giovedì 29 ottobre 2015

AFROITALIANI: LA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CITTADINANZA



Bellamy e Loretta sono milanesi, italiane, africane. Sono nate in Italia, sono afroitaliane. "Gli italiani fanno di tutto per ritardare il mio riconoscimento di italiana".


Bellamy e Loretta raccontano la storia dell'emigrazione dei loro genitori, i sacrifici immensi fatti, il senso di debito e riconoscenza per le loro madri. Emerge anche il senso di una differenza: "Voglio realizzarmi prima come donna, avere una carriera stabile. Non posso seguire il modello dei miei genitori, dei miei cugini che hanno figli da 17 anni e passeranno tutta la vita a curare la famiglia. Voglio prima diventare indipendente, così non subirò quello che ha subito mia madre che è stata lasciata sola da mio padre". L'intervista è di Cecile Emeke.





Il quinto stato


Ius soli all'italiana

Sono almeno 500 mila gli italiani di seconda generazione che potrebbero beneficiare della nuova legge sulla cittadinanza da poco approvata. Per Moha­med Tail­moun, della Rete G2, la cifra sarebbe più alta: tra 800 mila e 1 milione di ragazzi. Per metà sono cittadini stranieri non comunitari che non possiedono la carta di soggiorno.«Abbiamo aspet­tato così tanto, al di là dei venti anni della legge 1991/92 che era già vec­chia quando è stata appro­vata - aggiunge - La sen­sa­zione della mag­gior parte delle seconde gene­ra­zioni è che non se ne poteva più e che ser­viva una riforma al più presto. Ci sareb­bero i mar­gini per miglio­rare la legge, per­ché sicu­ra­mente così com’è è imper­fetta, però tutto som­mato incas­siamo il fatto che è stata supe­rata la legge 91/92 che pro­du­ceva solo stranieri».

Un compromesso al ribasso, è stato definito il testo. Le associazioni avrebbero voluto eliminare l’obbligo per uno dei due geni­tori di pos­se­dere la carta di sog­giorno. Si tratta di un docu­mento dif­fi­cile da otte­nere. La pubblica amministrazione può far valere un potere discrezionale assoluto sul soggetto che chiede il riconoscimento di un suo diritto: chi nasce in Italia - o è arrivato in tenera età - è italiano. Questo vale per gli italiani e per i figli dei cittadini stranieri che sono nati in Italia.

Nella legge c'è anche il criterio del reddito che introduce una discriminazione di censo nell'accesso alla cittadinanza: non deve essere inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale (448 euro per 13 men­si­lità), devono vivere in una casa che risponda ai requisiti di idoneità previsti per legge (anche igienico sanitari) e anche superare un test di conoscenza della lingua e della cultura italiana. In più, i genitori devono essere “non pericolosi per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato”. Chi è povero, chi è figlio di un lavoratore in nero, chi vive in emergenza abitativa, o in un'occupazione abitativa, o chi è figlio di persone che hanno avuto a che fare con la giustizia vivrà in una cittadinanza condizionata.

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