Bellamy e Loretta sono milanesi, italiane, africane. Sono nate in Italia, sono afroitaliane. "Gli italiani fanno di tutto per ritardare il mio riconoscimento di italiana".
Bellamy e Loretta raccontano la storia dell'emigrazione dei loro genitori, i sacrifici immensi fatti, il senso di debito e riconoscenza per le loro madri. Emerge anche il senso di una differenza: "Voglio realizzarmi prima come donna, avere una carriera stabile. Non posso seguire il modello dei miei genitori, dei miei cugini che hanno figli da 17 anni e passeranno tutta la vita a curare la famiglia. Voglio prima diventare indipendente, così non subirò quello che ha subito mia madre che è stata lasciata sola da mio padre". L'intervista è di Cecile Emeke.
La forza di queste parole, la postura, l'affermazione del diritto soggettivo, l'uso della lingua globale (l'inglese). Espressioni di una condizione di apolidia in patria del quinto stato in cui vivono gli italiani ai quali non sono riconosciuti i diritti sociali fondamentali. La stessa condizione interessa i cittadini stranieri o i "nuovi italiani" che subiscono l’esclusione dai diritti di cittadinanza a causa della loro extra-territorialità in uno Stato.
Ius soli all'italiana
Sono almeno 500 mila gli italiani di seconda generazione che potrebbero beneficiare della nuova legge sulla cittadinanza da poco approvata. Per Mohamed Tailmoun, della Rete G2, la cifra sarebbe più alta: tra 800 mila e 1 milione di ragazzi. Per metà sono cittadini stranieri non comunitari che non possiedono la carta di soggiorno.«Abbiamo aspettato così tanto, al di là dei venti anni della legge 1991/92 che era già vecchia quando è stata approvata - aggiunge - La sensazione della maggior parte delle seconde generazioni è che non se ne poteva più e che serviva una riforma al più presto. Ci sarebbero i margini per migliorare la legge, perché sicuramente così com’è è imperfetta, però tutto sommato incassiamo il fatto che è stata superata la legge 91/92 che produceva solo stranieri».
Un compromesso al ribasso, è stato definito il testo. Le associazioni avrebbero voluto eliminare l’obbligo per uno dei due genitori di possedere la carta di soggiorno. Si tratta di un documento difficile da ottenere. La pubblica amministrazione può far valere un potere discrezionale assoluto sul soggetto che chiede il riconoscimento di un suo diritto: chi nasce in Italia - o è arrivato in tenera età - è italiano. Questo vale per gli italiani e per i figli dei cittadini stranieri che sono nati in Italia.
Nella legge c'è anche il criterio del reddito che introduce una discriminazione di censo nell'accesso alla cittadinanza: non deve essere inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale (448 euro per 13 mensilità), devono vivere in una casa che risponda ai requisiti di idoneità previsti per legge (anche igienico sanitari) e anche superare un test di conoscenza della lingua e della cultura italiana. In più, i genitori devono essere “non pericolosi per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato”. Chi è povero, chi è figlio di un lavoratore in nero, chi vive in emergenza abitativa, o in un'occupazione abitativa, o chi è figlio di persone che hanno avuto a che fare con la giustizia vivrà in una cittadinanza condizionata.
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