domenica 17 febbraio 2013

QUALE, MALEDETTA, SINISTRA?


Intorno a Essere di sinistra oggi. Guida politica al tempo presente, di Alex Foti, il Saggiatore, 2013, pp. 130, € 14.


È sempre divertente ed entusiasmante leggere Alex Foti, “bocconiano no global”, come si autodefinisce, ma, soprattutto, irregolare ed eretico attivista dei nuovi movimenti sociali nel passaggio di secolo e millennio: da Seattle, a Genova; dalla MayDay di San Precario alla MilanoX dopo quella “da bere”, fino all'Anarchy in EU contro la Grande Recessione e la triste austerity, “un cane che si morde la coda”! C'è una “S” di “sinistra” che sembra una scheda elettorale, in copertina, con quattro ali alzate, come se fossero ipotesi di aeroplanini di carta; e queste quattro, piccole ali hanno i colori della sinistra, oggi, per Alex Foti: black, red, green, pink.

Il black libertario, da V for Vendetta, indignados e Occupy, della rivolta di strada al tempo della Grande Recessione, come ci insegna Machiavelli, da oltre cinquecento anni: “li buoni esempi nascono dalla buona educazione, la buona educazione dalle buone leggi, e le buone leggi da quelli tumulti che molti inconsideratamente dannano”.


Il red egualitarista, per la giustizia sociale e l'autogoverno: “per una democrazia autenticamente radicale, orizzontale, aperta e partecipativa”.

Quindi il green, per l'ecologismo di una “sinistra non fossile”: “l'ecologismo di sinistra non potrà che essere basato su fondamenti scientifici e dati sperimentali”; gruppi di acquisto solidale e lotta per i beni comuni indisponibili alla privatizzazione; “economia fondata sulla minimizzazione delle emissioni e dell'utilizzo di risorse naturali”.

Soprattutto il pink di una sinistra queer, laica, libertaria e femminista: accettazione della differenza di genere, liberazione queer e, assai importante qui a Little Italy, protagonismo di una “nuova generazione di femministe, meno legata alla sinistra storica di quella precedente, contaminata dalle pratiche del movimento queer, più agguerrita delle madri contro la violenza maschile e cosciente del fatto che nessuna conquista sociale è per sempre: ogni avanzata sul fronte dei diritti va periodicamente difesa e riaffermata”.

A spingere questa policromia c'è una visione complessiva assai potente, che tiene insieme le sorti della misera sinistra italica, con i tempi lunghi dai sapori braudeliani: quella sinistra che non c'è più nella politica italiana, ma solo “nei movimenti e nella società”, mentre il fallimento del trentennio neo-liberista e delle sue bolle (dot-com, subprime e dell'istruzione-formazione), rischia di precipitarci agli anni '30 del Novecento; ragion per cui conviene rivolgersi a quattro pensatori necessari per una diagnosi e una prognostica di fuga da questa crisi: John Maynard Keynes, Michał Kalecki, Karl Marx e Karl Polanyi, ma facendo leva sul postmarxismo di Göran Therborn e sull'analisi spietata del fascismo europeo proposta da Robert Paxton (The Anatomy of Fascism).

Consapevoli che il capitalismo è crisi, ma, dopo le crisi congiunturali nella regolazione keynesiana 1945-1973 e alla fine dell'ortodossia neoliberista, si innesca quella che sembra una crisi strutturale, in grado di mettere in causa la legittimità del sistema stesso.

Eppure in questo lungo trentennio la sinistra politica italiana è stata in grado solo di scomparire. Qui Alex Foti è spietato. La sinistra italiana è vecchia, ipocrita e litigiosa; inefficiente e inefficace; oscillando, da sempre, tra “massimalismo utopista e minimalismo subalterno”. “La burocrazia sindacale confederale si è costituita negli anni settanta e resta ipertrofica da allora” (p. 16). Così il maggiore partito erede del PCI aspira a rendere eterno il “compromesso storico cattocomunista”, mai raggiunto fino in fondo nella Prima Repubblica e ora teorizzato e praticato da forse il più autorevole operaista, prossimamente senatore, nel sogno di rivedere insieme Berlinguer e Martinazzoli, in una Terza Repubblica che diverrebbe il remake di Essi vivono: «Incredibile... siamo governati da teste di morto». Ciò che sta alla sinistra di questo incubo assai reale rimane tendenzialmente irrilevante.

Ci sarebbe molto da fare, per la sinistra, oggi, tenendo insieme antidogmatismo, eresia, pragmatismo à la Dewey ed etica del risultato.

Combattere “l'identità frigida dell'UE, roba da uomini incravattati come José Barroso o Herman Van Rompuy”; affermare una sinistra europea che sia per “Eurobonds for public investment, social welfare and green economy”, fino a un “Green and Pink New Deal di rigenerazione della democrazia e della cultura”.

E per la sinistra italiana: seppellire le destre, impedire il disegno cattomoderato del fronte elettorale di Monti, una successione generazionale senza i portaborse della generazione precedente (p. 21).

Purtroppo sembra una impossibile rivoluzione per la nostra, “maledetta”, sinistra.

Giuseppe Allegri

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Parleremo del libro di Alex Foti, martedì 19 febbraio, ore 19, alla Libreria Giufà, Via Degli Aurunci 38, a Roma (zona San Lorenzo).

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