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mercoledì 14 ottobre 2015

EXPO MILANO 2015: THE INSTITUTIONALIZATION OF WORKING FOR FREE IN ITALY


Roberto Ciccarelli

Translated by Roberta Buiani and Enda Brophy

Abstract: This essay reports on the temporary and unpaid forms of labour around which the 2015 World’s Fair (Expo 2015) in Milan is organized and upon which it depends. The collective agreement supporting Expo 2015 is especially significant, the paper contends, in that it has been seized upon by the government of Matteo Renzi as a blueprint for the future of labour relations in Italy. Expo 2015 ushers in the institutionalization of unpaid work in the crisis-stricken Italian economy—a transformation approved by the major Italian trade unions that signed off on the collective agreement, but forcefully opposed by social movements who have decried the expansion of unpaid work permitted by the contract.




1. “Why the Hell Are You Asking Me to Volunteer?”

Take 18,500 young people and student volunteers, all working for free, while the judiciary investigates a million dollar bribery scheme, prosecuting and arresting entrepreneurs and corrupt lobbyists. Welcome to the Milan Expo.2 Throw in a communications team which rou- tinely turns to the web to ask for “advice” on how to improve the event (one that senior figures in the Italian government maintain will contribute to the country’s economic recovery). Add to this the most brilliant and critical activist network in Italy and you’ll get a glimpse of what the future has in store for the precariat in this country: unpaid work. 

These are the elements that, on May 21, 2014, combined to produce what we could rightly call a communicative “epic fail.” For the first time since the confederal trade unions and Expo Ltd. signed a collective agreement in July of 2013, Expo 2015 organizers clumsily sought to engage the internet in the discussion of a topic that—like the unspeakable (in Latin, nefas) in Greek tragedy—makes everybody feel uncomfortable and thus usually remains unspoken. Launched by the event’s organizers, the hashtag #AskExpo was soon flooded by the messages of hundreds of people demanding explanations regarding a collective agreement that, for the first time in the history of Italian labour law, enshrines free work for 90 percent of those involved in the production of what Premier Matteo Renzi sees as a “source of pride” for the country (Expo 2015). Meanwhile, only 835 people among the thousands of interns, ap- prentices, and limited contract workers will be “hired” for a period of 7 to 12 months. 

“Why is #Expo2015—an event that was supposed to create jobs—depending on volunteers?” wrote @TwashWish. “This public event supported by public funds is 90% dependent on unpaid work. Why are the private companies the ones making money?” asked @ufo_inthesky. It was impossible not to draw connections between all of this free labour and the arrests of a bid-rigging racket of contractors (the so-called “Cupola degli appalti”) carried out on May 8, 2014. Among others, those detained included the General Manager of Expo 2015 Ltd., Angelo Paris, and a number of entrepreneurs and lobbyists recruited from the ranks of the Tangentopoli scandal of the early 1990s.4 “With all the money you’ve gotten (some of it mysteri- ously vanished), why the hell are you asking me to volunteer?” tweeted @divexdj.

giovedì 23 ottobre 2014

SE IL LAVORO LO REGALO FAREI IL VOLONTARIO, NON IL FREELANCE

Giuseppe Allegri

Il lavoro emergente nell'epoca della dis-retribuzione di massa. Se il lavoro che regalo, lo regalo spontaneamente, di mia volontà, per me sì, è, oltre che etico, anche un gesto quasi nobile. Se invece il lavoro “devo” regalarlo per tutti i motivi del mondo, no, non è etico, è svilente e umiliante. Anche se poi, in definitiva, siamo tutti con debolezze e difficoltà più o meno grandi...

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Questa confessione in forma anonima la troviamo in apertura dell'assai interessante fascicolo della rivista di Sociologia del lavoro (il numero 133/2014), titolato Confini e misure del lavoro emergente, curato da Emiliana Armano, Federico Chicchi, Eran Fischer, Elisabetta Risi nella loro ricerca collettiva su «gratuità, precarietà e processi di soggettivazione nell'era della produzione digitale». La rivista viene presentata il 24 ottobre a Bologna, la Sala Poeti, Strada Maggiore 45 e varrà la pena spulciarla in lungo e in largo. Per ora ci si limita a segnalare la pluralità di interventi e punti di vista presenti nei 13 saggi lì raccolti.

lunedì 13 ottobre 2014

UN TUNNEL CHIAMATO JOBSACT

Giuseppe Allegri

Una riforma nel segno del compromesso storico tra Lega Coop e Compagnia delle opere. Per eliminare l' "apartheid" tra garantiti e non garantiti si cancellano i diritti di tutti. Non si tratta di dare lavoro, purché sia, ma di interrogarsi sul suo senso per le persone e per l'intera società

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domenica 4 maggio 2014

LI' DOVE C'ERA UNO SMERALDO OGGI C'E' EATALY

Una grande abbaiata per imitare il coro di unanime plauso che accoglie ogni iniziativa di Oscar Farinetti, il patron di Eataly, il prestigiatore dell'autentico made in italy.  Il flash mob #lagrandeabbaiata è stato organizzato sabato 3 maggio  dalla rete milanese Attitudine NoExpo: Euromaydays and The Ned, Macao, Offtopic,La terra trema, San precario, Zam, Lambretta, Boccaccio, Rimake, Rimaflow, all'ex teatro Smeraldo, oggi Eataly Milano, in Piazza XXV Aprile a un passo da Corso Como.

Smeraldo, il teatro chiuso da un parcheggio
Proprio quello inaugurato il 18 marzo scorso, per il momento conosciuto per le polemiche sollevate dalla ristrutturazione. Eataly si è affidata all'impresa “Costruzioni europee” di Perugia che ha subappaltato una parte dei lavori di ristrutturazione dello Smeraldo a una ditta romena, la Cobetra: 25 operai, di cui uno specializzato in restauri e un solo capomastro. Secondo la Filca Cisl, gli operai romeni avrebbero percepii stipendi da fame: 500-800 euro per 40 ore settimanali. Eataly ha sostenuto di essere all'oscuro di questo subappalto. Sul suo Libro Unico del lavoro lo stipendio mensile dei muratori era di 2100 euro mensili, contributi inclusi. L'importazione del personale a basso costo dalla romania sarebbe avvenuto a sua insaputa.

giovedì 1 maggio 2014

OGGI E' IL PRIMO MAGGIO PRECARIO, FESTA DEL REDDITO E DEL NON LAVORO CONTRO IL LAVORO GRATIS


Sono stati chiamati «sentinelle». Da maggio a dicembre 2015 spunteranno dappertutto a Milano durante l’Expo. Stazioni, aeroporti, strade e gli stand del mega evento espositivo, ovunque spunti il brand che oggi circola negli spot sulla Rai o sulle tazzine del caffè. Sono i «volontari» targati Expo. Ne servono 475 al giorno, per sei ore a rotazione, per i sei mesi della durata del «grande evento». Il modello è quello offerto dalle olimpiadi a Londra nel 2012, anch’esse sorrette da un esercito di volontari. Oggi a Milano si parla di 9 mila persone. Per reclutarle è in arrivo un bando.

BUONA FESTA DEL NON LAVORO, BUKOWSKI!


Il Console


È vent'anni che ci manca Charles Bukowski, Henry Hank Chinaski, morto il 9 marzo 1994.

E oggi è la 32a festa del non lavoro, al Forte Prenestino, a Milano c'è l'Euromayday per il reddito, il non lavoro e contro il lavoro gratis all'Expo 2015.

Di “quel lavoro che ci fate mendicare” e “ci ruba il tempo e ci saccheggia la vita”.

Quel lavoro che è sempre meno pagato e più insicuro. Fatto di eterni ricatti e giochi al ribasso. Diventato tanto scarso, ci fanno credere, da costringerci al lavoro neo-servile, gratuito: prestazioni senza retribuzioni. Stage fantasmi e contratti di un giorno. Con l'ipocrita ed eterna retorica di governi e sindacati, sempre alla fantomatica ricerca di nuove “riforme del lavoro”: per combattere la disoccupazione e creare nuovi posti di lavoro. 

Mai che si provasse a garantire un reddito per “un'esistenza libera e dignitosa”, al di là dell'impiego e dentro le mille forme di attività, lavoro, produzione, che già riempiono le nostre vite. Disoccupazione attiva, la chiamava qualcuno, già anni fa, seppure in un senso più libertario della gabbia che è diventata oggi.

E allora viene da dire: quanto ci manca, Chinaski!

martedì 13 agosto 2013

SCHIAVI A BUCKINGHAM PALACE: ZERO ORE, ZERO CONTRATTI, ZERO FUTURO


La principessa Diana ha conquistato l'amore universale finanziando l'assistenza a poveri, tossici e disoccupati. Oggi la sua fama è stata oscurata da un'inchiesta del Sunday PeopleTurning Point, una delle associazioni da lei prediletta che nel 1985 elesse i figlioli William e Harry a regali protettori, questa estate ha licenziato 2927 lavoratori per assumerne 351 con un "contratto a zero ore".

"Zero ore" significa che i lavoratori devono essere reperibili in ogni momento dall'azienda che deve soddisfare una commessa. Turning Point li usa per servire pranzo e cena alle mense dei poveri, per garantire l'assistenza ai tossicodipendenti o ai malati mentali e persuadere gli alcolisti a smetterla con la bottiglia. Chi accetta di lavorare a zero ore lo fa per poche settimana, seguite da pause lunghe, per poi tornare a lavorare. Senza riconoscimento della malattia, delle ferie, di un'assicurazione contro gli infortuni, insomma dei diritti fondamentali garantiti ai lavoratori dipendenti, come anche quelli a "termine".

sabato 3 agosto 2013

EXPO 2015: GRANDI EVENTI, PICCOLI DIRITTI, LAVORO GRATIS

Lavoro gratuito o iperprecario per la Fiera Universale di Milano del 2015? No grazie, un modello da non replicare. Un appello
 
L'accordo firmato il 23 luglio 2013 tra Expo 2015 Spa e i sindacati confederali e di categoria è stato salutato dalla voce dei firmatari e dalla stampa come esperimento pilota a promozione del lavoro giovanile, un prototipo garante dei diritti dei neoassunti. Tolte le paillettes e i lustrini, questa lettura cade e si svela l'anima profonda dell'accordo: violazioni delle norme vigenti, arretramento dei diritti e svuotamento di tipologie contrattuali sono la componente principale dell'accordo, mosso dalla convinzione che la deregolamentazione del lavoro sia la strada maestra per favorire la ripresa economica e la formazione di nuovi posti di lavoro. Prendiamo il ricorso massiccio all'apprendistato: questa tipologia contrattuale viene scelta non tanto per favorire la formazione e la creazione di nuove professionalità, ma per regolarizzare chi lavora con un inquadramento inferiore, quindi con una retribuzione minore e con uno sgravio contributivo pressoché totale per l'azienda. Di solito l'apprendistato avviene in luoghi di lavoro stabili, per cui è probabile la trasformazione a tempo indeterminato. I profili professionali qui previsti per questa tipologia contrattuale (Operatore Grande Evento, Specialista Grande Evento, Tecnico Sistemi di gestione Grande Evento) sono legati alla realizzazione di ulteriori grandi eventi per cui le possibilità di un'assunzione stabile sono altamente improbabili. In sostanza siamo di fronte ad uno svilimento dell'istituto dell'apprendistato stesso, malgrado l'elogio di quest'ultimo che in tempi recenti si è ripetuto nel dibattito politico.

Un altro punto enfatizzato nei giorni scorsi riguarda la novità della casuale che giustificherebbe il ricorso al contratto di lavoro e tempo determinato e alla somministrazione del lavoro a termine, che dovrebbe riguardare l'80% dell'organico complessivo. Si tratta di una operazione strumentale, fatta per promuovere questa modifica in chiave generale e in altri contesti, priva di utilità concreta visto che il D.P.R. 7 ottobre 1963, n.1525, attuativo della legge 230/62 sui contratti a termine, già prevedeva al punto 45 la possibilità di ricorrere a contratti a termine per Fiere ed Esposizioni, categoria nella quale Expo 2015 ricade.
Anche lo stage, che prevalentemente viene dedicato all'apprendimento, appare qui come una delle tante forme di lavoro mascherato, con un profilo formativo del tutto imprecisato, di fatto retribuito con 516 euro mensili, naturalmente presentati come rimborso spese, più un buono pasto giornaliero di 5,29 euro.
Infine è previsto un utilizzo massiccio del volontariato (18.500 unità) del tutto gratuito (salvo eventuali rimborsi spese) quale «espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo». 
 
Il compito dei volontari, però, non è quello di assistere persone in difficoltà, ma di fornire un normale servizio di accoglienza per i visitatori della mostra. Il nome esatto in questo caso è lavoro gratuito: esempio plateale di un «agire comunicativo-relazionale» indispensabile al funzionamento dei grandi eventi ma del tutto svalutato. Riteniamo che un simile accordo rappresenti un pericoloso precedente che contrappone il lavoro ai diritti. Come le grandi opere depauperano il territorio, così il lavoro gratuito e l'iper precarizzazione dei contratti frantumano il futuro delle nuove generazioni e demoliscono conquiste ottenute con anni di lotta.
Non a caso, il ministro del Lavoro ha sfruttato l'occasione per auspicare l'abolizione della causalità dei contratti a termine, per chiedere la rapida conversione del decreto Letta-Giovannini e per premere verso un secondo decreto nel mese di settembre. 
 
Chiediamo che venga respinta l'idea - già avanzata da governo e parti sociali - di una generalizzazione, tramite contrattazione o addirittura per via legislativa, del modello Expo ad altri contesti che sarebbe un ulteriore colpo al diritto del lavoro nel nostro Paese. La moltiplicazione di nuovi plotoni di precari specializzati e di vittime del lavoro gratuito è esattamente ciò di cui il nostro Paese non ha bisogno.

Piergiovanni Alleva, Giuliana Beltrame, Roberto Ciccarelli, Giuseppe De Marzo, Andrea Fumagalli, Alfonso Gianni, Giovanni Giovannelli, Marcello Guerra, Roberto Maggioni, Enzo Martino, Sandro Medici, Luciano Muhlbauer, Roberto Musacchio, Monica Pasquino, Emanuele Patti, Livio Pepino, Marco Revelli, Umberto Romagnoli, Luca Trada, Guido Viale

mercoledì 24 luglio 2013

EXPO 2015: IN 18.500 LAVORERANNO GRATIS A MILANO

L'accordo sulla flessibilità del lavoro a termine e sugli stage per l'Expo 2015 - firmato ieri dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Filcams Cgil, Fisacat Cisl e UilTucs con l'amministrazione delegato di Expo 2015 Giuseppe Sala - prevede l'assunzione di 835 persone mediante contratto di apprendistato da 7 o 12 mesi. 340 giovani under 29 anni parteciperanno ad un percorso formativo rispettivamente di 70 e 120 ore per il conseguimento delle qualifiche di «operatore Grande Evento», «specialista grande Evento» o di «tecnico sistemi di gestione Grande Evento».

A partire dal 2014 verranno assunti altri 300 lavoratori per i ruoli di supporto e segreteria e 195 stagisti con un rimborso da 516 euro mensili. Una parte di queste assunzioni a termine, il 10%, verranno effettuate tra i lavoratori che si trovano in cassa integrazione straordinaria o in deroga, sono in mobilità o in disoccupazione. Con ogni probabilità, al termine dell'esposizione, torneranno ad essere tali. Il protocollo siglato dalle parti sociali prevede inoltre 18.500 volontari che dovranno alternarsi in «attività ausiliare» al ritmo di 475 per cinque ore al giorno nei sei mesi di durata dell'Expo.

martedì 16 luglio 2013

EXPO 2015: PRECARIETA' SI, MA CON GIUDIZIO


Immagine tratta da Milano Città Aperta
Quella dell’Expo 2015 è la trappola perfetta. Il grande evento che dovrebbe rilanciare l’immagine del «made in Italy» nel mondo, secondo le massime cariche dello Stato, potrebbe essere un gigantesco volano della precarietà. Almeno questo sperano le associazioni imprenditoriali come Confindustria, Abi, Rete Imprese Italia e l’alleanza delle cooperative, sostenute da Pdl e Scelta Civica, che hanno presentato un emendamento al «pacchetto lavoro» Letta-Giovannini in attesa di conversione al Senato. I sindacati si oppongono e hanno costretto il ministro del Lavoro Giovannini a rinviare a tutto affidandosi ad un "avviso comune" tra le parti sociali.

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