martedì 6 ottobre 2015

IL VALORE PEDAGOGICO DI UN'IMMAGINE




Roberto Ciccarelli


Che cos'è la lotta di classe. Oggi.

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L'intrepido Hollande ha definito i lavoratori AirFrance "Mascalzoni, codardi, bastardi" [Voyou]. Le immagini della fuga dei manager Air france dalla collera dei lavoratori hanno un valore pedagogico: Uno "choc" per chi si è trovato negli ultimi 30 anni dall'altra parte del cancello e oggi è costretto a fuggire.Uno "choc" per i subordinati che sono stati a guardare dietro quel cancello.

La rabbia dei 1900 lavoratori e lavoratrici che saranno licenziati dalla compagnia di bandiera francese. Sintomo di una disperazione, l'esplosione può essere momentanea. E sarà seguita da momenti molto più difficili che i lavoratori dovranno passare da soli, con le loro famiglie, probabilmente assistiti dai sindacati che sovranno sostenere anche l'altra disperazione, quella peggiore: la solitudine.

Sulla rete italiana, quando è rimbalzata dai siti francesi, dalla Bbc o dal Wall Street Journal, la media delle reazioni è stata: guarda che succede quando i francesi si incazzano. E poi prevedibilmente: "E noi in Italia stiamo fermi". A ciascuno la propria disperazione.


"Questa manifestazione di collera è l'ultima di una serie di incidenti in Francia dove i salariati hanno preso in ostaggio i loro manager o danneggiato il materiale per farsi sentire", scrive il New York Times.






"Queste azioni radicali funzionano scrive Bloomberg - Nessun paese può rivaleggiare con la Francia quando viene il momento della tenacia, dell'ingegnosità e spesso della vera cattiveria di alcune manifestazioni di lavoratori". "Quando le folle adottano queste tattiche, i manifestanti spesso ottengono quello che vogliono".

Gli agricoltori hanno ottenuto un aiuto supplementare dal governo di circa 1 miliardo di euro. I tassisti contro Uber hanno vinto la loro battaglia. Sono lotte difensive, a difesa degli ordini professionali, delle licenze contro il capitalismo della "sharing economy", dei fondi già stanziati.

  Resta da capire dove si pone la lotta di classe e che senso ha. Oggi corrisponde a esplosioni di rabbia, a "tattiche" adattate alla società dello spettacolo, alla difesa di un mercato, a respingere un piano di ristrutturazione, licenziamenti e privatizzazioni. Solo in pochi casi alla conquista di nuovi diritti.

Chi non ha diritti tace. Chi protesta parla di sé, ma non viene ascoltato. Molto spesso non ha nemmeno la coscienza di avere dei diritti. Ricordati di avere diritto ai diritti. Per chi non ha un lavoro standard, questa è la preghiera del mattino. Oggi non ci sono diritti al di fuori dei bastioni della città del lavoro salariato e in crisi. Là fuori si perdono come il vento.

Ma il valore di questa immagine resta. Gli strapotenti sono fuggiti. Quelli che decidono nelle loro stanze hanno assaggiato  le conseguenze delle loro decisioni. Non è la prima volta. Ma è la prima volta che si vedono. Le immagini raccontano la fuga, l'angoscia, l'orrore, la sorpresa. L'impensabile. Agli occhi delle vittime anche l'impotenza produce degli effetti. E questo è un fatto. Questo mette i brividi nelle vittime. E tra i loro carnefici.

La rabbia è disordinata, sgraziata. Inevitabile che lo sia per chi è abituato a non parlare, a non rendersi conto di ciò che ha e di ciò non ha. Non c'è educazione, quando esplode. Tutta una vita passata ad aspettare i risultati di quelle riunioni a porte chiuse nei consigli di amministrazione e poi trovarle scritte, nero su bianco. E non poterci fare nulla. Si teme di alzare la voce: e si tace. Chi lo fa sarà cacciato, escluso, licenziato, perseguitato, messo al bando. E' il regno della paura.

Quella paura tornerà quando ti ritroverai da solo davanti alla tv a sperare che il sussidio non finisca. E maledirai il giorno, quando non hai parlato. Allora temevi la loro vendetta. Oggi maledici la responsabilità profonda dei grandi padroni, dei grandi capitalisti che svanisce in una sorta di oscurità.

Ciò che conta è l'immagine. Quella non scompare. La ricorderai.  Per sempre. 

*** Il film di Jean-Luc Godard: Crepa padrone, tutto va bene:

1 commento:

  1. Sputare nel piatto dove si mangia è il primo diritto democratico. Criticare qualcuno o qualcosa con cui si ha un rapporto profondo, anche di dipendenza, finché non è insulto gratuito e interessato ma critica motivata, è la più alta manifestazione di libertà.
    Però.
    Però abbiamo questi politici che da decenni insultano il contribuente con predicozzi paternalistici (schizzinosi, fannulloni e adesso anche bastardi) come se sapessero tutto della vita e dovessero educarci a capire, loro che non si sono mai trovati a dover capire duramente nulla.
    E soprattutto dall'alto di poltrone da noi pagati. Noi siamo il cuoco e loro sono il cliente che sputa. La differenza fra questo, e, ad esempio, un dipendente Alitalia che dice "in Alitalia si lavora male" è a mio avviso un'altra, oltre alla maggiore arroganza e mancanza di rispetto del politico. E' che questi stanno mangiando dal piatto di qualcun altro senza nemmeno aver aspettato che il cuoco glielo desse.
    Spudorati, indegni, cacòcrati.

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