Martina D'Andrea
Questa è la storia di una ragazza di ventuno anni che un giorno di agosto, per amore verso il proprio ragazzo ed una incontenibile voglia di indipendenza, decide di lasciare la casa materna in Toscana per andare a vivere da sola, in Lombardia.
Appena trasferita da Ponsacco (PI) a Maccagno (VA) sentiva di poter spaccare il mondo con i suoi freschi vent’anni. Il vigore, l’entusiasmo, la voglia di farcela in un momento così difficile le davano la forza per incamminarsi verso l’ardua ricerca di un lavoro. Sostenuta ed ospitata dai genitori di lui, trascorse i primi sei mesi senza trovare uno straccio di lavoro. Poi a febbraio di quest’anno finalmente trova lavoro come commessa in una panetteria. Lavoro che le riesce piuttosto facile visto che da quando aveva 15 anni, alternava lo studio con dei lavoretti in qua e là soprattutto in negozi.
Dopo appena un mese dall’inizio del nuovo lavoro ne piove un altro; sembra una benedizione per la giovane ragazza! Lascia la strada vecchia per quella nuova e come spesso accade, si ritrova in mano un pugno di mosche. E’ stata l’esperienza lavorativa più brutta che abbia mai provato, è stata addirittura sull’orlo della crisi di nervi!
Alla fine di maggio trova fortunatamente un altro lavoro come aiuto cuoco, un lavoro molto umile: aiutare in cucina e nelle pulizie, non il massimo dato che il monte ore era ristretto tanto da non riuscire nemmeno a coprire l’affitto. Comunque, “quello che c’è da fare si fa”, si ripeteva la ragazza.
Dopo due settimane dall’inizio del nuovo lavoro, viene contattata da una persona che nemmeno conosceva. La Signora Ida aveva reperito il numero della giovane per caso, perché un suo amico possedeva il curriculum della ragazza. La Signora Ida chiama quindi la ragazza e le propone un lavoro; Ida non sapeva che quello che stava facendo avrebbe irrimediabilmente cambiato la concezione di “lavoro” che la ragazza si era fatta.
Arriva quindi la proposta concreta: fare un mese (uno e non di più) al centralino di un famoso sindacato. Detta così sembrava una cosa normale ed in effetti lo era, ma sulla giovane ventenne avrà degli effetti devastanti: diventerà una vocazione, quel lavoro che si vorrebbe iniziare e proseguire per tutta la vita, quello che ti farebbe dire “no” di fronte a qualsiasi altra proposta, quello che ti farebbe dire immediatamente “si” se ti chiedessero di farlo per sempre.
La ragazza mette quindi tutto il suo impegno in questo lavoro, aiuta gi anziani poco esperti in pratiche fiscali, collabora con il tesseramento, smista telefonate e utenti negli uffici competenti, ascolta i lavoratori in difficoltà e gli stranieri disorientati nella burocrazia italiana. Senza accorgersene, quel lavoro è diventato per la ragazza una missione.
Come quasi tutti i sogni però, il 15 luglio il suo incarico cessa. Arrivederci e grazie. Pausa estiva nel mese di agosto (e chi assume ad agosto???). Torna in Toscana per una breve vacanza, giusto il tempo di visitare amici, parenti e fare da testimone a sua sorella Elisa e poi via, si torna a casa. Il 6 settembre ha già trovato un nuovo lavoro! Intanto, da quando è partita per questa avventura, è passato un anno, di cui sei mesi disoccupata e sei occupata in cinque posti diversi. Attualmente lavora come addetta ai finanziamenti presso una catena di negozi di elettronica ed elettrodomestici.
Questa ragazza si chiama Martina ed è quella che vi scrive.
Volete sapere cos’ho capito in questi 16 mesi in cui sto tentando di cavarmela da sola?
Ho capito che in questo paese ci si lamenta che i giovani stanno con i genitori fino a quarant’anni, ma quelli che provano a farcela da soli come me, trovano la strada sbarrata dal vorticoso sistema di raccomandazioni e sotterfugi che vige sovrano nel mondo del lavoro. E’ da un anno e mezzo che, nonostante io metta grande impegno in tutti i lavori che faccio, vedo passarmi avanti persone che hanno molta meno esperienza di me e sono meno capaci solo perché il parente di turno ha parlato con la persona giusta.
Allora mi chiedo: il merito non conta più nulla? Quando daranno spazio a noi, giovani capaci e volenterosi? Io sono stanca di combattere contro i mulini a vento, ed ho solo ventidue anni. Voglio sapere dove posso trovare la forza per rialzarmi e riavermi dopo le innumerevoli porte in faccia che mi hanno sbattuto e continuano a sbattermi.
Forse dovrei adeguarmi al sistema e fare come fanno tutti, dato che in apparenza i furbi sono sempre premiati. Ma io non ci sto, non sopporto le ingiustizie e non potrei più guardarmi allo specchio se ricorressi anche io a quei mezzi che tanto disprezzo. Io non mi abbasserò a certi livelli e sono consapevole che questo probabilmente mi porterà socialmente ed economicamente poco lontana, ma… per avere salva la mia coscienza… QUESTO ED ALTRO!
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