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martedì 27 marzo 2012

VUOI FARE IL RICERCATORE? PAGA!


  • Il lavoro intellettuale in Italia lo pagano i ricercatori, di tasca propria. Leggere il rapporto presentato oggi nella sala Nassirya al Senato dall’Associazione dei dottorandi Italiani (Adi) è una discesa nella realtà del paradosso italiano: la ricerca, già oggi, la si fa solo pagando le tasse sui dottorati senza borsa (almeno 2 mila euro all’anno, da moltiplicare per tre).
    Questa anomalia è esplosa tra il 2009 e il 2012, tanto che oggi un posto bandito su tre è privo di reddito. La scomparsa del 25,9% delle borse è solo l’anticipazione del futuro. Durante il prossimo ciclo triennale di dottorato, i dati aumenteranno, complice il progressivo, e inesorabile, definaziamento del sistema universitario. Nei 23 atenei più rappresentativi del paese (quelli che bandiscono almeno 100 borse), fra il 2009 e il 2012 il numero dei dottorati è sceso da 5701 a 4112, crescono i finanziamenti  privati. 

    Per il fisico Francesco Vitucci, segretario nazionale Adi, i dati «mostrano chiaramente come il sistema universitario si stia ridimensionando nel suo complesso: diminuiscono i posti di dottorato, diminuisce anche il personale strutturato ma soprattutto decine di migliaia di precari vengono espulsi ogni anno a cause del blocco del turn-over». «Per far fronte a questa vera e propria ecatombe - ha spiegato - alcune università hanno cominciato ad aumentare il numero di dottorati senza borsa e i dipartimenti che possono attingere a fondi esterni si rifugiano nell'utilizzo di contratti precari della peggior specie, che erano e rimarranno esclusi da qualsiasi tutela di welfare (ASPI, mini ASPI ecc.)»

giovedì 22 marzo 2012

Valore legale della laurea: via alla consultazione-truffa

Valore legale della laurea: via alla consultazione-truffa

Con la consultazione telematica sull’abolizione del valore legale del titolo di studio il governo dei professori ha superato la linea d’ombra dell’approssimazione per raggiungere la spiaggia della manipolazione. Il questionario a risposta multipla pubblicato ieri sul sito del ministero dell’istruzione e sottoposto al giudizio della cittadinanza è composto da 15 quesiti con due risposte certe e una tendenziosa. Circola  tra gli studenti e i ricercatori nelle ore che precedono l’assemblea a Bologna «Università bene comune» una doppia ipotesi: boicottare la consultazione, oppure promuovere un sondaggio alternativo.