Intorno
a Essere
di sinistra oggi. Guida politica al tempo presente,
di Alex Foti, il Saggiatore, 2013, pp. 130, € 14.
È
sempre divertente ed entusiasmante leggere Alex Foti, “bocconiano
no global”, come si autodefinisce, ma, soprattutto, irregolare ed
eretico attivista dei nuovi movimenti sociali nel passaggio di secolo
e millennio: da Seattle, a Genova; dalla MayDay di San
Precario alla MilanoX
dopo quella “da bere”, fino all'Anarchy
in EU contro
la Grande Recessione e la triste austerity,
“un cane che si morde la coda”! C'è
una “S” di “sinistra” che sembra una scheda elettorale, in
copertina, con quattro ali alzate, come se fossero ipotesi di
aeroplanini di carta; e queste quattro, piccole ali hanno i colori
della sinistra, oggi, per Alex Foti: black,
red,
green,
pink.
Il
black
libertario, da V for Vendetta,
indignados e Occupy,
della rivolta di strada al tempo della Grande Recessione, come ci
insegna Machiavelli, da oltre cinquecento anni: “li
buoni esempi nascono dalla buona educazione, la buona educazione
dalle buone leggi, e le buone leggi da quelli tumulti che molti
inconsideratamente dannano”.
Il
red
egualitarista, per la giustizia sociale e l'autogoverno: “per una
democrazia autenticamente radicale, orizzontale, aperta e
partecipativa”.
Quindi il green,
per l'ecologismo di una “sinistra non fossile”: “l'ecologismo
di sinistra non potrà che essere basato su fondamenti scientifici e
dati sperimentali”; gruppi di acquisto solidale e lotta per i beni
comuni indisponibili alla privatizzazione; “economia fondata sulla
minimizzazione delle emissioni e dell'utilizzo di risorse naturali”.
Soprattutto il pink
di una sinistra queer, laica, libertaria e femminista:
accettazione della differenza di genere, liberazione queer e, assai
importante qui a Little Italy,
protagonismo di una “nuova generazione di femministe, meno
legata alla sinistra storica di quella precedente, contaminata dalle
pratiche del movimento queer, più agguerrita delle madri contro la
violenza maschile e cosciente del fatto che nessuna conquista sociale
è per sempre: ogni avanzata sul fronte dei diritti va periodicamente
difesa e riaffermata”.
A spingere questa
policromia c'è una visione
complessiva assai potente, che
tiene insieme le sorti della misera sinistra italica,
con i tempi lunghi dai
sapori braudeliani:
quella sinistra che non c'è più nella politica italiana, ma solo
“nei movimenti e nella società”, mentre il fallimento del
trentennio neo-liberista e delle sue bolle (dot-com,
subprime e
dell'istruzione-formazione), rischia di precipitarci agli anni '30
del Novecento; ragion per cui conviene rivolgersi a quattro pensatori
necessari per una diagnosi e una prognostica di fuga da questa crisi:
John Maynard Keynes, Michał
Kalecki, Karl Marx e Karl Polanyi, ma facendo leva sul
postmarxismo di Göran
Therborn e sull'analisi spietata del fascismo europeo proposta da
Robert Paxton (The Anatomy of Fascism).
Consapevoli
che il capitalismo è crisi,
ma, dopo le crisi congiunturali nella regolazione keynesiana
1945-1973 e alla fine dell'ortodossia neoliberista, si innesca quella
che sembra una crisi strutturale, in grado di mettere in causa la
legittimità del sistema stesso.
Eppure
in questo lungo trentennio la sinistra politica italiana è stata in
grado solo di scomparire.
Qui Alex Foti è spietato. La sinistra italiana è vecchia, ipocrita
e litigiosa; inefficiente e inefficace; oscillando, da sempre, tra
“massimalismo utopista e minimalismo subalterno”. “La
burocrazia sindacale confederale si è costituita negli anni settanta
e resta ipertrofica da allora” (p. 16). Così il maggiore partito
erede del PCI aspira a rendere eterno il “compromesso storico
cattocomunista”, mai raggiunto fino in fondo nella Prima
Repubblica e ora
teorizzato e praticato da forse il più autorevole operaista,
prossimamente senatore, nel sogno di rivedere insieme Berlinguer
e Martinazzoli,
in una Terza Repubblica
che diverrebbe il remake
di Essi vivono:
«Incredibile... siamo governati da teste di morto».
Ciò che sta alla sinistra di questo incubo assai reale rimane
tendenzialmente irrilevante.
Ci
sarebbe molto da fare, per la sinistra, oggi, tenendo insieme
antidogmatismo,
eresia,
pragmatismo
à la Dewey
ed etica del
risultato.
Combattere
“l'identità frigida dell'UE, roba da uomini incravattati come José
Barroso o Herman Van Rompuy”; affermare una sinistra europea che
sia per “Eurobonds
for public investment, social welfare and green economy”,
fino a un “Green
and Pink New Deal di
rigenerazione della democrazia e della cultura”.
E per la sinistra italiana: seppellire le destre, impedire il disegno
cattomoderato del fronte elettorale di Monti, una successione
generazionale senza i portaborse della generazione precedente (p.
21).
Purtroppo sembra una impossibile rivoluzione per la nostra,
“maledetta”, sinistra.
Giuseppe Allegri
***
Parleremo del
libro di Alex Foti, martedì 19 febbraio, ore 19, alla Libreria
Giufà, Via Degli Aurunci 38, a Roma (zona San Lorenzo).
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