venerdì 1 febbraio 2013

PER ANTONIO CARONIA, IN MORTE DI UN MAESTRO



Gli artisti devono gettare sassolini negli ingranaggi del potere, non oliarli“,

Giuseppe Allegri

Non trovo le parole per salutare Antonio Caronia e questo sarà un pessimo post, ma non so fare altrimenti.

Inutile ricordare quanto gli dobbiamo. Personalmente quasi tutta la distopia infinita: Gibson, Dick, Ballard. E poi le visioni sui postumani. In mezzo “i supereroi con superproblemi”, Frank Miller del Batman, The Dark Night e Alan Moore di Watchmen. Nel passaggio dei primissimi anni '90, io pivellino universitario provinciale a Roma, a leggerlo in fanzine fichissime, rivistone teoriche e a smanettare per improbabili BBS, da analfabeta cibernetico quale ero e sono.
Solo dopo ho scoperto il pregresso trockijsta: direttamente dai suoi racconti mirabolanti, in quelle poche nottate senza pausa, tra un bicchiere e l'altro, una sigaretta e quella successiva, al Flexi a Roma, piuttosto che a Salerno, sempre con altre compagne e fratelli ammaliati dalle sue parole, piene di ricordi ridanciani e di invettive senza posa contro quel che rimane(va) della sinistra. Quindi tra le proteste anti-Gelmini e per l'occupazione di Macao.

Questo è per me Antonio Caronia, ma credo anche per molte/i altre/i della mia generazione, quella precedente e quella successiva: un'educazione sentimentale e politica all'insubordinazione del pensiero e delle pratiche. Un indipendente, autonomo, visionario di terre sconosciute, vite postumane, mille piani im-possibili. Soprattutto verve inconfondibile, stile unico: ars oratoria imparata nelle mille assemblee del suo decennio militante e postura da dandy senza tempo. Battuta sempre pronta e intemperanze senza filtri, anni luce avanti alla miseria della società culturale di questo Paese.

Non gliel'ho mai detto ma ho sempre pensato che in una impossibile versione cinematografica di Spinoza incula Hegel, Julius-Spinoza, il protagonista, avrebbe dovuto essere lui, esperto di quello che è divenuta la “sinistra dopo il bordello”, mentre scrive ABBASSO IL LAVORO e si aggira con “vestiti neri, cintura di coccodrillo, Smith&Wesson” (“l’immagine della morte”), quindi “sciarpa di seta, capelli tinti di rosso, stivali di lucertola viola, andatura un po’ danzante” (la “vita”).

Ci mancherà Antonio e parecchio!
RIP



Per continuare a sentire Antonio Caronia:
http://archive.org/search.php?query=creator%3A%22Antonio+Caronia%22

Per leggere i saggi di Antonio Caronia:
http://naba.academia.edu/antoniocaronia



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