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domenica 21 gennaio 2018

I ROBOT NON CRESCONO SUGLI ALBERI

Dicono che sulle piattaforme non si lavora, si passa il tempo per hobby.

Noi diciamo che le piattaforme mettono al lavoro la vita al di fuori del rapporto di lavoro e che questo è pur sempre un lavoro.

Dicono che la macchina-che-si-guida-da-sola è guidata da una app.

Noi diciamo che ha bisogno del lavoro di chi elabora miliardi di dati per distinguere un pedone da un semaforo o un caribù.

Dicono che grazie all'automazione il lavoro è finito.

Noi diciamo che il lavoro è sempre di più e lavoriamo sempre peggio.

Dicono che le persone non servono perché ci sono i robot.

Noi diciamo che dietro e nei robot ci sono intelligenze umane, individuali e collettive.

Dicono che la forza lavoro è destinata a scomparire.

Noi diciamo che i robot non crescono sugli alberi, ma sono prodotti della macchina combinata tra l'uomo e l'algoritmo.

***Roberto Ciccarelli. Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (DeriveApprodi). Dal 25 gennaio in libreria. Prenotabile e acquistabile su http://www.deriveapprodi.org/2018/01/forza-lavoro/

mercoledì 6 marzo 2013

A QUESTA NOSTRA, MALEDETTA GENERAZIONE: LA SINISTRA ITALIAN THEORY


Giuseppe Allegri

Premetto che sono di parte. Il libro di Dario Gentili, Italian Theory. Dall'operaismo alla biopolitica (Il Mulino, 2012, pp. 246, € 20) è “il” libro che avrei voluto leggere durante la mia prima “formazione”, sotto i banchi nella aule decrepite del mio ginnasio di provincia, in alcune, infinite ore di ozio e immobilismo al quale ci assoggettavano, per fortuna rari e rare, professori e professoresse persi nella loro immobile nevrastenia da compromesso storico.

Perciò, per me, il libro di Gentili è probabilmente il più godibile e formidabile repertorio di libri ed autori del pensiero filosofico-politico italiano di questo ultimo trentennio-quarantennio. Lo confesso: è il libro che avrei voluto scrivere, ad avere una qualche capacità!

Si parte dal “ritorno a Marx”, contro Hegel e tutte le dialettiche totalitarie, dell'eretico Galvano Della Volpe, emarginato a Messina dal PCI del Migliore togliattismo e dei suoi fedelissimi eredi. Si passa quindi al primo e secondo “operaismo”: il soggetto antagonista nel Mario Tronti del seminale Operai e capitale (1966) e il Marx oltre Marx di Antonio Negri, dopo esser passato per la critica luddista dello “Stato dei partiti” (1964: quando la Prima Repubblica era ai suoi, compromissori, albori) e per il celebre Frammento sulle macchine dei Grundrisse marxiani. Quindi Massimo Cacciari e il pensiero negativo, con Pier Aldo Rovatti e Gianni Vattimo che insieme aprono sulla crisi dei marxismi e ci conducono al “pensiero debole”. Giacomo Marramao che tenta la deleuziana “sintesi disgiuntiva” dell'universalismo della differenza, soprattutto la centralità del pensiero della differenza sessuale, dallo Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi, in poi. Per chiudere con Roberto Esposito e Giorgio Agamben sospesi tra biopotere e biopolitica, oltre l'impolitico.

domenica 17 febbraio 2013

QUALE, MALEDETTA, SINISTRA?


Intorno a Essere di sinistra oggi. Guida politica al tempo presente, di Alex Foti, il Saggiatore, 2013, pp. 130, € 14.


È sempre divertente ed entusiasmante leggere Alex Foti, “bocconiano no global”, come si autodefinisce, ma, soprattutto, irregolare ed eretico attivista dei nuovi movimenti sociali nel passaggio di secolo e millennio: da Seattle, a Genova; dalla MayDay di San Precario alla MilanoX dopo quella “da bere”, fino all'Anarchy in EU contro la Grande Recessione e la triste austerity, “un cane che si morde la coda”! C'è una “S” di “sinistra” che sembra una scheda elettorale, in copertina, con quattro ali alzate, come se fossero ipotesi di aeroplanini di carta; e queste quattro, piccole ali hanno i colori della sinistra, oggi, per Alex Foti: black, red, green, pink.

Il black libertario, da V for Vendetta, indignados e Occupy, della rivolta di strada al tempo della Grande Recessione, come ci insegna Machiavelli, da oltre cinquecento anni: “li buoni esempi nascono dalla buona educazione, la buona educazione dalle buone leggi, e le buone leggi da quelli tumulti che molti inconsideratamente dannano”.