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lunedì 20 aprile 2020
CITTADINANZA VIRALE
Roberto Ciccarelli
La cittadinanza virale. Questa condizione non risponde a un potere assoluto che decide su un’«eccezione permanente», né a un «grande fratello» digitale, ma alla necessità di includere e non respingere l’assolutamente estraneo, confliggendo sulle prassi del governo di sé e degli altri. E' una dimensione etico-politicaincomprensibile nei discorsi del soluzionismo tecnologico, delle teosofie della fine del mondo o nelle teorie sull’eccezione. E' qui che si afferma l’alternativa in cui vivremo: da un lato, possiamo essere incastrati in un potere autoritario; dall’altro lato, possiamo praticare una solidarietà potente
sabato 11 gennaio 2014
500 NO ALLA PRECARIETA' DI STATO
Roberto Ciccarelli
Non era mai successo che i professionisti dei beni culturali scendessero uniti in piazza con i lavoratori dello spettacolo, gli studenti, i dottorandi, i lavoratori autonomi o i traduttori. Questa coalizione sociale ha manifestato oggi in Piazza del Pantheon a Roma contro il bando "500 giovani per la cultura" indetto dal dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) e per chiedere tutele per il lavoro indipendente, precario, intermittente e autonomo.
Nelle intenzioni del ministro Massimo Bray il bando dovrebbe essere un'opportunità di lavoro per 500 «giovani» tirocinanti e stagisti under 35 chiamati a digitalizzare il patrimonio culturale. La sua iniziativa ha invece scatenato polemiche. Innanzitutto contro l’indennità da 5 mila euro lordi, 416 euro al mese, 20,8 al giorno, 3,4 all’ora con la quale il ministero intendeva pagare gli «assunti» vincitori del bando che scade il 24 gennaio. «A 35 anni in Italia sei ancora considerato un giovane – afferma Sara Parca, storica dell'arte di 43 anni e aderente agli "Storici dell'Arte in Movimento” - questa è l'impostazione delle politiche del lavoro nel nostro paese. Altrove, a questa età, sei già professionalmente realizzato, qui sei considerato un giovane da formare. Senza contare che chi svolge questa professione è già formato con laurea e specializzazione».
Non era mai successo che i professionisti dei beni culturali scendessero uniti in piazza con i lavoratori dello spettacolo, gli studenti, i dottorandi, i lavoratori autonomi o i traduttori. Questa coalizione sociale ha manifestato oggi in Piazza del Pantheon a Roma contro il bando "500 giovani per la cultura" indetto dal dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) e per chiedere tutele per il lavoro indipendente, precario, intermittente e autonomo.
Nelle intenzioni del ministro Massimo Bray il bando dovrebbe essere un'opportunità di lavoro per 500 «giovani» tirocinanti e stagisti under 35 chiamati a digitalizzare il patrimonio culturale. La sua iniziativa ha invece scatenato polemiche. Innanzitutto contro l’indennità da 5 mila euro lordi, 416 euro al mese, 20,8 al giorno, 3,4 all’ora con la quale il ministero intendeva pagare gli «assunti» vincitori del bando che scade il 24 gennaio. «A 35 anni in Italia sei ancora considerato un giovane – afferma Sara Parca, storica dell'arte di 43 anni e aderente agli "Storici dell'Arte in Movimento” - questa è l'impostazione delle politiche del lavoro nel nostro paese. Altrove, a questa età, sei già professionalmente realizzato, qui sei considerato un giovane da formare. Senza contare che chi svolge questa professione è già formato con laurea e specializzazione».
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venerdì 10 gennaio 2014
IL "JOBS ACT" DI RENZI: TRE EQUIVOCI, UN UNICO RICATTO
Giuseppe
Allegri
Matteo
Renzi ancora una volta smentisce se stesso. Dopo aver proclamato che
avrebbe immediatamente previsto misure di tutela e garanzia per le
persone logorate da sei anni di Grande Recessione presenta una bozza
da “riformatore del mondo”. Come se avesse avanti decenni di
tempo per far “ripartire il Paese”.
Così presenta un indice assai pretenzioso del suo JobsAct:
titolo anglofono, tutto attaccato e con una esse in più del
previsto. Tu vuo' fa' l'americano?
Si inizia con «il Sistema»: dall'energia alla burocrazia. Si passa
alla creazione di «nuovi posti di lavoro»: saranno più di un
milione, per scavalcare la ventennale propaganda berlusconiana? Si
arriva alle «regole». Una vera e propria riforma di sistema,
appunto, una serie di piani quinquennali, se volessimo sorridere; o
piangere. E la dimensione temporale è forse l'aspetto più critico
di tutta l'impalcatura.
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domenica 29 dicembre 2013
FIOM-PD, LA STRANA COPPIA
Giuseppe Allegri
Ad una prima lettura appare strano il rapporto tra Matteo Renzi e Maurizio Landini: un continuo rincorrersi tra dichiarazioni a mezzo stampa, sul vuoto di slogan poco concreti. «Contratto unico a tempo indeterminato per tutti» proclama il neo-segretario del Pd.
Ad una prima lettura appare strano il rapporto tra Matteo Renzi e Maurizio Landini: un continuo rincorrersi tra dichiarazioni a mezzo stampa, sul vuoto di slogan poco concreti. «Contratto unico a tempo indeterminato per tutti» proclama il neo-segretario del Pd.
«Penso che Renzi voglia aprire una fase nuova», ribatte il segretario della Fiom-Cgil. Nella realtà abbiamo milioni di disoccupati e un terzo della popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale. Con il lavoro che diviene incubo e ossessione: per chi ce l’ha, in cambio di una miseria di stipendio, spesso pagato dopo mesi. Per chi non ce l’ha e non vede prospettive di possibile miglioramento per sé e per la propria famiglia.
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domenica 22 dicembre 2013
LA (S)VALUTAZIONE DELLA RICERCA
Nel XIX secolo, in Inghilterra, negli
Stati Uniti e in Germania la ricerca e l’educazione
tecnico-scientifica hanno iniziato lentamente a prevalere su quella
umanistica. E tuttavia il modello humboldtiano sarebbe rimasto per
molto tempo l’ideale globale di università. Ancora negli anni
sessanta del Novecento, un rapporto indipendente avrebbe stabilito
come obiettivo del sistema universitario inglese “la promozione
delle funzioni generali della mente, per produrre non solo
specialisti, ma anche donne e uomini colti”. Questa idea di
università è stata ampiamente criticata, nel corso
dell’ultimo secolo, per la sua impostazione umanistica, rivolta
soprattutto alla tradizione e agli studi classici.
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mercoledì 27 novembre 2013
NON E' IL REDDITO MINIMO: E' UN SUSSIDIO CONTRO LA MISERIA
E' il trionfo del lapsus. O della truffa linguistica. Il reddito minimo garantito sarebbe stato istituito in Italia dal governo delle larghe intese! La notizia è di quelle epocali. Leggiamo, ad esempio, il fatto quotidiano: "Arriva il fondo per il contrasto alla povertà che andrà a finanziare il reddito minimo garantito". Urca. Incredulo, sfoglio Il Sole 24 ore e in un boxino generoso si parla di "reddito minimo". Ma poi la spiegazione diventa più chiara, al contrario mettiamo di "Repubblica" o del "Corriere della Sera": si tratta di 400 euro a famiglia (FAMIGLIA, NON INDIVIDUO). Se fosse il reddito minimo garantito quello istituito, ma non lo è, allora questo importo sarebbe inferiore a quanto richiesto dall'Unione Europea che ne chiede l'istituzione, ma a 600 euro (reddito mediano). Ma allora di cosa stanno parlando i giornali e il Pd?
giovedì 24 ottobre 2013
REDDITO MINIMO: UN'ALTRA MAGGIORANZA E' POSSIBILE IN PARLAMENTO
Giuseppe Allegri
Sembra
che nel desolante panorama parlamentare di questa legislatura
qualcosa si muova. Ieri mattina il gruppo parlamentare di SEL,
capitanato da Titti Di Salvo, Gennaro Migliore e Nichi Vendola, ha
presentato la proposta di legge per l'istituzione del reddito minimo
garantito anche in Italia, unico Paese dell'UE, insieme alla Grecia,
a non prevedere una misura simile: ma questo lo sappiamo tutti, anche
il Governo. È da almeno vent'anni che “l'Europa ce lo chiede”:
dalla Raccomandazione comunitaria del giugno 1992 sul minimum
income.
E sono almeno trent'anni di trasformazioni delle forme del lavoro che
imporrebbero la previsione di una misura universalistica di sostegno
al reddito. Che sia questa la volta buona?
martedì 3 settembre 2013
BEFFATO AL CONCORSONE: «HO VINTO UN POSTO, MA NON SARO' ASSUNTO»
Dopo 11 mesi di test, verifiche e esami, Roberto ha vinto una cattedra. Poi l'amara scoperta: quest'anno non sarà assunto e non riceverà uno stipendio
***
Roberto De Robertis, 36 anni, è un docente di ruolo senza cattedra né stipendio. È uno dei 2.032 vincitori del «concorsone» beffati da un errore di programmazione del Ministero. Dopo undici mesi di prove e colloqui massacranti si è classificato 13° su 33 posti disponibili in «lingua e civiltà inglese». Metà – quindici - avrebbero dovuto essere assegnati quest’anno, ma le persone che hanno preso una cattedra sono state solo nove. Roberto non sa in quale scuola ha vinto la cattedra, né la città pugliese dove insegnerà.
Dove sono finite le altre sei cattedre?
Al momento sono scomparse. Gli altri vincitori non sono stati convocati entro il 31 agosto per essere immessi in ruolo in questo anno scolastico. La graduatoria di lingua inglese è stata pubblicata il 13 agosto. Gli uffici hanno convocato i vincitori il 28. Ogni convocato avrebbe dovuto scegliere la cattedra in una scuola media o in una superiore. I posti avanzanti dovevano essere assegnati con un’altra convocazione che però non è stato possibile espletare.
***
Roberto De Robertis, 36 anni, è un docente di ruolo senza cattedra né stipendio. È uno dei 2.032 vincitori del «concorsone» beffati da un errore di programmazione del Ministero. Dopo undici mesi di prove e colloqui massacranti si è classificato 13° su 33 posti disponibili in «lingua e civiltà inglese». Metà – quindici - avrebbero dovuto essere assegnati quest’anno, ma le persone che hanno preso una cattedra sono state solo nove. Roberto non sa in quale scuola ha vinto la cattedra, né la città pugliese dove insegnerà.
Dove sono finite le altre sei cattedre?
Al momento sono scomparse. Gli altri vincitori non sono stati convocati entro il 31 agosto per essere immessi in ruolo in questo anno scolastico. La graduatoria di lingua inglese è stata pubblicata il 13 agosto. Gli uffici hanno convocato i vincitori il 28. Ogni convocato avrebbe dovuto scegliere la cattedra in una scuola media o in una superiore. I posti avanzanti dovevano essere assegnati con un’altra convocazione che però non è stato possibile espletare.
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sabato 24 agosto 2013
I DANNATI NEI GHETTI DELLA CAPITANATA
Viaggio nei ghetti della Capitanata pugliese, dove vivono almeno 20mila braccianti africani. È l'impero dell'oro rosso, dove il caporalato è legge e la prostituzione low-cost.
Non ci sono spuntoni, ringhiere, garitte o guardiani. A venticinque chilometri da Rignano Garganico, a tredici da Foggia, a due dal cadavere industriale dell’ex zuccherificio Eridania, il campo di lavoro che i migranti chiamano «grand ghettò» non è protetto nemmeno dal filo spinato. All'alba milleduecento nigeriani, senegalesi, burkinabé, ghanesi, ivoriani e maliani, vengono usati dai caporali come attrezzi umani. Al tramonto vengono deposti nel paniere della forza-lavoro disponibile pronta ad un nuovo uso. Sono i dannati delle olive e delle angurie, degli ortaggi e delle patate. E poi dell'oro rosso: il pomodoro.
Sodoma e Gomorra
Il grande ghetto di Rignano sorge in una steppa rovente solcata da trattori, falciatrici e Tir che sfrecciano a grande velocità. È una prigione a cielo aperto dove le barriere sono trasparenti, ma esistono. Crescono nell'anima di chi è irregolare, o clandestino, e vive nei cento e più tuguri di plastica, legno e cartone che formano la bidonville. Sono rifugi asfissianti, piantati a cinquecento metri da un cespuglio di pale eoliche, giganti a tre denti che mulinano pensieri imperturbabili. Il ghetto è il prodotto di un'ingegnosa opera di auto-costruzione. Prima si costruisce lo scheletro con assi di legno, spesso lavorati dai resti degli ulivi secolari che vegliano tra le zolle grasse. Il cartone viene preso nelle discariche di Foggia, la plastica rimediata dai ferramenta. L'affitto per chi arriva è tra i 25 e i 35 euro pagati a chi abita il ghetto in tutte le stagioni e non sa dove andare.
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Non ci sono spuntoni, ringhiere, garitte o guardiani. A venticinque chilometri da Rignano Garganico, a tredici da Foggia, a due dal cadavere industriale dell’ex zuccherificio Eridania, il campo di lavoro che i migranti chiamano «grand ghettò» non è protetto nemmeno dal filo spinato. All'alba milleduecento nigeriani, senegalesi, burkinabé, ghanesi, ivoriani e maliani, vengono usati dai caporali come attrezzi umani. Al tramonto vengono deposti nel paniere della forza-lavoro disponibile pronta ad un nuovo uso. Sono i dannati delle olive e delle angurie, degli ortaggi e delle patate. E poi dell'oro rosso: il pomodoro.
Sodoma e Gomorra
Il grande ghetto di Rignano sorge in una steppa rovente solcata da trattori, falciatrici e Tir che sfrecciano a grande velocità. È una prigione a cielo aperto dove le barriere sono trasparenti, ma esistono. Crescono nell'anima di chi è irregolare, o clandestino, e vive nei cento e più tuguri di plastica, legno e cartone che formano la bidonville. Sono rifugi asfissianti, piantati a cinquecento metri da un cespuglio di pale eoliche, giganti a tre denti che mulinano pensieri imperturbabili. Il ghetto è il prodotto di un'ingegnosa opera di auto-costruzione. Prima si costruisce lo scheletro con assi di legno, spesso lavorati dai resti degli ulivi secolari che vegliano tra le zolle grasse. Il cartone viene preso nelle discariche di Foggia, la plastica rimediata dai ferramenta. L'affitto per chi arriva è tra i 25 e i 35 euro pagati a chi abita il ghetto in tutte le stagioni e non sa dove andare.
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Roberto Ciccarelli
domenica 5 maggio 2013
LUCIANO GALLINO: "CONTRO L'AUSTERITA' SERVE UN NEW DEAL EUROPEO"
Sarà perché al ministero del lavoro oggi c'è qualcuno che riesce a leggere i numeri della macroeconomia, come il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, ma sembra che in Italia ci sia un governo che si è accorto che «siamo in recessione da un anno». La notizia non è certamente confortante, ma una tale schiettezza nel riconoscere fatti, universalmente noti alle famiglie impoverite o al 38,4% dei giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni, mancava dal 2008. Quando cioè la crisi è iniziata e sui colli romani folleggiava Silvio Berlusconi. Da allora, purtroppo, la capacità di fare un'analisi economica onesta non è migliorata.
«È troppo presto per trarre dei giudizi sul nuovo governo - afferma Luciano Gallino, l'autore di Finanzcapitalismo - ma mi ha colpito questa idea di riformare la riforma Fornero che dicono sia stata concepita per un periodo di crescita dell'economia e oggi, con la recessione, bisogna cambiarla perché presenta alcune rigidità che compromettono la ripresa dell'occupazione. Il problema è che eravamo in recessione anche dieci mesi fa, quando la riforma è stata approvata. Mi chiedo a questo punto che senso abbia avuto approvarla».
«È troppo presto per trarre dei giudizi sul nuovo governo - afferma Luciano Gallino, l'autore di Finanzcapitalismo - ma mi ha colpito questa idea di riformare la riforma Fornero che dicono sia stata concepita per un periodo di crescita dell'economia e oggi, con la recessione, bisogna cambiarla perché presenta alcune rigidità che compromettono la ripresa dell'occupazione. Il problema è che eravamo in recessione anche dieci mesi fa, quando la riforma è stata approvata. Mi chiedo a questo punto che senso abbia avuto approvarla».
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Roberto Ciccarelli
venerdì 3 maggio 2013
MARAZZI: «CONTRO IL ROMPICAPO DELL'AUSTERITA' VEDO SOLO UNA RIVOLTA SOCIALE»
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L'economista Christian Marazzi |
«Quando il governo italiano
sostiene di volere ricontrattare con la Commissione Europea può
anche volere posticipare, com'è stato fatto in Spagna o in
Portogallo, la riduzione del deficit di un paio d'anni - afferma
l'economista Christian Marazzi - Ma questo non significa
ricontrattare l'austerità, significa solo posticiparla
lasciando i problemi tali e quali. Non nego che Letta sia animato da
buone intenzioni quando dice di volere affrontare il problema degli
esodati, dell'esaurimento della cassa integrazione o parla di un
welfare più universale. Il problema è dove prenderà
i soldi. Soprattutto se le politiche di austerità resteranno
intatte».
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mercoledì 20 marzo 2013
SPENDING REVIEW: 295 MILIARDI DI NUOVI TAGLI ASPETTANO IL PROSSIMO GOVERNO
Da una «spending review» ci si aspetterebbe il taglio delle spese improduttive dello Stato. Tanto per fare un esempio: i 10 miliardi di euro destinati all’acquisto di 90 cacciabombardieri F35, oppure il rimborso per i farmaci di «marca». In Italia, come nel resto dell’Europa meridionale, invece no. La via dell’austerità passa per un nuovo taglio alla spesa pubblica da 295 miliardi di euro.
Continua a leggere: Spending review: 295 miliardi di nuovi tagli aspettano il prossimo governo
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martedì 19 marzo 2013
JUMPINSHARK: IL WEB E L'ARTE DELLA MANUTENZIONE DELLA NOTIZIA
Jumpinshark è un blogger da seguire per chi in rete è alla ricerca di una critica dell'ordine del discorso. Il mito degli “startupperoi”,ad esempio. Quell'idea, sillabata dal giornalista Riccardo Luna, forte del seguito di siti mainstreaming (da Repubblica al Corriere della Sera), accolta dai ministri Passera e Profumo che più volte hanno annunciato di avere stanziato 256 milioni di euro per l'avviamento di imprese innovative (start-up).
"Il lavoro bisogna inventarselo" perché in natura non lo si trova e quello che cresce sugli alberi è precario e umiliante. Oggi non basta aspettarlo da un benefattore pigramente adagiati sul bordo del fiume dell'assistenzialismo. Questi sono gli startupperoi le cui gesta – alcune, pochissime, di rilievo – vengono raccontate usando il registro del cumenda milanese o della moglie del maestro di Vigevano che spinse il marito a lasciare il suo lavoro per mettersi a fare scarpe: “Meglio un giorno da imprenditore, che mille da pecora”.
Anche il nuovo mito sostiene che tutti possono creare una start-up: basta un garage e un pizzico di genio visionario di Leonardo da Vinci. Cosa c'è che non va in questa narrazione apparentemente irenica, che alimenta la speranza di una liberazione da cui trarre un reddito di sostentamento, senza attendere la raccomandazione, una prece, una chiamata nell'empireo dei salvati con contratto o una committenza di favore?
lunedì 11 marzo 2013
FIGLI DELLA BOLLA FORMATIVA: LAUREATI, PRECARI E AL NERO
Bisogna rifinanziare scuola e università, premiare il “capitale umano”, accrescere il “valore aggiunto” della formazione delle persone. Troppe cose per una legislatura troppo breve. E per un governo che, se mai vedrà la luce, dovrà pensare a tagliare i rimborsi ai partiti e cambiare la legge elettorale. La storia di un paese vista dal XV rapporto Almalaurea
Continua a leggere Figli della bolla formativa: laureati, precari e al nero
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mercoledì 6 febbraio 2013
LA 7 E' IN VENDITA, I PRECARI NO
Tra voci di messa in liquidazione e offerte poco soddisfacenti da parte della cordata Clessidra-Equinox e di Cairo Communication, e di altri pretendenti il futuro di La 7 resta in stand-by mentre la controllante Telecom Italia Media valuta ipotesi. Una decisione sarà presa entro il 7 febbraio, ma nel frattempo nella televisione dove vanno in onda il Tg di Enrico Mentana, Servizio Pubblico della coppia Santoro-Travaglio e Piazza Pulita di Corrado Formigli accade qualcosa di inedito.
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giovedì 24 gennaio 2013
SHIPPING GLOBALE: ZEUS BATTE WOTAN
Sergio Bologna
Il capitale greco che fotte il capitale tedesco. Sembra una barzelletta, invece non lo è e la signor Merkel, così severa, certe volte, con gli stati "birichini" che spendono e spandono mentre la loro economia va a picco e produce milioni di disoccupati, dovrebbe oggi dimostrare la stessa, se non maggiore, severità verso i "birichini" di casa sua.
Stiamo parlando di shipping, di navi. Che c'entra la Germania con la Grecia? Cominciamo da quest'ultima. E' noto che lo shipping è l'unico settore dove la Grecia ha una leadership mondiale. Sono leggendari gli armatori greci, soprattutto per la loro abilità nel non pagare le tasse. Mentre milioni di greci stringono la cinghia, loro a dicembre hanno festeggiato le loro fortune in un ricevimento di mille persone in un grande hotel di Londra. La loro specialità tradizionale sono le petroliere ma ormai da un po' di tempo si sono allargati anche ad altri settori, le «bulk carrier», le container carrier, le Ro Ro. Se la sono vista molto brutta qualche anno fa, con la crisi del 2007/2008 ma, a differenza di altre volte, il Salvatore non ha assunto le modeste vesti del contribuente greco ma quelle ben più ricche della moneta cinese. Scriveva il Telegraph del 13 agosto 2012: «Le società greche stanno facendo squadra con le banche cinesi. Il premier Wen Jiabao ha consentito due anni fa che venissero erogati prestiti per 5 miliardi di dollari all'industria dell'armamento greca». E' questo che sta dietro alla consegna del porto del Pireo in mano ai cinesi, dopo più di un anno di scioperi e di opposizione dei portuali greci.
Il capitale greco che fotte il capitale tedesco. Sembra una barzelletta, invece non lo è e la signor Merkel, così severa, certe volte, con gli stati "birichini" che spendono e spandono mentre la loro economia va a picco e produce milioni di disoccupati, dovrebbe oggi dimostrare la stessa, se non maggiore, severità verso i "birichini" di casa sua.
Stiamo parlando di shipping, di navi. Che c'entra la Germania con la Grecia? Cominciamo da quest'ultima. E' noto che lo shipping è l'unico settore dove la Grecia ha una leadership mondiale. Sono leggendari gli armatori greci, soprattutto per la loro abilità nel non pagare le tasse. Mentre milioni di greci stringono la cinghia, loro a dicembre hanno festeggiato le loro fortune in un ricevimento di mille persone in un grande hotel di Londra. La loro specialità tradizionale sono le petroliere ma ormai da un po' di tempo si sono allargati anche ad altri settori, le «bulk carrier», le container carrier, le Ro Ro. Se la sono vista molto brutta qualche anno fa, con la crisi del 2007/2008 ma, a differenza di altre volte, il Salvatore non ha assunto le modeste vesti del contribuente greco ma quelle ben più ricche della moneta cinese. Scriveva il Telegraph del 13 agosto 2012: «Le società greche stanno facendo squadra con le banche cinesi. Il premier Wen Jiabao ha consentito due anni fa che venissero erogati prestiti per 5 miliardi di dollari all'industria dell'armamento greca». E' questo che sta dietro alla consegna del porto del Pireo in mano ai cinesi, dopo più di un anno di scioperi e di opposizione dei portuali greci.
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giovedì 12 luglio 2012
MUTUO SOCCORSO: RITORNO AL FUTURO
Lo spirito degli anni Novanta sta tornando. Non quelli del XX secolo, definiti da Joseph Stiglitz gli «anni ruggenti» della bolla finanziaria che ha portato all'esplosione dei mutui subprime negli Usa e del debito sovrano in Europa, bensì gli anni Novanta del secolo precedente, l'Ottocento.
E' un ritorno al futuro. In una crisi che aumenta la disgregazione sociale e smentisce l'ipotesi di uno Stato sociale che accompagna le persone dalla culla alla bara, si torna a parlare di mutualismo. Nel XIX secolo questa pratica permise a operai, artigiani e contadini di creare le società del mutuo soccorso, le leghe di resistenza, le camere del lavoro per garantirsi l'istruzione, le tutele sociali, l'assistenza sanitaria e i fondi contro la disoccupazione. A quel tempo, in Italia c’erano 6700 mutue (800 mila soci effettivi). In Inghilterra c’erano oltre 24 mila società (oltre 4 milioni di soci), in Francia (6200 per 842 mila soci).
Nel secondo Dopoguerra la sinistra e i sindacati hanno considerato il mutualismo come un residuo del passato perchè lo Stato doveva rispondere a tutti i bisogni dei cittadini. La crisi del welfare, sempre più burocratico e inefficiente, ha rilanciato la consapevolezza di integrare le tutele garantite universalmente dallo Stato con meccanismi di auto-governo. Sono nati così i gruppi di acquisto solidale (Gas), le esperienze di moneta virtuale utili per il baratto di beni e servizi, il commercio equo e solidale o la banca del tempo. Esiste inoltre un settore del welfare dove la mutualità, con la sua storia ultra-centenaria, potrebbe assumere un ruolo decisivo: l'assistenza sanitaria integrativa del servizio pubblico.
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