mercoledì 27 novembre 2013

NON E' IL REDDITO MINIMO: E' UN SUSSIDIO CONTRO LA MISERIA

E' il trionfo del lapsus. O della truffa linguistica. Il reddito minimo garantito sarebbe stato istituito in Italia dal governo delle larghe intese! La notizia è di quelle epocali. Leggiamo, ad esempio, il fatto quotidiano: "Arriva il fondo per il contrasto alla povertà che andrà a finanziare il reddito minimo garantito". Urca. Incredulo, sfoglio Il Sole 24 ore e in un boxino generoso si parla di "reddito minimo". Ma poi la spiegazione diventa più chiara, al contrario mettiamo di "Repubblica" o del "Corriere della Sera": si tratta di 400 euro a famiglia (FAMIGLIA, NON INDIVIDUO). Se fosse il reddito minimo garantito quello istituito, ma non lo è, allora questo importo sarebbe inferiore a quanto richiesto dall'Unione Europea che ne chiede l'istituzione, ma a 600 euro (reddito mediano). Ma allora di cosa stanno parlando i giornali e il Pd?


Nel maxiemendamento alla legge di stabilità è inserito il «reddito minimo di inserimento». Lo ha annunciato in aula al Senato il Vice-ministro all'Economia Stefano Fassina. Si tratta di un fondo di contrasto alla povertà finanziato con il prelievo sulle pensioni d'oro (la soglia è stata abbassata da 150 mila a 90 mila euro). Da questo paniere verrà attinto un «contributo di solidarietà» per finanziare il Sostegno di inclusione sociale (Sia) con 40 milioni di euro all'anno per i prossimi tre. In attesa di un'integrazione del fondo, davvero esiguo, nel passaggio della legge di stabilità alla Camera, il governo ha annunciato la sperimentazione di questa misura «in alcune grande aree metropolitane». Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha espresso «grande soddisfazione, anche se abbiamo dovuto ridimensionare le nostre aspettative». 

Il ridimensionamento è davvero rilevante e deluderà gli interlocutori di Giovannini (la Caritas e le Acli) che si erano lamentati dell'importo risicato quando si parlava ancora di 400 milioni di euro per tre anni. I cattolici ne hanno chiesti 900 per finanziare il «reddito di inclusione sociale» (Reis). Per finanziare il Sia il governo ha parlato di 7-8 miliardi di euro (all'anno). Considerate le ristrettezze del bilancio, la previsione era stata ristretta a 1,5 miliardi. Ora siamo a 120 milioni (su tre anni). Questi 120 milioni di euro dovranno essere spartiti tra 3 milioni di persone, e in particolare alle famiglie con un valore Isee pari o inferiore a 12 mila euro e reddito inferiore alla soglia di povertà assoluta. Verranno erogati dall'Inps in base al calcolo sulla differenza tra il reddito a disposizione e i margini che contrassegnano l'indigenza totale. Nell'attuale formulazione, i poveri dovranno dimostrare allo Stato di essere buoni padri di famiglia che mandano i figli a scuola e si impegnano a cercare lavoro iscrivendosi alle liste di collocamento, notoriamente gli strumenti ideali per trovare un lavoro in Italia. Nella bozza elaborata prima della legge di stabilità si prevedevano misure ispirate a un workfare disciplinare che dal 2014 obbligherà i Comuni - gli enti che coordineranno l'erogazione del sussidio - al controllo dei «buoni comportamenti» dei capofamiglia.

Quello finanziato, si fa per dire, dal governo non è un «reddito di cittadinanza universale incondizionato», come già si espresse Giovannini il 18 settembre scorso. Non è nemmeno il «reddito minimo garantito», destinato agli individui e non alle famiglie, di cui esistono ben tre proposte di legge (Sel, Pd e Movimento 5 Stelle) alla Camera. Il Sia è una «misura nazionale contro la miseria», così lo ha definito Cristiano Gori, membro della commissione ministeriale che ha elaborato la proposta.

Come si è potuto, allora, creare questo lapsus? E' stato animato senz'altro dal Pd, (Fassina e Cuperlo in prima fila, quest'ultimo a Piazza Pulita di Corrado Formigli), poi da un emendamento Pd in commissione Bilancio da 400 milioni (poi ridotti a 120, meno di un decimo della cifra necessaria per finanziare il Sia). Repubblica, trionfante, ha titolato: "Istituito il reddito minimo di cittadinanza". E così poi in aula al Senato è stato detto che la legge di stabilità istituiva il "reddito minimo garantito" e più propriamente quello di "inserimento". Quest'ultimo costituisce l'obiettivo annunciato da Letta sin dal suo discorso di insediamento al governo. E Giovannini non ha fatto altro che introdurlo, con le cifre irrisorie oggi rese note. 


1 commento:

  1. Notare come a qualunque aiuto in questo paese venga posta una condizione, solitamente ragionevole in superficie ma orribilmente paternalistica se guardi le idee di stato (o di regno, con tanto di ministro della morale?) che ci stanno appena dietro.

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