Requiem del quarto stato. Video-istallazione "Lavoratoio", vista in febbraio alla Casa internazionale delle Donne a Roma, nell'ambito del progetto I racconti del lavoro invisibile.
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Le donne nella fabbrica, la lotta per la parità di salario. "Abbiamo vinto" "manderò mio figlio a scuola". Lavorerà oltre 12 mila ore ripetendo lo stesso gesto. Abbiamo vinto. Passerò tutta la vita in fabbrica". "Ma noi - dice un'altra - quella parità non bastava più". "Volevamo la rivoluzione". Abolire il lavoro salariato.
Poi l'esplosione. Il video si trasforma nel requiem del quarto stato
Il lavoro diventa quello gratuito dell'Expo, oppure quello dell'architetta - con tutti i titoli - che dopo vent'anni accetta un contratto di sei mesi per la grande esposizione milanese. Poi si ricomincia daccapo. In mano nulla.
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Da La vita (a)gratis - di Giuseppe Allegri, Roberto Ciccarelli:
È la condizione del quinto stato al centro del progetto di racconti del Lavoro Invisibile. Per invisibile qui s’intende “impercepibile per la legge” e “indecifrabile ai codici del mercato”. Questo lavoro che ha distrutto i vecchi perimetri, colonizzando la vita, è “invisibile” perché mette in discussione con una radicalità mai vista l’antica partizione tra diritto pubblico (sul quale è concepito il lavoro subordinato) e il diritto privato (sul quale è concepito il lavoro autonomo).
Risultato: cresce una “zona grigia” dove vengono meno i confini tra la subordinazione salariale e l’impresa, come quelli tra Stato e mercato. Anche l’immagine di un soggetto generale del lavoro – ad esempio la classe operaia – sfuma. Fu a questa teoria che un tempo vennero consegnate alcune chiavi del progetto di emancipazione della società alienata. La rivoluzione femminista, si legge in questo progetto, smascherò quanto poco universale, e molto escludente, ci fosse in queste convinzioni.
Oggi il lavoro è “invisibile” perché manca una rappresentazione che descriva l’universalità di una condizione comune e la singolarità di un’esperienza frammentata in status servili o appartenenze rancorose. Ciò non toglie che il riferimento alle politiche delle donne, e al femminismo, sia particolarmente utile per comprendere ciò che si chiama quinto stato.***
I racconti del lavoro invisibile si sviluppano attraverso l’invenzione di strumenti di esplorazione sensibili legati a quattro diversi linguaggi: il 3D videomapping, l’arte pubblica e le pratiche relazionali, l’audiodocumentario, il teatro dell’oppresso.
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Credits:
ConceptCarlo Antonicelli
Antonio Venti
Soggetto e SceneggiaturaCarlo Antonicelli
Antonio Venti
Cristiana Scoppa
Sabino Colucci
Bendetta Del Piano
Attrici/AttoriBarbara Alesse
Chiara Cimmino
Laura Martorana
Josephine Murchio
Roberto Zoffoli
Direttore della fotografia Alessio Ciaffardoni
Suono in presa direttaMilena Fiore
Assistenti alla fotografiaMichele Segatto
Daila Assis
Assistente alla produzione Cristiana Scoppa
Matteo Angelici
Wu Di
Grafica 3DStudio Mbanga
Grafica 2DChiara Mangia
Assistente 3D mapping
Michele Segatto
Montaggio e Compositing
Michele Segatto
Chiara Dainese
Daila Assis
Musiche
Pier Filippo Di Sorte/ Blackwater
Service
Scirocco srl
F&P di Ferroni e Porrozzi
Ottiche Tornatore
Il materiale d’archivio è stato gentilmente concesso per l’uso dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
I film utilizzati sono:
Giovanna di Gillo Pontecorvo (1956, Italia)
Essere Donne di Cecilia Mangini (1965, Italia)
Sabato, Domenica e Lunedì di Ansano Giannarelli (1968, Italia)
Linea di Montaggio di Ansano Giannarelli (1971, Italia)
Riversamento materiale dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico a cura di:
Milena Fiore
Fabrizio Moggia
Ricerche Archivio
Letizia Cortini
Claudio Olivieri
Paola Scarnati
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