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domenica 1 maggio 2022

1 MAGGIO: GENEALOGIA DI UNA FESTA CONTRO IL LAVORO



Il quarto stato di Giuseppe Pelizza da Volpedo è in mostra nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze dal primo al 30 giugno 2022. Acquisito dal Comune di Milano nel 1920, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara, Il quarto stato è stato esposto a Palazzo Marino, alla Galleria di Arte Moderna e dal 2010 è custodito al Museo del Novecento di Milano.  «Il quarto stato ritrae i lavoratori come un nuovo soggetto politico che con la rivoluzione industriale si affaccia potentemente e che inizia a richiedere una dimensione di futuro. Se dovessimo dipingere quel quadro oggi dovremmo farlo in modo molto diverso, con vestiti diversi, con colore di pelle diversi ma le ragioni per dipingere quel quadro ci sarebbero ancora. Credo che ci siano molte ragioni per dipingere quel quadro ma oggi è molto più difficile dipingerlo. Ma ci sono ragioni profondissime per ridipingere un quadro come quello» ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo all'inaugurazione della mostra. 

giovedì 12 dicembre 2019

ANDARE A SCUOLA E IMPARARE IL LAVORO DI CHI CERCA UN LAVORO


Edoardo Puglielli

Pubblichiamo il testo che Edoardo Puglielli sta usando per le sue conferenze e incontri  sulle ideologie contemporanee dei sistemi formativi e dell'insegnamento. L'autore dice che è ispirato alla lettura dei libri di Roberto Ciccarelli, Capitale disumano. La vita in alternanza scuola lavoro (Manifestolibri) e Forza lavoro. II lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi. Lo ringraziamo per la generosità. Non si tratta di avere paura, bisogna trovare nuovi strumenti. Co-spiriamo, respiriamo insieme.


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giovedì 5 gennaio 2017

I BUCANIERI DELLE FAKE NEWS


Roberto Ciccarelli

La "post-verità" è stata eletta a "parola dell'anno" dopo la vittoria di Trump alla Casa Bianca. Anche in Italia schiere di giornalisti, filologi, filosofi, massmediologi e politici parlano delle notizie false [Fake News] che altererebbe la "vera" natura della politica. Le più alte istituzioni invocano un intervento censorio, un controllo politico, una resipiscienza morale dei naviganti contro le notizie veicolate sulle piattaforme digitali. In risposta, Beppe Grillo (M5S) evoca giurie popolari contro i media tradizionali che condannano la rete. Facebook e  Google annunciano provvedimenti contro le bufale. Ciò di cui nessuno ancora parla è il motivo per cui le fake news si producono. E, soprattutto, chi le produce? Sono i freelance e gli operai delle fabbriche del click in tutto il mondo. Pur di guadagnare un reddito che altrove non c'è, i nuovi precari dell'era hi-tech sono diventati strumenti e attori consapevoli della produzione di notizie false, opportunismi digitali, narrazioni parallele, verosimili o infondate, non importa. Servono alla conquista del potere (degli altri), allacreazione del traffico sulle piattaforme da cui traggono il reddito.Ecco chi sono. Il racconto del quinto stato, la questione sociale nel capitalismo digitale. (pubblicata su Prismo).

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Hrithie Menon ha 15 anni e lavora come freelance. Frequenta la East View Secondary School di Singapore. La sua famiglia è ceto medio. Haridas, suo padre, ha fondato la Singapore Internet Marketing Academy. Sua madre, Shenthil, lavora nell'industria dei media locali. In futuro, Hrithie spera di sviluppare la sua passione per il software. Vorrebbe aiutare gli uomini di affari a rafforzare la loro cyber-sicurezza su wordpress. Al politecnico vuole studiare ingegneria informatica. Orgoglioso di lei, il padre dice: “Ha un incredibile talento nel sentire le tendenze online, ha orecchio, le sente”. È uno dei talenti che si acquistano in rete. Da nativa digitale “ho imparato da You Tube – dice Hrithie – Tutto è su Internet”.




Hrithie deve il suo incontro con Donald Trump al mercato online per servizi digitali: Fiverr. Durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, Hrithie Menon è stata reclutata su questa piattaforma dallo staff del candidato repubblicano per realizzare un presentazione online del programma destinato agli studenti. “È stato uno dei progetti più facili che ho realizzato – ha detto Hrithie – è uno dei tanti, ci ho messo due ore”. Per ogni task - o commessa – realizzata via Fiverr, Hrithie incassa più o meno 100 dollari e, fino ad oggi, ha guadagnato circa 2 mila dollari. Soldi che intende usare per un apparecchio dentale.

Quando ha risposto all'annuncio Hrithie non conosceva Trump. “Ho pensato che non fosse chissà quale affare”, racconta. Quando ha appreso dalla Tv che quel tizio con i capelli arancioni è diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti, Hrithie ha capito di avere preso parte a un evento storico a cui, nel suo piccolo, ha contribuito. Le sue slide sono state condivise dai coetanei americani e nei campus. Il suo portfolio di freelance ora è più ricco. Arriveranno altre commesse.


“Singapore ci ruba il lavoro”

In un comizio a Tampa in Florida il candidato razzista e xenofobo Trump ha denunciato Singapore come uno dei governi che “rubano” più posti di lavoro agli americani. In quello stesso momento il suo staff trovava Hrithie, proprio a Singapore, per realizzare un lavoro che molti studenti della sua età sono in grado di realizzare.

Il candidato populista tuona contro l'outsourcing delle altre imprese, ma la pratica per andare alla Casa Bianca, così come ha fatto per esternalizzare il lavoro per la linea di abbigliamento “Trump collection”. Senza contare che se Trump realizzasse uno dei suoi annunci elettorali – espellere 3 milioni di clandestini dagli Stati Uniti – è probabile che anche coetanei di Hrithie, e i loro genitori, potrebbero finire nella sua lista.

In questa vicenda non c’è un rapporto di causa ed effetto, né una condivisione degli obiettivi di Trump. Hrithie sostiene di non seguire la politica americana e va creduta: difficile credere che un’adolescente di Singapore tifi Trump. Lei ha risposto a un annuncio come fanno milioni di click-workers in tutto il mondo. Ha eseguito il lavoro, senza conoscere l’uso che ne sarebbe stato fatto. In realtà, non era difficile capirlo, ma il modo in cui è stata percepita questa attività è impolitico. Shenthil, la madre di Hrithie, ha detto: “È stato un grande momento per noi, pensare che il lavoro da freelance di mia figlia potesse produrre un simile spettacolo”.

Nella traduzione inglese la donna parla di “gig” che significa sia spettacolo che prestazione o “lavoretto”, uno di quelli offerti su piattaforme come Fiverr. Un cliente sembra valere come l’altro. Conta l’esecuzione del task, portare a termine la commessa che vale come le altre, o almeno così viene presentata. Avere un successo spettacolare per arricchire il curriculum. Il limite di questa mentalità “ va bene tutto, basta che paghi” è evidente. Trump, come imprenditore politico, l’ha usato per attrarre persone molto diverse che hanno visto nella sua campagna l’occasione per guadagnare un reddito.

domenica 4 ottobre 2015

AVVOCATO E PROLETARIO: STORIE DI ORDINARIA INIQUITA' PREVIDENZIALE




#Storiedicassa: storie di ordinaria iniquità previdenziale. Gli avvocati della Mobilitazione Generale degli Avvocati (M.G.A.) indossano i panni dei menestrelli e raccontano le storie alla Cassa Nazionale Forense, l'istituto di previdenza e assistenza della categoria. Su medium hanno creato una narrazione collettiva sulle ingiustizie comuni a tutti i lavoratori autonomi: la crescita incontrollata di tasse e contributi non corrisponde ad alcun welfare, né alla tutela dei diritti, della maternità o della malattia. 

sabato 3 ottobre 2015

DIRE NO A 600 EURO QUANDO LA DIGNITÀ È NECESSARIA

Eleonora Casula
Vita da freelance. Perché hai ben capito che chi ti ha fatto la proposta fa la voce grossa contro il Job Act e pensava veramente di farti un bel regalo. 600 euro fuori casa oggi come oggi è un'umiliazione. Il diritto alla retribuzione nel giornalismo e negli uffici stampa: un racconto.
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Dire di no è necessario anche quando non se lo aspetta nessuno.
Accade così un pò per caso un pò no una offerta di lavoro che pare essere la realizzazione dei miei sogni: diventare addetto stampa di personale politico.
I sogni si sa esistono solo la notte: tra il buio e le stelle, quelli fatti ad occhi aperti in genere nascondono sempre qualcosa di poco carino.
Certe volte però dire di no è necessario specie se sei un freelance.
Perchè?
Semplice: nella vita di freelance bisogna saper organizzarsi dire di sì quando si deve dire di no quando invece c’è qualcosa di poco chiaro.
E’ vero che ho bisogno di lavoro ma è soprattutto vero che la dignità over all.

domenica 2 agosto 2015

MONDINE, STORIA DI UN MOVIMENTO CHE PARLA AI FREELANCE


Barbara Imbergamo, Mondine in campo. (Edit press) Un libro che racconta le battaglie sindacali, la capacità di auto-organizzazione delle mondine. Oggi sono utili per rispondere alle domande dei freelance imbrigliati nella stessa forma generale del lavoro: precario, conto terzi, senza diritti
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Roberto Ciccarelli

Il movimento delle mondine si strutturò in età giolittiana. Il fascismo cercò di imbrigliarne la leggendaria combattività sindacale con politiche paternalistiche e ispirate agli stereotipi coloniali sul corpo delle donne. In Emilia molte donne parteciparono alla resistenza contro il nazi-fascismo. Nell’immediato dopoguerra, l’emancipazione dallo sfruttamento di un lavoro stagionale – quaranta giorni all’anno – diventò il centro del conflitto politico tra la sinistra e i democristiani. Negli anni Sessanta l’industrializzazione della monda sostituì gran parte delle 180 mila lavoranti, ma i sindacati cercarono di trattenere le donne nelle risaie pensando che l’aumento del salario orario bastasse a rendere sopportabile un lavoro bestiale.

Queste sono le istantanee della storia raccontata da Barbara Imbergamo nel libro Mondine in campo, (Edit press) che esplora le ragioni di una centralità simbolica, sociale e politica assunta dalle mondine nella prima metà del Novecento. In una tradizione politica basata sulla soggettività operaia, quella della sinistra italiana, la storia delle mondine conferma che la conflittualità sociale e politica non è stata la prerogativa esclusiva della classe operaia cittadina e maschile.

venerdì 3 luglio 2015

FARE IL CONCORSONE RAI IN CAMBIO DI DUE SPICCI E PAGARE PER DIECI


Giovanna Ferrara

Vita da Freelance al Concorsone Rai che mette in palio 100 posti precari per 5 mila candidati. Racconto non consolatorio di un viaggio da Roma a Bastia Umbra per un Superenalotto tutto italiano
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Un cartello temporaneo – “Concorso Rai” – avverte chi arriva dalla statale E45 di imboccare l'uscita Assisi-Foligno. La direzione verso i "Cento posti per eventuali contratti a tempo determinato nelle sedi nazionali e regionali dell'azienda che fa informazione di Stato".

Orizzonti di gloria

E così la triste provincia umbra - vetrine con abiti da messa e sandali francescani, rettilinei che potrebbero essere visioni buone per i film decadenti dei fratelli Cohen - diventa per un giorno il capoluogo di un sogno più vicino alle sensazioni da ‘ultima spiaggia’ che alle pulsioni da ‘orizzonti di gloria’.

A rendere più allucinante e incredibile l'intera vicenda è che a sognarlo sono in tremila, età media oltre i quarant'anni. Tutti, presumibilmente e al netto di sindromi masochiste, sperano di strappare questa promessa di assunzione temporanea. Le vite professionali dalle quali provengono sono infatti ancora più instabili e precarie di quella che sognano di conquistare e che il concorso mette in palio.

sabato 16 maggio 2015

SERGIO BOLOGNA: DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI FREELANCE

Roberto Ciccarelli

Knowledge Workers. Dall’operaio massa al freelance (Asterios editore), Sergio Bologna ripercorre la traiettoria che dall’operaio massa ha portato ai freelance, al “lavoratore autonomo di seconda generazione” e al self-employed (auto-impiegato). Un pamphlet da leggere per capire di cosa parliamo quando parliamo di "coalizione sociale" - Da Alfabeta 

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Un saggio breve dove Sergio Bologna, poliedrica figura dell’operaismo italiano, storico del movimento operaio, freelance, attivista e fondatore di riviste d’avanguardia come Primo Maggio, riflette sul “post-operaismo”. Il “post” viene adottato perché il fondatore dell’operaismo Mario Tronti sostiene che l’operaismo si è concluso con la rivista “Classe operaia” già negli anni Sessanta. Bologna si attiene a questa distinzione.

Ciò che gli interessa è delineare una caratteristica specifica della storia degli intellettuali emersa nel Dopoguerra: la lotta contro il crocianesimo nell’accademia e il conformismo regnante sul mercato editoriale. Un’eccezione riconosciuta che continua a riscuotere l’interesse nelle nuove generazioni, non solo italiane.

mercoledì 29 aprile 2015

L'ESPLOSIONE DELLA CLASSE ESPLOSIVA

Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro del precariato. Ed è proprio attraverso la categoria concettuale del precariato, definita “classe esplosiva”, che si può comprendere il quinto stato e l'idea di politica come pratica delle coalizioni - da MicroMega

di Domenico Tambasco

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Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro del precariato.

Così potremmo esordire, parafrasando il noto incipit del “Manifesto del Partito Comunista”[1], per definire con una sintomatica espressione il recente sviluppo di “coalizioni sociali” che traggono la loro origine direttamente dal mondo del lavoro.

È un fenomeno che risponde a dinamiche sociali articolate e profonde, di lungo momento, che solo uno sguardo superficiale può ridurre alla lista dei cartelli politico-elettorali; è il caso dunque di coglierne i profili, facendo riferimento a ciò che sta accadendo, negli ultimi mesi, proprio in Italia.

Incredibile a dirsi –forse memore di una tradizione movimentista che affonda le sue radici ai tempi della Rivoluzione Francese – una delle prime categorie a mobilitarsi è stata proprio quella degli avvocati che, a colpi di “selfie” recanti lo slogan “Io non mi cancello”, ha dato vita ad una diffusa protesta contro la propria Cassa di Previdenza Forense. Protesta che si è rivolta in particolare contro il sistema dei “minimi contributivi” che prescindono dal reddito del singolo professionista e, soprattutto, contro l’approvazione di una norma dello schema di decreto ministeriale[2] che prevederebbe la “regolarità contributiva” quale requisito di permanenza nell’ordine professionale. Il che vorrebbe dire, in poche parole, penalizzare oltre il 40% dei professionisti oggi iscritti all’albo che dichiarano redditi rientranti addirittura nella soglia di esenzione dal contributo unificato per le cause di lavoro (ovverosia redditi inferiori ai 32.000,00 euro)[3] e che, ciononostante, si vedono recapitare annualmente richieste di pagamento di contributi minimi che sfiorano i 4.000,00 euro.

La concretezza di un’inedita difficoltà in cui è coinvolta una professione tradizionalmente investita di prestigio sociale è espressa non solo dalle parole dei diretti interessati, che denunciano “gravi forme di sfruttamento” veicolate “dalla finzione della partita Iva”[4] ed il ribaltamento della tradizionale equazione democratica “lavorare per avere reddito” nell’assurdo postulato censitario “avere reddito per poter lavorare[5], ma anche da un’attenta analisi sociale del più generale fenomeno del cosiddetto Quinto Stato”, in cui si rileva come “i giovani avvocati che aspettano sulle scale dei tribunali di Napoli o Milano i migranti che hanno bisogno di rinnovare il permesso di soggiorno, e guadagnano quindici euro per ogni pratica, non vivono una condizione molto diversa dall’operaio in cassa integrazione oppure dal muratore disoccupato che lavora come piastrellista o falegname freelance”[6].

venerdì 27 febbraio 2015

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI COALIZIONE SOCIALE

Roberto Ciccarelli

Da parola chiave del centro-sinistra, quello delle alleanze arcobaleno o dei rissosi governi Prodi, la sinistra politico-sindacale italiana ha riscoperto la parola “coalizione”. Un termine che si pone in antitesi alla sommatoria dall’alto e alla fusione degli attuali ceti politici. Ma, ad analizzare bene, le idee di coalizione di Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Sergio Bologna assumono sembianze diverse. Un' analisi pubblicata su MicroMega

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Nel linguaggio del segretario della Fiom Landini, quando non spende il  tempo a smentire di voler entrare in politica, “coalizione” significa questo: “Il sindacato – ha detto - si deve porre il problema di una coalizione sociale più larga che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale e aprirsi a una rappresentanza anche politica. La sfida democratica a Renzi passa anche da qui”.

La versione Ladini

Strumentalizzazioni di Renzi, e titoli di giornali fuorvianti a parte, la coalizione di Landini privilegia l'idea di una primazia del “sindacale” sul “politico”. Per questo auspica un ruolo forte del sindacato (Cgil più Fiom) che supera se stesso e diventa un soggetto politico che ingloba, e uniforma, le infinite e divergenti sigle della sinistra “sociale”, movimentista o associativa. E immagina di aspirare nel suo vortice ciò che resta dei frammenti della sinistra politica che seguono progetti politici inconciliabili:  l'alleanza con la “sinistra Pd” - qualsiasi cosa significhi – o l'incarnazione di una Syriza all'italiana.

sabato 27 dicembre 2014

LEGGE DI STABILITA': AI FREELANCE NON RESTA CHE LA COALIZIONE

Sergio Bologna

Cari amici di Acta, cari colleghi,

il governo Renzi e la maggioranza parlamentare che lo sostiene – malgrado i non pochi amici che abbiamo là dentro, anche tra l’opposizione – ci ha bastonati più di quanto avessero fatto Prodi, Berlusconi e Monti. Ormai è chiaro che siamo un bancomat al quale è difficile rinunciare per chi cerca di cavar soldi dai cittadini dovunque può (e si vanta di diminuire le tasse).

Qualcuno di noi potrebbe pensare di rifarsi con una resa dei conti elettorale ma questo governo, a mio avviso, non ha nessuna intenzione di andare alle elezioni prima del 2017. Avrà tutto il tempo quindi di bastonarci ancora di più e noi dovremo subire, anche se le posizioni di Acta sono state condivise dal più ampio fronte di freelance mai costituito.

Dovremo subire noi ma dovranno subire anche tanti altri corpi intermedi, primi tra tutti i tre sindacati. Molte rappresentanze d’interessi verranno semplicemente cancellate, vedi Camere di Commercio. Questo governo ha avuto il mandato di bypassare l’apparato corporativo e consociativo su cui si è retta la nostra confusa e clientelare democrazia.  

martedì 9 dicembre 2014

I VOLONTARI DELLA RICERCA

La manifestazione "Basta gratis",
stop al lavoro gratis nel lavoroculturale
Roma 29 novembre 2014
Libera Pisano
Marx è il motivo per cui ho iniziato a studiare filosofia. “Marx” è anche la destinazione del 342, l’autobus che ogni mattina alle sei per tre lunghi anni, la durata del mio dottorato di ricerca senza borsa, mi ha accompagnato al lavoro. In questi anni mi sono scoperta insegnante, ghost writer, archivista, babysitter, dogsitter, commessa e segretaria. 
Le mie molteplici identità erano definite dai miei “lavoretti”, un vezzeggiativo che mi ha permesso di segnare una distanza ideale tra il mio lavoro accademico “serio” e il resto. Questa dicotomia esistenziale esplodeva ogni volta che, imbarazzata, mi trovavo a dover definire la mia professione. Il mio lavoro serio non pagato era scandito da innumerevoli attività: scrivere saggi, leggere, studiare, seguire seminari, andare in biblioteca, assistere alle lezioni, esaminare gli studenti, organizzare convegni, collaborare con le riviste, tradurre, intervistare etc. 

giovedì 4 dicembre 2014

JOBS ACT, L'ILLUSIONE DI CREARE LAVORO TRAMITE RIFORME DEL LAVORO

Roberto Ciccarelli

Il Jobs Act è stato approvato, i contenuti concreti li deciderà il governo, ma una cosa la sappiamo già: la precarietà si riproduce a mezzo precarietà. L'Italia mescola l'arcaico e il più moderno e non pensa al suo presente: partite iva, precari, disoccupati, giovani. Negli anni Novanta ci fu una generazione che avvertì: oggi va tutelata la persona, non solo il lavoro subordinato. Bisogna uscire dalla Decade Malefica.

>>> L'illusione di creare lavoro tramite riforme del lavoro - Gli Stati Generali <<<

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L'immagine: Installazione “100 sogni morti sul lavoro” di Gianfranco Angelico Benvenuto, Milano, 2012, foto di Pierangelo Zavatarelli  (CC) – «Cento anonime tute vuote, riempite solo dal vento che dà loro corpo in questo composto cammino senza i colori della speranza di Pellizza da Volpedo. Perché l’assenza di chi è morto per il lavoro o perchè lo ha perso diventi la presenza più autentica e più viva. Perché almeno il silenzio possa penetrare il muro dell’indifferenza al dolore altrui».

venerdì 28 novembre 2014

LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA

Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne: Due giorni e una notte. Un film con Marion Cotillard e Fabrizio Rongione

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Roberto Ciccarelli

La solidarietà è un piccolo gesto all’origine di infiniti altri gesti che permettono di creare una potenza fuori dalle norme acquisite o interiorizzate. Norme imposte per proteggere la miseria morale e materiale. Un atto sconsiderato, assoluto, inconcepibile nell’epoca della paura sociale. Quello di Sandra che rifiuta di essere riassunta al posto di un collega precario a cui non verrà rinnovato il contratto.




martedì 25 novembre 2014

GIORNALISTI "4 EURO A PEZZO", LA LOTTA PER UN ALTRO SINDACATO

Roberto Ciccarelli

101 voti. Non ho mai pensato di candidarmi ad alcunché, adesso che sono stato eletto a delegato per il 22° congresso dell'associazione stampa romana sono emozionato. Qualcuno lo conosco, molti altri no. Ecco, spero che questo voto sia utile a tutti e un giorno a chi, freelance e precari, ho incontrato in questi anni. Grazie a tutt*. L'occasione fa il racconto: quello delle lotte dei giornalisti precari e freelance in Italia, contro l'"accordo truffa" sull'equo compenso e il nuovo contratto di categoria. Un contratto che è l'anticipazione del Jobs Act.

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Quello dei giornalisti è stato un sindacato forte di una categoria ricca. Oggi è un sindacato corporativo di una categoria impoverita arroccata a difesa dello status di pochi, mentre il 60% dei giornalisti italiani non lavora in redazione. Lavorano da precari, da freelance, senza diritti che non siano quelli contrattati a voce nel tran tran di un lavoro a cottimo. 

sabato 22 novembre 2014

PROVE TECNICHE DI INSUBORDINAZIONE AL LAVORO

Giuseppe Allegri

Esce in questi giorni in Francia il volume Précariat. Pour une critique de la société de la précarité, sous la direction de Silvia Contarini et Luca Marsi, Presses Universitaires de Paris Ouest (p. 176, € 18).  Vi proponiamo una sintesi dell'intervento di Giuseppe Allegri.


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In queste note si prova a nominare l'urgenza di condividere altre narrazioni possibili contro l'ossessiva presenza del lavoro e/o la sua cronica mancanza, precarietà, intermittenza, a-tipicità, indagando quelle che potrebbero oramai definirsi le cinquantennali prove tecniche di insubordinazione al lavoro, con possibili evocazioni di una sottile, duratura, creativa disaffezione al lavoro, ma anche con la consapevolezza che spesso il capitale ha messo letteralmente al lavoro e a profitto questa insofferenza diffusa nei confronti del lavoro. 

mercoledì 12 novembre 2014

AVVOCATI, UNA PROFESSIONE ALLO SBANDO: E' TEMPO DI SCIOPERO SOCIALE

Cosimo D. Matteucci 

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Gli avvocati vivono una gravissima crisi e sono stritolati da un conflitto intergenerazionale, interreddituale. Sono un quinto stato da 4-500 euro al mese. La mobilitazione generale degli avvocati aderisce allo sciopero sociale del 14 novembre. Chiede tutele collettive, equità previdenziale e fiscale, sostegno ai redditi bassi

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Mobilitazione Generale degli Avvocati (M.G.A.) è una associazione forense di base, di natura sindacale, finalizzata alla tutela delle fasce economicamente più deboli dell’avvocatura italiana ed in generale degli avvocati portatori di redditi bassi e medio-bassi, sui quali da sempre grava il peso del conflitto intergenerazionale ed interreddituale che da tempo logora lo stesso tessuto connettivo della categoria professionale.

Abbiamo deciso di aderire allo sciopero sociale del prossimo del 14 novembre, nella speranza che questo possa essere l’inizio, l’innesco di un processo di mobilitazione sociale, sindacale e politica che coinvolga tutti i lavoratori e tutto l'enorme popolo del lavoro autonomo, delle professioni intellettuali e delle partite iva. 

sabato 25 ottobre 2014

IL COMPLICATO RAPPORTO TRA CGIL, FREELANCE E PRECARI

Roberto Ciccarelli

I rapporti storicamente difficili tra la Cgil e il lavoro autonomo o precario. Il problema è innanzitutto culturale: il lavoro indipendente non è (solo) quello parasubordinato e non è composto da evasori fiscali. Come includere chi non rientra in un contratto nazionale né in un ordine professionale? Milioni di persone restano senza voce. Ma qualcosa si muove a corso Italia

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In un'analisi della Cgil i lavoratori che svolgono attività autonome senza dipendenti, esclusi i parasubordinati e le imprese, sono 3.369.000. A queste partite Iva individuali vanno aggiunti 962.428 parasubordinati esclusivi (coloro cioè che non hanno altre attività e non sono in pensione) e 21.101 lavoratori con redditi esclusivi da cessione di diritti d'autore. Parliamo di oltre 4 milioni di  persone. Per loro il bilancio dei primi mesi del governo Renzi è magro: niente bonus 80 euro, come i pensionati e i precari; niente ammortizzatori sociali che l'esecutivo dice di volere estendere nel Jobs Act, mentre i contributi per 1 milione e 800 mila freelance e parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps rischiano di crescere dal 27,72% al 29,72% nel 2015, fino al 33,72% nel 2019.

lunedì 13 ottobre 2014

UN TUNNEL CHIAMATO JOBSACT

Giuseppe Allegri

Una riforma nel segno del compromesso storico tra Lega Coop e Compagnia delle opere. Per eliminare l' "apartheid" tra garantiti e non garantiti si cancellano i diritti di tutti. Non si tratta di dare lavoro, purché sia, ma di interrogarsi sul suo senso per le persone e per l'intera società

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domenica 12 ottobre 2014

QUANDO L'FMI SCOPRE IL QUINTO STATO (DEI DISOCCUPATI)

Roberto Ciccarelli

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Christine Lagarde del Fondo monetario Internazionale al vertice di Washington : "I disoccupati sono il quinto stato al mondo". Ma la stima è approssimata per difetto. Ci sono anche i precari, i neet o i working poors, chi lavora in autonomia. E' in corso una trasformazione del rapporto con l'occupazione. La cultura delle istituzioni internazionali, come quelle dei sindacati, non permettono di comprenderla. E il quinto stato potrebbe avere anche un altro significato

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Il Fondo Monetario Internazionale scopre il quinto stato. Con questa espressione la direttrice Christine Lagarde intende in realtà i disoccupati: “Duecento milioni di persone nel mondo cercano un lavoro. Se i disoccupati formassero un paese, il loro sarebbe il quinto stato più grande al mondo”. Il quinto stato viene dunque inteso come una popolazione il cui numero è inferiore solo alla Cina, all’India e agli altri paesi maggiormente popolati del pianeta. Lagarde cita Dostoïevskij: “Privati di un lavoro significativo, donne e uomini perdono la ragione della loro esistenza”.

(Qui il discorso, in inglese. Qui il video, in inglese, tra il nono e il dodicesimo minuto)