Fabio Loiero è l'anti-eroe,
auto-ironico, determinato e bislacco di questo racconto di formazione
di un giovane “artista” perso nella palude di un Paese che
sprofonda, nella sua immobilità, tra le molte miserie dei “giri
che contano” e le poche nobiltà di chi lotta quotidianamente per
una vita degna e felice.
Fabio
è uno sceneggiatore tutto di un pezzo:
brillante allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia, con la
fama di “artista”, perché rifiuta tutte le offerte televisive
che gli arrivano (Un
medico in famiglia,
Un posto al
sole,
la nona serie di Don
Matteo).
Ma se fai troppo lo “schizzinoso”
o, semplicemente, l'indipendente,
in questo Paese sei fottuto: avrai solo “terra bruciata attorno”
e un presente di miseria, solitudine e marginalità.
Per
fortuna un bel giorno arriva la fatina con “una passione autentica
per il cinema”: è la trans Romina (“per l'impressionante
somiglianza con la Power da giovane”), incontrata al Milano
Film Festival,
produttrice di film, che propone subito un lavoro a Fabio. Così si
diventa “sceneggiatore di film porno”, visto che Romina ha una
casa di produzione, la Starlette,
leader nel settore. Ecco l'agognato “contratto
a tempo indeterminato,
1300 euro netti più bonus di produzione di 500 euro se supero le
venti sceneggiature al mese. Cosa che avviene in modo sistematico”.
Perché il genere di riferimento di Fabio è quello del porno
cosiddetto “citazionista”:
“riscrivo in chiave hard i migliori lungometraggi di tutti i tempi:
Analcord,
Erezioni di
Piano,
Intervista col
pompino,
Il glande
freddo”.
E
se qui inizia il vero e proprio ritratto
dell'artista da giovane, che
conquista l'indipendenza economica, per programmare il suo futuro da
sceneggiatore indipendente – il suo primo lungometraggio, Piombo
fuso – comincia
anche la condanna sociale, lo stigma, di chi lo giudica per il lavoro
accettato. Così Fabio viene lasciato dalla sua fidanzata, che trova,
nascosto negli anfratti del pc, il trailer di un porno gay: “ma tu
sei un finocchio!” è l'accusa. E per sconfiggere bacchettoni di
ogni tipo, qui ci starebbe benissimo la colonna sonora di questa
estate, il successo Tropicanal
di
Immanuel
Casto:
Giunge
dalla costa/un ritmo pederasta/tropicanal/tropicanal.
“Tanto
una professione come la mia non la puoi spiegare. Nessuno capirebbe”.
E sembra un'affermazione universale di questi insopportabili tempi di
sottoccupazione e povertà, che dallo sceneggiatore di film porno
potrebbe giungere alle mille, invisibili attività di consulenza,
assistenza, ricerca di reddito e dignità, prima di tutto.
Eppure
Fabio Loiero ci insegna a rimanere determinati, soprattutto nei
fallimenti, a insistere con le nostre passioni, desideri,
aspirazioni: con i nostri sogni, per realizzarli. Una sorta di Fail
Again, Fail Better
di beckettiana memoria, al tempo di una formidabile borderline
come
Posi
Argento:
E
poi...problemi doppi, rimbocchi maniche e lotti.
Perché alla fine si trova una strada, fosse anche per un treno ed un
aereo, che da qualche parte ci porteranno, insieme con qualcun
altro/a.
E
un grazie a Francesco Muzzopappa che con la sua scrittura asciutta,
essenziale e affilata al contempo, soprattutto altamente umoristica,
ci fa sorridere, a volte sganasciare, delle nostre e altrui miserie.
Con la nobiltà d'animo di uno sceneggiatore, un po' copywriter
(professione principale di Muzzopappa), molto indipendente,
lancia libera –
freelance
quasi donchisciottesco
– in un mondo di strambe avventure tra prosecchi al peyote, zizì
d'or
e personaggi indimenticabili, come la citata Romina, Smadonna e
Giovanni Settemacchie. Il bestiario, a volte amorevole, altre
spregevole, delle nostre
precarie vite da intermittenti della retribuzione,
ma
a tempo indeterminato alla ricerca della felicità individuale e
collettiva.
+++Francesco Muzzopappa, Una posizione scomoda, collana Le Meraviglie, Fazi editore, Roma, 2013, pp. 223, euro 14,50,
Il Console
Il regista Gianni Amelio lo aveva consacrato come uno dei più talentuosi giovani del cinema italiano e il suo primo lavoro era stato lodato persino dal temuto critico di Repubblica Vincenzo Vincenzi
RispondiEliminaVincenzo Vincenzi è più temuto di Antonio D'Orrico.
EliminaGrande Matt: Vincenzo Vincenzi è il peggio...
EliminaAncora complimenti a Francesco Muzzopappa!