Roberto Ciccarelli
Da parola chiave del centro-sinistra, quello delle alleanze arcobaleno o dei rissosi governi Prodi, la sinistra politico-sindacale italiana ha riscoperto la parola “coalizione”. Un termine che si pone in antitesi alla sommatoria dall’alto e alla fusione degli attuali ceti politici. Ma, ad analizzare bene, le idee di coalizione di Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Sergio Bologna assumono sembianze diverse. Un' analisi pubblicata su MicroMega
***
Nel linguaggio del segretario della Fiom Landini, quando
non spende il tempo a smentire di voler
entrare in politica, “coalizione” significa questo: “Il sindacato – ha detto - si deve porre il problema di una
coalizione sociale più larga che superi i confini della tradizionale
rappresentanza sindacale e aprirsi a una rappresentanza anche politica. La
sfida democratica a Renzi passa anche da qui”.
La versione Ladini
Strumentalizzazioni di Renzi, e titoli di giornali fuorvianti a
parte, la coalizione di Landini privilegia l'idea di una primazia del
“sindacale” sul “politico”. Per questo auspica un ruolo forte del sindacato
(Cgil più Fiom) che supera se stesso e diventa un soggetto politico che
ingloba, e uniforma, le infinite e divergenti sigle della sinistra “sociale”,
movimentista o associativa. E immagina di aspirare nel suo vortice ciò che
resta dei frammenti della sinistra politica che seguono progetti politici
inconciliabili: l'alleanza con la
“sinistra Pd” - qualsiasi cosa significhi – o l'incarnazione di una Syriza
all'italiana.