lunedì 26 gennaio 2015

ARBASINO 85, POETICHE DA CINEBRIVIDO E SALE SULLA FERITA

Il Console

Arriviamo col solito ritardo, ma ci pare nel completo silenzio, a festeggiare gli splendenti 85 anni di Alberto Arbasino, Maestro di furiosa letteratura e poesia.

Noialtri che nei Titoli di coda di Altri libertini dell'indimenticabile Pier Vittorio Tondelli, oramai rintracciabili solo nel primo volume delle Opere curato da Fulvio Panzeri (Bompiani, 2000), trovammo:

“L'Art Director ha suggerito, assistito, apostrofato e supervisionato; Alberto Arbasino ha tracciato poetiche da cinebrivido ne L'Anonimo Lombardo, Gianni Celati incantevoli trame in Lunario del Paradiso, Michail Bachtin ottimi, davvero ottimi trip sul Romanzo Polifonico”.

Ecco squadernato, con parole visionarie e magiche, il nostro laico paradiso di letterati e i loro affetti ed effetti, su di noi. Potenti trip che ci parleranno per sempre. Con al centro il comune Maestro Alberto Arbasino. Questa evocazione da parte di Tondelli non ha nulla della pedante prescrizione normativa, da letterati in naftalina.


E Alberto Arbasino, proprio da L'Anonimo Lombardo, finito di stampare cinquantacinque anni fa, sul crinale del 1959, ci educa a una sapiente diffidenza contro tutte le “prescrizioni affliggenti” che abbiamo incontrato nelle nostre scuole e università.

“Già. Le ricette di un autore del Dugento in materia di bello scrivere funzionano appunto limitatamente al bello scrivere del Dugento. Come del resto accade per la pittura e gli abiti d'epoca. E magari, quel tale dugentesco non era poi un autore tanto tanto bravo... Ma lo stesso principio varrà per ogni secolo [..]

Già. Le prescrizioni affliggenti del ginnasio e liceo, i «questo non si deve» delle premiate facoltà di lettere, rimangono giudizi scolastici che pretendono di assumere valore normativo appoggiandosi ad autorità remote, consunte, inservibili, idiosincrasie che (se puntualmente osservate) faranno produrre tutt'al più dei gustosi calchi della Cena delle beffe...”

E poche pagine dopo, nel solco di quello che lo stesso Tondelli dirà nei decenni successivi, riprendendolo ancora una volta da Arbasino, in una celebre lettera a lui indirizzata, con “il trip della poetica del sale sulla ferita, dell'andare dentro alle storie e alla realtà senza reticenze piccolo-borghesi”.

Ecco allora Arbasino, sempre da L'Anonimo Lombardo:

“Sviluppare da un materiale passabilmente «tragico» un groviglio di variazioni proliferanti «da ridere»: ma ridere col Sale nella Ferita, come quando ci diverte profondamente l'estetica di Scott Fitzgerald e magari la saviezza di Hemingway, perché appena finiti i bombardamenti e i combattimenti, invece di rimasticarli e riviverli da capo per tutta la vita fra ossari e sacrari si stappa l'età del charleston e dello champagne. Scelte già vissute e rivissute: Caporetto o Montparnasse, Carso o Piccadilly, c'è chi ama il Testamento del Capitano e il Milite Ignoto, e chi preferisce i Balletti Russi o il jazz, arrivando ovviamente non al Fascio, ma a Fiesta. E a Gatsby.”


Che Fiesta sia, Alberto Arbasino, per continuare a preferire champagne, balletti russi e musica che batta il nostro tempo, alla permanente ricerca di quell'orgastic future that year by year recedes before us. Auguri Maestro furioso!

Nessun commento:

Posta un commento