L’Imaie è stata dichiarata estinta il 7 maggio 2009 dal Prefetto di Roma. Pochi mesi dopo il governo Berlusconi ha dato vita alla «Nuova Imaie», ma questa operazione è stata contestata dagli artisti 7607 perché mantiene una continuità dirigenziale con la vecchia struttura disciolta. L’Imaie, come la Siae per gli autori e gli editori, avrebbe dovuto redistribuire i guadagni derivanti dai diritti d’autore sulle opere interpretate o eseguite da attori o musicisti. Questi fondi dovevano essere ripartiti anche tra i non iscritti all’ente. «I 130 milioni di euro di equo compenso accumulati non sono mai stati ripartiti - sostengono Germano e Santamaria - È come se una banca si rifiutasse di versare i soldi ai propri correntisti».
Stando all’ultimo bilancio pubblicato (31 dicembre 2007), l’Imaie avrebbe investito una parte dei fondi in immobili (9 milioni di euro) in azioni (75 milioni) e in costi di produzione (30 milioni). In un solo anno, il 2007, i soldi versati dagli artisti per il loro equo compenso è stato pari a 27 milioni di euro. Nell’ultima relazione svolta dal presidente del vecchio ente, gli interessi bancari riscossi sui 18 milioni di euro incassati tra il gennaio 2007 e l’agosto 2008 erano pari a 3,5 milioni di euro.Gli artisti che avrebbero dovuto beneficiare di questi fondi erano 58.366 (nel 2007), ma ne sono stati individuati solo 1613.
La loro cooperativa agirà come una società di collecting, cioè di raccolta e di distribuzione fatta dagli artisti per gli artisti. «Vogliamo decidere noi - ha continuato Germano - su come investire questi fondi derivanti dalla nostra attività. Ad esempio, costruendo sale prove, gestendo un teatro, oppure redistribuendoli in maniera eguale, soprattutto tra gli attori che lavorano un po’ di meno».
Questa impresa cerca di interpretare su basi mutualistiche la liberalizzazione del mercato dell’intermediazione dei diritti d’autore voluta dal governo Monti il 21 dicembre 2012. Da quel giorno gli artisti possono scegliere il soggetto da cui farsi rappresentare.
«Stiamo uscendo dai nostri egoismi - ha concluso Germano - cerchiamo di creare un blocco di forza per informare una categoria che è tra le meno tutelate. Siamo preoccupati perché c’è chi sta cercando di tornare al vecchio monopolio e negare la nostra capacità di auto-determinazione. Bisogna far campare gli artisti e non costringerli ad abbassarsi a qualsiasi compromesso pur di lavorare. Noi abbiamo una dignità ».
Roberto Ciccarelli
Grandi artisti sono fiera di loro! <3
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