Dicono che sulle piattaforme non si lavora, si passa il tempo per hobby.
Noi diciamo che le piattaforme mettono al lavoro la vita al di fuori del rapporto di lavoro e che questo è pur sempre un lavoro.
Dicono che la macchina-che-si-guida-da-sola è guidata da una app.
Noi diciamo che ha bisogno del lavoro di chi elabora miliardi di dati per distinguere un pedone da un semaforo o un caribù.
Dicono che grazie all'automazione il lavoro è finito.
Noi diciamo che il lavoro è sempre di più e lavoriamo sempre peggio.
Dicono che le persone non servono perché ci sono i robot.
Noi diciamo che dietro e nei robot ci sono intelligenze umane, individuali e collettive.
Dicono che la forza lavoro è destinata a scomparire.
Noi diciamo che i robot non crescono sugli alberi, ma sono prodotti della macchina combinata tra l'uomo e l'algoritmo.
***Roberto Ciccarelli. Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (DeriveApprodi). Dal 25 gennaio in libreria. Prenotabile e acquistabile su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/
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domenica 21 gennaio 2018
mercoledì 6 marzo 2013
A QUESTA NOSTRA, MALEDETTA GENERAZIONE: LA SINISTRA ITALIAN THEORY
Giuseppe Allegri
Premetto
che sono di parte. Il libro di Dario Gentili, Italian
Theory. Dall'operaismo alla biopolitica
(Il Mulino, 2012, pp. 246, € 20) è “il” libro che avrei voluto
leggere durante la mia prima “formazione”, sotto i banchi nella
aule decrepite del mio ginnasio di provincia, in alcune, infinite ore
di ozio e immobilismo al quale ci assoggettavano, per fortuna rari e
rare, professori e professoresse persi nella loro immobile
nevrastenia da compromesso storico.
Perciò, per me, il libro di
Gentili è probabilmente il più godibile e formidabile repertorio di
libri ed autori del pensiero filosofico-politico italiano di questo
ultimo trentennio-quarantennio. Lo confesso: è il libro che avrei
voluto scrivere, ad avere una qualche capacità!
Si
parte dal “ritorno a Marx”, contro Hegel e tutte le dialettiche
totalitarie,
dell'eretico Galvano Della Volpe, emarginato a Messina dal PCI del
Migliore
togliattismo e
dei suoi fedelissimi eredi. Si passa quindi al primo e secondo
“operaismo”: il soggetto antagonista nel Mario Tronti del
seminale Operai
e capitale (1966)
e il Marx oltre
Marx di
Antonio Negri, dopo esser passato per la critica luddista
dello “Stato dei partiti” (1964: quando la Prima Repubblica era
ai suoi, compromissori, albori) e per il celebre Frammento
sulle macchine dei
Grundrisse
marxiani.
Quindi Massimo Cacciari e il pensiero negativo, con Pier Aldo Rovatti
e Gianni Vattimo che insieme aprono sulla crisi dei marxismi e ci
conducono al “pensiero debole”. Giacomo Marramao che tenta la
deleuziana
“sintesi disgiuntiva” dell'universalismo della differenza,
soprattutto la centralità del pensiero della differenza sessuale,
dallo Sputiamo
su Hegel
di Carla Lonzi, in poi. Per chiudere con Roberto Esposito e Giorgio
Agamben sospesi tra biopotere e biopolitica, oltre l'impolitico.
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domenica 17 febbraio 2013
QUALE, MALEDETTA, SINISTRA?
Intorno
a Essere
di sinistra oggi. Guida politica al tempo presente,
di Alex Foti, il Saggiatore, 2013, pp. 130, € 14.
È
sempre divertente ed entusiasmante leggere Alex Foti, “bocconiano
no global”, come si autodefinisce, ma, soprattutto, irregolare ed
eretico attivista dei nuovi movimenti sociali nel passaggio di secolo
e millennio: da Seattle, a Genova; dalla MayDay di San
Precario alla MilanoX
dopo quella “da bere”, fino all'Anarchy
in EU contro
la Grande Recessione e la triste austerity,
“un cane che si morde la coda”! C'è
una “S” di “sinistra” che sembra una scheda elettorale, in
copertina, con quattro ali alzate, come se fossero ipotesi di
aeroplanini di carta; e queste quattro, piccole ali hanno i colori
della sinistra, oggi, per Alex Foti: black,
red,
green,
pink.
Il
black
libertario, da V for Vendetta,
indignados e Occupy,
della rivolta di strada al tempo della Grande Recessione, come ci
insegna Machiavelli, da oltre cinquecento anni: “li
buoni esempi nascono dalla buona educazione, la buona educazione
dalle buone leggi, e le buone leggi da quelli tumulti che molti
inconsideratamente dannano”.
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