venerdì 14 dicembre 2012

BIANCIARDI FA 90: LA VITA E' RIVOLUZIONE


Oggi Luciano Bianciardi avrebbe compiuto novant'anni e invece se ne è andato quarantuno anni e un mese fa, nella rabbiosa solitudine di una piovosa giornata milanese.


Spesso lo abbiamo ricordato come il fratello maggiore, o il compagno più adulto che avremmo voluto più spesso accanto a noi. In queste uggiose giornate di una campagna elettorale natalizia, quando il corpo molle e anziano dell'elettorato italiano rimane asfaltato dalla mole orrorifica dei telegiornali e non è così smart da stare attaccato a twitter, come vorrebbero liquidi esegeti che Bianciardi avrebbe messo alla berlina, prendiamo il Luciano Bianciardi della rubrica Telebianciardi, del gennaio del 1968:

“Le elezioni non sono lontane e l'utente se ne sta accorgendo. Diminuiscono nel telegiornale le «colonne» dedicate agli incidenti stradali, aumentano i discorsi dei ministri e le opere pubbliche inaugurate, potenziate, progettate. Le strette di mano si sprecano; spariti i nastri, ormai fatti ridicoli dall'abuso, non sono sparite, purtroppo, le facce da prefettura che attorniano l'autorità di turno.
A volte l'annunciatore si limita a dichiarare: il presidente della Repubblica, Saragat, ha ricevuto al Quirinale il primo ministro, Moro. E ti guarda, non sai se minaccioso o canzonatorio. Il povero utente si chiede: che cosa si saranno detti? Aumenteranno le tasse? Dichiareranno guerra all'Austria? Usciranno dal Patto Atlantico? Oppure hanno giocato a tresette? Niente, la faccia di vetro non precisa: si sono «ricevuti» al Quirinale”.

L'altro ieri, come oggi, si vorrebbe un presente diverso da questo eterno grigio, bianco e nero da anni '50, che oggi ha il nome di Napolitano, Monti, Bersani, Berlusconi, Casini e soprattutto non ha nessun canzonatore arrabbiato come Bianciardi, che evochi anche solo una piccola rivoluzione.

Quel Bianciardi che nel maggio del 1969 così rispondeva a un lettore di Kent (storica “rivista maschile”), che in una lettera si firmava Saint Just, domandandosi E se la rivoluzione fosse già scoppiata? 

“All'opposto, occupare un albergo vuoto e rimetterlo in funzione, questo sì che è un simbolo evidente, chiaro, e un'utilità, oltre tutto. Lei, caro Saint Just, ha già capito che cos'è questo simbolo. Gli studenti hanno detto: non vogliamo altri speculatori, vogliamo una casa per lavorare, studiare e preparare la rivoluzione. Sbagliano solo in questo: non sanno che la rivoluzione, loro, la stanno già facendo”.

Bianciardi parla ancora a noi oggi, 14 dicembre 2012, che si stia al teatro Valle occupato nel centro di Roma, o sui tetti dei palazzi per resistere agli sgomberi; alla catena di montaggio di un qualsiasi, misero, pseudo-lavoro culturale, piuttosto che nella solitaria disoccupazione di massa, ma sempre da non riconciliati: 

perché – lei mi segue, giovane Saint Just? – la rivoluzione è innanzi tutto un modo di coscienza, un atteggiamento mentale, un porsi di fronte alla vita”.

In un Paese in cui il morto afferra il vivo, nel quale non solo si torna a vent'anni fa, ma direttamente al nuovo compromesso storico, sempre in bianco&nero (domani Casini-Bersani, come ieri Moro-Berlinguer) in “un Paese di canzonette, mentre fuori c'è la morte”, il nostro atteggiamento singolare verso la vita, forse, è già rivoluzione.

Un brindisi a te e alla vita, Luciano Bianciardi, nostro “Marcusalemme, attempato contestatore”!  


Giuseppe Allegri
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3 commenti:

  1. bellissimo post, grazie.

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  2. ho letto poco di Bianciardi pur conoscendolo. "Aprite il fuoco", e mi sembrò già da quello un grande scrittore, anche se ero piccolino, un 30enne molto incasinato. Poi, ahimè, non approfondii le sue opere a parte "La vita agra" che mi c'imbattei per caso e non completamente, ma confermò il giudizio precedente, anzi lo rafforzò. Da quel ho capito, come intellettuale, somiglia molto a Pasolini e oggi aggiungerei anche a Ingroia (con quel suo "Io so" remaind), sia nell'impostazione dialettica, che nell'introspezione controcorrente. Grande Peppe! Un brindisi a te e alla vita e Luciano nostro “Marcusalemme, attempato contestatore!".

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  3. Leggo in ritardo, Matt, scusami!

    Mi autocensuro su Ingroia (riporto solo la battuta di un mio caro amico: se ti azzardi a portarmi a una riunione del movimento di Ingroia, voglio che con noi ci siano almeno un paio di avvocati per ciascuno! ;-)

    grazie a te e SazioZero della lettura e un brindisi a voi e alla memoria del nostro Marcusalemme!

    ps per SazioZero: sui captcha mi ci impicco anch'io, accidenti!

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