Il governo Monti proporrà nuovi ammortizzatori sociali e la ministra
Fornero è una fan del reddito minimo (ma condizionato). I sindacati, un tempo fieramente contrari, oggi ne parlano, ma anche loro mettono condizioni. Tutti parlano di un reddito condizionato dall’obbligo di accettare qualunque attività lavorativa. Confindustria nega che ci siano "troppi precari" e "non è vero che ci sono troppi contratti atipici". Proponiamo la recensione all'ultimo libro di Giuseppe Bronzini, l'unico a prospettare soluzioni chiare, realistiche e giuste contro il genocidio di un terzo della forza-lavoro attiva in Italia.
***
È
da segnalare con estrema attenzione e interesse il volume di Giuseppe
Bronzini, Il reddito di cittadinanza. Una proposta per l’Italia e per l’Europa, perché non avrebbe
potuto esserci momento più adatto per la sua pubblicazione,
nel pieno di una crisi che diffonde povertà e insicurezza, con
le timide proposte di un Governo, come quello Monti-Napolitano, che
vorrebbe tenere insieme equità e rigore di bilancio, evocando
sacrifici e «riforma del ciclo di vita», ma anche
l’introduzione di «un reddito minimo garantito per chi è
senza lavoro» (in tutti e due i casi è il Ministro del
Lavoro Elsa Fornero a parlare).
Giuseppe
Bronzini è un giuslavorista, consigliere di Cassazione, noto
ai lettori de il
manifesto anche come
curatore (insieme con Marco Bascetta) del volume La democrazia del reddito universale, con interventi di Claus Offe, Alain Caillé
e Philippe Van Parijs (qui la recensione ad un suo famoso libro) in favore del reddito di base, universale e
incondizionato. Bronzini è quindi un infaticabile teorico e
promotore del reddito di cittadinanza sin dagli anni ’90 dello
scorso secolo, con la partecipazione alle seminali riviste Luogo
Comune e
DeriveApprodi,
poi tra i fondatori del BasicIncome Network – Italia, nodo italiano di una rete globale di
associazioni (BIEN) per l’introduzione del reddito di base nei
sistemi sociali contemporanei.
In
questo pamphlet
suddiviso in cinque capitoli – cui si aggiungono un agile glossario
e una bibliografia di riferimento – Bronzini evidenzia la necessità
di garantire il reddito di cittadinanza come nuovo «diritto
fondamentale»: uno «ius
existentiae che
permette di risocializzare il Welfare»,
«necessario per uscire dalla crisi» e disegnare una nuova
articolazione tra «lavoro, libertà e diritti». C’è
poi il quadro di riferimento europeo, dinanzi all’«inerzia e
ai ritardi del Bel
Paese» che,
insieme a Grecia ed Ungheria, detiene il triste primato della totale
assenza di un seppur minimo basic
income.
Così
si escludono dalle più elementari forme di solidarietà
civile oltre dieci milioni di persone – nativi e migranti – a
rischio povertà: disoccupati/inoccupati, precari-e,
intermittenti e lavoratori autonomi di seconda e terza generazione,
privi di una qualsiasi forma di tutela e garanzia della propria
dignità personale, ancor prima che del lavoro. E dinanzi
all’inasprirsi della crisi economico-finanziaria non resiste
nessuna retorica sull’apartheid
tra garantiti e non
garantiti, che ingabbia questo Paese da oltre un ventennio.
Non si
esce dall’iniquità dell’attuale patto sociale riconducendo
tutti alla servitù
volontaria del
contratto unico di lavoro, in cambio di minori garanzie, come
continua a proporre Pietro Ichino che sembra ancora ascoltato da
questo Governo, nonostante la nomina di Michel Martone a Viceministro
del Lavoro, messo alla berlina proprio da Ichino, nel suo recente
volume Inchiesta sul
lavoro, per aver ottenuto un’improvvida consulenza dalla Commissione per la
Valutazione, l’Integrità e la Trasparenza delle
Amministrazioni pubbliche – Civit,
presieduta dal padre Antonio Martone). Ne abbiamo già parlato su furiacervelli
Riprendendo
una parola d’ordine comune al giuslavorismo europeo più
progressivo si tratta di generalizzare
i diritti e non la subordinazione,
per dire un no collettivo ai ricatti del lavoro nero, della mancanza
di tutele, dei salari da fame, del ritardo delle retribuzioni,
dell’invadenza della malavita, della povertà diffusa, che
possono essere combattute con la garanzia di un reddito di base (così
sostiene la Caritas ambrosiana).
Giuseppe Bronzini |
Bronzini
ci indica che proprio nei momenti di crisi del capitalismo è
possibile, e anzi necessario, imporre il rilancio di politiche
pubbliche e prevedere un reddito di base, universale e
incondizionato, come diritto fondamentale per l’affermazione di
nuovi modi del vivere associato: «il tempo di una rivoluzione
egualitaria». E che su questa rivendicazione di autonomia e
tutela della vita degna sia possibile aprire campagne locali e
continentali di trasformazione dei sistemi di Welfare,
per rispondere alle domande di giustizia sociale, partecipazione
democratica, gestione condivisa dei beni comuni e autodeterminazione
esistenziale per le presenti e future generazioni.
Lo capiranno i
nostri rigorosi governanti, nella loro irrefrenabile smania di
ennesima riforma del mercato del lavoro? Potrebbe essere d’aiuto la
lettura di questo libro di Giuseppe Bronzini, intanto.
***
Per approfondire: Faq sul reddito di base: risponde San Precario
Nessun commento:
Posta un commento