricca. Oggi è un sindacato corporativo di una categoria impoverita arroccata a difesa dello status di pochi, mentre il 60% dei giornalisti italiani non lavora in redazione. Lavorano da precari, da freelance, senza diritti che non siano quelli contrattati a voce nel tran tran di un lavoro a cottimo.
venerdì 14 novembre 2014
STRIKE! SCIOPERO SOCIALE PER UN'ALTRA IDEA DI LAVORO, CURA E VITA
![]() |
Zerocalcare per #scioperosociale |
*** Strike! oggi è #scioperosociale x un'altra idea di lavoro, cura e vita, parafrasando il Jobs Act
***
Come un mantra ossessivo e compulsivo, insieme con l'autunno, arriva a compimento l'ennesima riforma del mercato del lavoro, in Italia. Da vent'anni, sempre la stessa storia.
Il ventennio malefico della precarietà istituzionalizzata
E c'è sempre una coppia in ballo: oggi Poletti-Renzi. Ieri Treu-Damiano, relatori della l. 92/2012, meglio nota come Riforma del lavoro Fornero, dal titolo tristemente inadeguato: Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita. Visto che in oltre due anni crescerà solo la disoccupazione.
L'altro ieri c'era un'altra coppia ancora: sempre Tiziano Treu, questa volta in compagnia di Lamberto Dini Presidente del Consiglio (la primavera 1995 del Pacchetto Treu; poi la creazione della Gestione Separata INPS per Partite Iva non ordiniste e tutte le forme del lavoro intermittente, precario, flessibile; quindi la successiva l. 196/1997, Norme in materia di promozione dell'occupazione, nel senso di una sua sempre più precaria condizione).
Ne La furia dei cervelli (manifestolibri, 2011) abbiamo definito gli anni novanta di queste odiose riforme come la decade malefica.
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martedì 11 novembre 2014
MA QUALE IDEA DELLA MATERNITA' SI E' FATTO RENZI?
Roberto Ciccarelli
Le neo-mamme rispondono a Renzi sugli 80 euro. "Freedom for Birth" Roma: la narrazione di Renzi sulla maternità è ispirata a un immaginario arretrato, discriminatorio e consumista.
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Gli 80 euro proposti dal presidente del Consiglio Matteo Renzi alle neo-mamme? Una proposta fuorviante e tossica secondo il gruppo di azione romano "Freedom for Birth". Secondo le madri, che sottolineano il loro essere anche professioniste, i genitori hanno bisogno di un Welfare: servizi funzionanti, reddito, casa, diritti, cittadinanza e dignità, investimenti pubblici per la promozione della salute e della prevenzione durante percorso nascita e nel periodo perinatale (il primo o i primi tre anni di vita). Tali investimento generano un vantaggio per le persone coinvolte in termini di salute e qualità della vita e un risparmio per le amministrazioni e per la società sostengono le neo-mamme.
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sabato 25 ottobre 2014
IL COMPLICATO RAPPORTO TRA CGIL, FREELANCE E PRECARI
Roberto Ciccarelli
I rapporti storicamente difficili tra la Cgil e il lavoro autonomo o precario. Il problema è innanzitutto culturale: il lavoro indipendente non è (solo) quello parasubordinato e non è composto da evasori fiscali. Come includere chi non rientra in un contratto nazionale né in un ordine professionale? Milioni di persone restano senza voce. Ma qualcosa si muove a corso Italia
***
In un'analisi della Cgil i
lavoratori che svolgono attività autonome senza dipendenti, esclusi i
parasubordinati e le imprese, sono 3.369.000. A queste partite Iva individuali
vanno aggiunti 962.428 parasubordinati esclusivi (coloro cioè che non hanno
altre attività e non sono in pensione) e 21.101 lavoratori con redditi
esclusivi da cessione di diritti d'autore. Parliamo di oltre 4 milioni di persone. Per loro il bilancio dei primi mesi
del governo Renzi è magro: niente bonus 80 euro, come i pensionati e i precari;
niente ammortizzatori sociali che l'esecutivo dice di volere estendere nel Jobs
Act, mentre i contributi per 1 milione e 800 mila freelance e
parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps rischiano di crescere dal
27,72% al 29,72% nel 2015, fino al 33,72% nel 2019.
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