Giuseppe Allegri
Premetto
che sono di parte. Il libro di Dario Gentili, Italian
Theory. Dall'operaismo alla biopolitica
(Il Mulino, 2012, pp. 246, € 20) è “il” libro che avrei voluto
leggere durante la mia prima “formazione”, sotto i banchi nella
aule decrepite del mio ginnasio di provincia, in alcune, infinite ore
di ozio e immobilismo al quale ci assoggettavano, per fortuna rari e
rare, professori e professoresse persi nella loro immobile
nevrastenia da compromesso storico.
Perciò, per me, il libro di
Gentili è probabilmente il più godibile e formidabile repertorio di
libri ed autori del pensiero filosofico-politico italiano di questo
ultimo trentennio-quarantennio. Lo confesso: è il libro che avrei
voluto scrivere, ad avere una qualche capacità!
Si
parte dal “ritorno a Marx”, contro Hegel e tutte le dialettiche
totalitarie,
dell'eretico Galvano Della Volpe, emarginato a Messina dal PCI del
Migliore
togliattismo e
dei suoi fedelissimi eredi. Si passa quindi al primo e secondo
“operaismo”: il soggetto antagonista nel Mario Tronti del
seminale Operai
e capitale (1966)
e il Marx oltre
Marx di
Antonio Negri, dopo esser passato per la critica luddista
dello “Stato dei partiti” (1964: quando la Prima Repubblica era
ai suoi, compromissori, albori) e per il celebre Frammento
sulle macchine dei
Grundrisse
marxiani.
Quindi Massimo Cacciari e il pensiero negativo, con Pier Aldo Rovatti
e Gianni Vattimo che insieme aprono sulla crisi dei marxismi e ci
conducono al “pensiero debole”. Giacomo Marramao che tenta la
deleuziana
“sintesi disgiuntiva” dell'universalismo della differenza,
soprattutto la centralità del pensiero della differenza sessuale,
dallo Sputiamo
su Hegel
di Carla Lonzi, in poi. Per chiudere con Roberto Esposito e Giorgio
Agamben sospesi tra biopotere e biopolitica, oltre l'impolitico.
Questa
è solo una carrellata degli spunti, interviste, chiose, analisi,
commenti, ricostruzioni che si trovano in questo assai denso libro di
Dario Gentili. È uno sguardo profondo e argomentato di un giovane,
potente filosofo sull'Italian
Difference,
quel Radical
Thought
che conquista pagine di riviste, convegni e dipartimenti in giro per
il mondo, mentre viene annacquato nelle salse timorose delle Terze
pagine
dei nostri ammuffiti quotidiani (La
Repubblica
e Il Corriere
della Sera
si rincorrono da anni nel vuoto “moderatume” delle loro un tempo
effervescenti e gloriose pagine culturali) e nel chiacchiericcio da
retrobottega di parrocchia della nostra, sedicente Accademia, per
tacere dell'acquasantiera alla quale si abbevera quel che rimane del
pensiero politico italiano di sinistra (leggere le ultime pagine
della recente riedizione del volume di Stefano Fassina Il
lavoro prima di tutto,
Donzelli, 2013, per credere).
Per
questo è ancora più prezioso ri-leggere il libro di Dario Gentili
oggi,
dopo
lo Tsunami
elettorale
2013,
mentre tutti sono alla ricerca delle alchimie di una governabilità
impossibile, dentro la permanente crisi
italiana,
in cui il conflitto sociale sembra perdersi nella solitudine
dell'impoverimento economico ed esistenziale. È un'esortazione a
cercare le antiche e vicine tracce di una potenza analitica, critica
e radicale degli appuntamenti mancati dalla società italiana e dalle
sue istituzioni di governo, politiche e sindacali, soprattutto dalla
sua parte “sinistra”.
Agli occhi del lettore,
probabilmente forzando di molto le intenzioni dell'autore, appare
evidente lo scarto tra l'alta capacità del pensiero
filosofico-politico italiano di leggere e interpretare il
(tardo-)moderno come crisi, scissione, conflitto, lotta,
contrapposizione, contraddizione e al contempo le concezioni
politiche che ne scaturiscono, incapaci di trasformare fino in fondo
la realtà sociale e/o quella istituzionale.
È
il fallimento della Sinistra,
che parla, sottotraccia e spesso in evidenza. La sinisteritas
intesa
come “parte maledetta” e al contempo “sconfitta”. E in questa
sconfitta entra pienamente quella generazione nata sullo scorcio dei
Sessanta e Settanta del Novecento, mentre questo pensiero critico
sorgeva, e che ora entra in Parlamento sotto le insegne
giustizialiste di quello che potrebbe diventare un peronismo
digitale
e reale, di lotta e di governo, di destra e di sinistra.
E
“a
questa mia,
maledetta
generazione”
è l'esergo del libro di Dario Gentili. Riletta oggi sembra
un'esortazione a giocare, da maledetti, la chance della sconfitta
della sinistra politica: qui e ora. Senza timori reverenziali verso
il passato, né uggiose posture verso il futuro, tanto meno
opportunistiche esaltazioni del presente marketing del risentimento.
Eppure sempre contro la gabbia d'acciaio dell'immobile compromesso
storico che aleggia.
++++ Il
libro di Dario Gentili, Italian
Theory. Dall'operaismo alla biopolitica
verrà presentato e discusso venerdì
8 marzo,
dalle
18,30
presso ESC
– Atelier autogestito,
Via dei Volsci, 159 – San Lorenzo, Roma insieme con Elettra
Stimilli, Roberto Ciccarelli, Paolo Virno, Giuseppe Allegri e
Dario Gentili.
Sono un laureando in lettere, però stasera sono venuto con un mio amico a sentire la presentazione del libro a ESC. Le mie conoscenze sono vaghe, però, nonostante fosse una presentazione "specialistica", come meno, mi sono entusiasmato. Volevo dirti grazie: senza il blog non sarei nemmeno venuto a conoscenza del libro, che spero di leggere nei prossimi mesi. Me ne sono andato ala fine dell'intervento di Paolo Virno, e devo dire che mi ha appassionato più di quanto potessi immaginare. Sì, un pò le persone anziane mi fanno paura, almeno per la mia esperienza a livello accademico. Penso di poter parlare anche per il mio amico. Saluti!
RispondiEliminaSeverino Antonelli
il libro è veramente una ottima ricostruzione e sintesi. Per chi, come me, purtroppo non può dedicarsi a tempo pieno allo studio, ma solo alla lettura e riflessione durante le pause di lavoro e di vita, è stato utilissimo a ricordare le tante letture e autori (talvolta anche incrociati fisicamente) a partire dall'adolescenza (ero di padova, gli echi trontiani e le grida negriane furono forti negli anni 75 e seguenti, come tutti sanno. Si tratta di una interpretazione e lettura che consiglio vivamente ai giovani interessati di diritto, di biopolitica, di teoria dello stato e in generale di idee. Grazie all'amico Beppe per aver rinverdito il ricordo. Alberto P.
RispondiEliminacari Severino e Alberto,
RispondiEliminami scuso molto del ritardo con il quale vi rispondo.
è un piacere leggervi e trovarvi qui: il nostro grazie a voi e ai vostri commenti che ci rendono felici per la lettura "intergenerazionale" del nostro blog e soprattutto dell'ottimo libro di Dario Gentili! Dici bene Alberto della ricchezza del libro di Dario e sono contento che anche la presentazione ad ESC sia stata "entusiasmante", Severino.
Spero ci si possa risentire e rivedere presto, qui in rete e in giro per il mondo!
Grazie ancora per la lettura,
P.