giovedì 5 giugno 2014

CHI COMANDA A ROMA: IL CASO ANGELO MAI E LE LOTTE PER LA CASA

L’Angelo Mai, il centro di cultura indipendente sequestrato dalla magistratura romana il 19 marzo scorso nell'ambito dell'inchiesta sul Comitato popolare di lotta per la casa per il reato di associazione a delinquere, è stato riaperto ieri mattina verso le 11. L’«Osteria di Pina» che, secondo l’accusa, sarebbe stato uno dei luoghi dov’è avvenuta la presunta estorsione ai danni degli occupanti delle ex scuole Hertz e in via delle Acacie entrambe sgomberate, resta ancora sotto sequestro.

Sono stati due i provvedimenti con i quali il tribunale del Riesame ha smontato la tesi accusatoria dell'associazione a delinquere intesa a sfruttare le esigenze abitative di centinaia di persone formulata dal pubblico ministero Luca Tescaroli. Oltre a quella che ha parzialmente dissequestrato l'Angelo Mai, c'è anche la sentenza del 28 aprile scorso con la quale sono state respinte le richieste di custodia cautelare per Pina Vitale e altre 4 attiste del Comitato popolare di lotta per la casa e il divieto di residenza a Roma per altre persone.

"Si discuterà a questo punto quali sono i comportamenti illegali - ha detto l'avvocato Arturo Salerni - l'ipotesi accusatoria è stata smontata dal Riesame che ha dimostrato una grande considerazione per la mobilitazione dei cittadini e degli artisti a sostegno dell'Angelo Mai. I giudici hanno apprezzato il documentario sull'esperienza del comitato popolare di lotta per la casa "Casa nostra" Livia Parisi. E' stato compreso che queste occupazioni sono una risposta alla drammatica emergenza abitativa. Il processo sarà ancora lungo, andremo per gradi".


Dove sono le famiglie sgomberate

Le famiglie sgomberate dalle ex scuole occupate nei quartieri di Centocelle e di Anagnina sono state deportate in residence pagati dal Comune in varie località di Roma, anche molto lontane dai quartieri delle occupazioni dove, tra l'altro, i bambini andavano a scuola: Laurentina, Casetta Mattei e molti altri. Una situazione molto complicata che ha imposto alle famiglie un grave sforzo per impedire che i bambini perdessero l'anno scolastico. "E' stato disgregato il tessuto sociale che con molti sforzi abbiamo creato con i quartieri in cinue anni di lavoro - è ha spiegato un'attivista del Comitato popolare di lotta per la casa - Il 30 giugno scade la convenzione
con i residence e non sappiamo se queste persone resteranno lì dove si dice siano state "collocate".

Sembra inoltre che il Comune di Roma si stia accanendo contro gli ex occupanti, molti dei quali sono disoccupati o lavoratori in cassa integrazione. In queste settimane sono stati condotti accertamenti fiscali e sarebbero stati contestati redditi sproporzionati, ad altri è stata contestate la residenza. "Si vuole così negare l'emergenza abitativa di queste persone" è stato detto.


"Una vittoria"

«Oggi siamo felici - hanno detto gli attivisti - Alla luce di un periodo di segno politico davvero scuro, rientrare qui per noi è una vittoria della città e di chi crede nel valore della cultura indipendente in Italia». Sabato si prepara una festa a cui èstata invitata la città che in tre mesi ha condiviso il progetto dell’Angelo Mai, partecipando in massa ai concerti di protesta nel vicino Parco di San Sebastiano. Le facce, e i discorsi erano tesi ieri alle terme di Caracalla dove sorge questo edificio regolarmente assegnato dal Comune di Roma e rigenerato dagli attivisti.

«A Torino, a Genova e a Roma assistiamo ad una repressione sfacciata e sempre più violenta - hanno detto gli attivisti - Viviamo in una città dove l’amministrazione è talmente debole da avere lasciato un vuoto colmato dall’alto». Alla conferenza stampa hanno partecipato il capogruppo di Sel in Campidoglio Gianluca Peciola, l'ex presidente del X Municipio e candidato per la lista Tsipras alle europee Sandro Medici, la consigliera di Roma Capitale Erica Battaglia (Pd).

Sono intervenuti anche i Motus, una delle compagnie teatrali italiane più vicine ad un’idea di politica culturale che valorizzino il contemporaneo e garantiscano a «luoghi spuri» come l’Angelo Mai «la possibilità di far incontrare gli artisti e i cittadini, la difesa dei diritti sociali fondamentali con l’espressione di una ricerca indipendente, ormai impossibile nei circuiti ufficiali».

«Questi sono spazi fragili - hanno aggiunto gli attivisti dell'Angelo Mai- bisogna fare un ragionamento che vada oltre la regolarizzazione della vendita di alcolici o della Siae». Si pensa alla riscrittura della delibera 26 con la quale nel 1995 la giunta Rutelli mise in regola decine di spazi sociali. La preoccupazione è per le famiglie sgomberate dalle Acacie e dall'ex Hertz. Il problema «non è risolto, ma noi non ci siamo mai arresi».


Il caso Pachamama

La complessità di questo consorzio umano composto da intrecci sociali, culturali e politici ieri è stata testimoniata anche dalla partecipazione della rete «Deliberiamo Roma» nella quale sono impegnate decine di associazioni e movimenti che stanno raccogliendo le firme per quattro delibere popolari sull’acqua, l’uso sociale del patrimonio immobiliare abbandonato, la scuola pubblica e la finanza sociale. L’Angelo Mai fa parte di questa vasta compagine.

Tra gli snodi di questa rete c'è anche il Casale Pachamama, un comitato cittadino che da quasi un anno conduce la battaglia per sottrarre un terreno di 28 ettari con 4 casali (3 inagibili) alla speculazione immobiliare nel quartiere Papillo a Roma. Il nome di questo quartiere non è secondario: è quello del costruttore che l'ha voluto. Questo è uno dei quartieri della Capitale inventati dal nulla e ribattezzati con il nome dell'impresa che l'ha costruito. Tra gli altri ce n'è uno immancabilmente dedicato a Caltagirone. Anche il Papillo nasce da una di quelle transazioni tra il comune e i padroni del mattone che si chiama "compensazione urbanistica". Per vent'anni i 28 ettari sono rimasti abbandonati.

Un'ordinanza del sindaco Marino del 4 maggio scorso ha ordinato lo sgombero dell'occupazione del comitato che comprende anche 6 famiglie messe in "assistenza alloggiativa". Da settimane è in corso una lotta che ha ottenuto un risultato che può essere considerato un risultato: la trattativa con Marino e il vice sindaco Luigi Nieri per una soluzione concordata ha prodotto una memoria di giunta e poi lo stralcio dei casali e dei terreni dal progetto "punto verde qualità". Secondo la giunta Alemanno, in questi spazi immensi avrebbe voluto realizzare un resort e campi da golf.

Ora, e per la prima volta, uno spazio pubblico è stato restituito al pubblico. I costruttori non ne saranno molto contenti. Ma il conflitto tra i comitati e la giunta di centro-sinistra resta alto a causa dell'ordinanza di sgombero.


La lotta in corso a Roma (e non solo)

Terreni, palazzi, interi quartieri costituiscono la moneta immobiliare, una merce preziosissima nel capitalismo finanziario. Che si costruisca o meno, non importa che in questi spazi ci abiti la gente. Questi spazi hanno un valore al di là del loro uso. Senza contare che il patrimonio pubblico è l'unica moneta a disposizione degli enti locali stritolati dal rigore fiscale del patto di stabilità.

Roma è l'esempio più clamoroso: è stata praticamente commissariata dal governo Renzi nell'esemplare vicenda del "Salva Roma" a causa del debito stratosferico. La Capitale è inoltre una bomba sociale: nella città più estesa d'Europa, almeno 10 mila persone vivono in occupazione, il dramma degli sfratti per morosità incolpevole è la realtà quotidiana, sull'emergenza abitativa si riflette la crisi economica e sociale più grave della storia della Repubblica.

In questa cornice si inserisce l'attacco a chi occupa il patrimonio sfitto e inutilizzato per rigenerarlo ad uso pubblico. Un tentativo che non viene visto di buon occhio perché il patrimonio è l'unica leva finanziaria in possesso degli enti locali ed è ciò che interessa alla rendita dei privati. I movimenti per il diritto all'abitare sono riusciti a diventare la parte attiva di questo conflitto duro, inserendosi in una dinamica che vede l'amministrazione locale in gravi difficoltà rispetto alla forza espressa dal capitale immobiliare e dei costruttori.

La debolezza della giunta Marino è stata constatata da molte parti, e la vicenda dell'Angelo Mai ne ha offerto una delle manifestazioni: lo sgombero delle scuole occupate e il sequestro dell'immobile alle Terme di Caracalla sarebbero infatti avvenuti "all'insaputa" del sindaco. Così come è avvenuto nei successivi sgomberi delle occupazioni abitative alla Montagnola o a Torre Vecchia.

"La politica sta rivelando un'incapacità di tenere insieme interessi e bisogni - sostiene Sandro Medici - Il caso dell'Angelo Mai è scon­cer­tante, la magistratura ha inter­pretato le lotte sociali e la cul­tura indi­pen­dente come reato, come colpa. Che con­fonde l’autogoverno con l’illegalità.Per fortuna si è creata una contraddizione che ha portato all'esito attuale. Ma non si può negare che all'amministrazione delle nostre città serva uno scarto: non è possibile continuare a perseguitare queste esperienze con misure meschine invece di riconoscerne il valore. Se in tutto il paese si dif­fon­dono espe­rienze comu­ni­ta­rie auto­go­ver­nate, che pro­du­cono eco­no­mie, cul­ture, ser­vizi, che diven­tano cen­tri di acco­glienza soli­dale, rife­ri­mento sociale di tante e tante per­sone, occa­sioni d’incontro, gene­ra­trici di pia­cere e gra­di­mento (se non di godi­mento), ci si dovrà infine inter­ro­gare sulle ragioni che deter­mi­nano tutto que­sto"

A Roma il conflitto ha rivelato una difficoltà nella capacità di mediazione sociale che la giunta - soprattutto nella persona del vice sindaco Nieri - cerca di continuare a svolgere. "E' un momento complicato in cui tutti fanno fatica a trovare il bandolo - ha detto il capogruppo Sel al Campidoglio Gianluca Peciola - le pratiche di disobbedienza anche minime vengono criminalizzate. E' in atto un'offensiva da respingere con molta forza con gli strumenti del garantismo. Credo sia opportuno rilanciare un dialogo, anche conflittuale tra noi che siamo i messi istituzionali e i comitati e i movimenti".

Roberto Ciccarelli

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