Da una «spending review» ci si aspetterebbe il taglio delle spese improduttive dello Stato. Tanto per fare un esempio: i 10 miliardi di euro destinati all’acquisto di 90 cacciabombardieri F35, oppure il rimborso per i farmaci di «marca». In Italia, come nel resto dell’Europa meridionale, invece no. La via dell’austerità passa per un nuovo taglio alla spesa pubblica da 295 miliardi di euro.
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mercoledì 20 marzo 2013
SPENDING REVIEW: 295 MILIARDI DI NUOVI TAGLI ASPETTANO IL PROSSIMO GOVERNO
giovedì 3 gennaio 2013
IVA PARTY: FESTEGGIA SOLO LA RAI
L'ultimo Natale nelle redazioni Rai è stato più desolante del solito. L'azienda ha obbligato i dipendenti alle ferie forzate per risparmiare sui compensi per le giornate festive. Tra le scrivanie e le consolle audio e video si aggiravano i redattori a partita Iva. I programmi come Ballarò vanno in ferie, i redattori no. Accade 365 giorni all'anno, non solo durante tutte le feste comandate, Capodanno e Ferragosto compresi.
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Roberto Ciccarelli
sabato 10 novembre 2012
SOLO UN COMICO CI SALVERA' DAL MONTI-BIS?
C'è un'ampia letteratura che si interroga da tempo sul progressivo slittamento dalla (più o meno reale) porosità dei meccanismi di governance al ritorno verso le rigidità del comando sovrano, come osserva con l'arguzia che lo contraddistingue Marco Bascetta su il manifesto del 27 ottobre. Infatti uno degli effetti prodotti dall'incancrenirsi delle condizioni di crisi della zona-euro è l'immediato e apparentemente inesorabile de profundis suonato per le forme di governance multilivello praticate nell'ultimo trentennio nel vecchio Continente. Eppure le classi dirigenti statali e continentali sono rimaste le stesse, gelose dei propri egoismi nazionali, disinteressate dal portare a compimento l'integrazione politica europea, rinchiuse nelle secche di politiche monetariste e di un funzionalismo che non fa funzionare nessuna dinamica di trasformazione sociale ed economica. Così l'algida tecnocrazia di una parte delle élites europee diviene l'unico verbo politico pronunciabile, istituendo quel «governo tecnico», “che altro non è se non il governo pienamente politico delle oligarchie” (sempre per riprendere Bascetta), in grado di utilizzare tutte le gradazioni possibili degli strumenti di amministrazione e governo; dall'applicazione postuma della celebre “lettera” della BCE dell'estate 2011, al decreto-legge sulla spending review, il “montismo” sembra la personificazione del compromesso storico nell'epoca della finanziarizzazione delle forme di governo.
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giovedì 28 giugno 2012
LAPSUS, PASSI FALSI E GAFFE NELLA RIFORMA DEL LAVORO
Roberto Ciccarelli
Nella riforma del lavoro approvata ieri alla Camera, e nelle dichiarazioni del ministro Fornero che l'ha battezzata, emerge un piano impalpabile, addirittura psicoanalitico, di cose dette e poi negate, di pensieri inconfessabili eppur sospirati attraverso la produzione di "gaffe".
Psicoanalisi della Gaffe
Stiliamo una fenomenologia breve della "gaffe", abbozzando un'improvvisata psicoanalisi a partire dall'etimo della parola. Gaffe, apprendiamo, è balordaggine, sproposito, granchio, ma anche sbaglio, topica, equivoco, granchio, azione o espressione inopportuna, atto o parole che rivelino inesperienza o goffaggine. In francese significa afferare con il gancio o gaffa (lunga pertica con due rami, uno diretto e l'altro ricurvo che serve ad agganciare la barca). In italiano "gaffe" si dice anche "gaffa" e deriva dal longobardo "gairo", punta di giavellotto, o "gancio d'accosto".
Una lettura sintomale di questi atti mancati, pulsioni che girano a vuoto, che scambiano la verità per senso comune e la propria banalità per ragione incarnata, racconta meglio questo paese, e la mentalità di chi lo governa, di quanto non facciano i singoli provvedimenti contenuti nella riforma.
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giovedì 21 giugno 2012
DDL FORNERO: CHIAMATELA RIFORMA "DAMIANO-TREU"
Giuseppe Allegri*
Converrà chiamare “Riforma Damiano-Treu” il Disegno di legge sul “mercato del lavoro” attualmente in discussione alla Camera dei Deputati e comunemente definito “Riforma Monti-Fornero”, soprattutto dinanzi all'inspiegabile urgenza di una sua approvazione a tappe forzate, che i due parlamentari del PD, Relatori della legge, l'uno – Tiziano Treu – al Senato, l'altro – Cesare Damiano – alla Camera, hanno sapientemente inserito nelle corsie preferenziali di lavori parlamentari altrimenti immobili e rissosi.
Converrà chiamare “Riforma Damiano-Treu” il Disegno di legge sul “mercato del lavoro” attualmente in discussione alla Camera dei Deputati e comunemente definito “Riforma Monti-Fornero”, soprattutto dinanzi all'inspiegabile urgenza di una sua approvazione a tappe forzate, che i due parlamentari del PD, Relatori della legge, l'uno – Tiziano Treu – al Senato, l'altro – Cesare Damiano – alla Camera, hanno sapientemente inserito nelle corsie preferenziali di lavori parlamentari altrimenti immobili e rissosi.
«Devo arrivare al Consiglio europeo del 28 giugno con la riforma del mercato del lavoro, altrimenti l'Italia perde punti». Quella riforma del Welfare «presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano». Così si è espresso, lapidario e proverbiale, il Premier di unità nazionale Mario Monti lo scorso sabato 16 giugno, ospite de “La Repubblica delle idee”.
Evidentemente dicono molte verità queste due affermazion:
Da una parte la consapevolezza che l'unica “riforma” che questo Governo agonizzante può incassare è quella sul “mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, come recita il DdL presentato mesi fa al Senato da Fornero e Monti. Sembra un titolo beffardo per un Paese che entra nel quarto trimestre consecutivo di recessione, in cui l'unica cosa che cresce è la disoccupazione, prossima all'11%, mentre quella giovanile è già intorno al 35%. Sicuramente è un successo assai misero per una maggioranza governativa da grande coalizione, chiamata ad approvare “riforme di struttura” e “salvare il Paese”.
Dall'altra la certezza che le parti sociali - il patto dei produttori, di sindacati confederali e Confindustria – hanno contribuito attivamente in sede di mediazione parlamentare del testo (soprattutto tramite il Relatore al Senato, l'on. Tiziano Treu e la sua sapiente mannaia taglia-emendamenti) ed ora fingono – invero in modo assai timido – un'opposizione di facciata, dinanzi al precipitare delle condizioni di vita e sopravvivenza delle persone, ancor prima di poterle pensare “forza lavoro”.
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mercoledì 2 maggio 2012
IL GRANDE ALIBI E LE SIMMETRICHE IPOCRISIE
Sergio Bologna
E’ finito il tempo in cui tutta la crisi del paese si poteva addossare alle responsabilità della Lega e del Cavaliere. E’ finito il Grande Alibi con il quale certi partiti e grandi organi di stampa hanno vissuto, o vegetato, coprendo le loro responsabilità storiche con le immagini marionettistiche o truci di Bossi e Berlusconi. Adesso stanno lì, mezzi nudi, e la loro pochezza è sempre più visibile. Cercano di fare un po’ lo stesso giochetto con il governo Monti, ci provano, ma è più difficile, lo hanno voluto loro, lo ha confezionato il Presidente. Come si può sconfessare una cultura, propria di quella generazione di ex comunisti, che ha sempre visto il nemico a sinistra e considerato alla stregua dell’eversione le espressioni di autonomia di pensiero che si fanno rappresentanza?
"Lo scontro sull’art. 18 non è una politica per lo sviluppo, è una scena di simmetriche ipocrisie [...]. Si parla di stabilizzazione, si parla di contratto unico, ma perché nessuno parla dei working poor? Si parla di disoccupati, ma perché nessuno parla degli occupati che stanno certe volte peggio dei cassaintegrati? Perché chi lavora per far rispettare i suoi diritti deve sempre ricorrere alla magistratura? ".(Pubblicato sulla Newsletter Lab21)
***
E’ finito il tempo in cui tutta la crisi del paese si poteva addossare alle responsabilità della Lega e del Cavaliere. E’ finito il Grande Alibi con il quale certi partiti e grandi organi di stampa hanno vissuto, o vegetato, coprendo le loro responsabilità storiche con le immagini marionettistiche o truci di Bossi e Berlusconi. Adesso stanno lì, mezzi nudi, e la loro pochezza è sempre più visibile. Cercano di fare un po’ lo stesso giochetto con il governo Monti, ci provano, ma è più difficile, lo hanno voluto loro, lo ha confezionato il Presidente. Come si può sconfessare una cultura, propria di quella generazione di ex comunisti, che ha sempre visto il nemico a sinistra e considerato alla stregua dell’eversione le espressioni di autonomia di pensiero che si fanno rappresentanza?
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giovedì 12 aprile 2012
CHE COS'E' IL QUINTO STATO?
1. Il Quinto Stato è l’universale condizione di apolidia in patria in cui vivono almeno 7 milioni italiani a cui non sono riconosciuti i diritti sociali fondamentali. Nella stessa condizione vivono almeno 5 milioni di cittadini stranieri che non possiedono tali diritti, e subiscono l’esclusione dai diritti di cittadinanza a causa della loro extra-territorialità in uno Stato.
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giovedì 22 marzo 2012
DARIO BANFI (ACTA): "UNA VERA RIFORMA DEL LAVORO DEVE SGANCIARE I DIRITTI DALLA SUBORDINAZIONE"
“Quando si parla di professioni ordinistiche e non ordinistiche, di partite Iva o lavoro autonomo – afferma Dario Banfi, membro dell’Associazione dei consulenti del terziario Avanzato (Acta), e autore con Sergio Bologna di Vita da freelance – si pensa solo a persone che pagano le tasse. Quando invece si parla del loro lavoro, allora vengono fatte sparire dal tavolo».
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Valore legale della laurea: via alla consultazione-truffa
Valore legale della laurea: via alla consultazione-truffa
Con la consultazione telematica sull’abolizione del valore legale del titolo di studio il governo dei professori ha superato la linea d’ombra dell’approssimazione per raggiungere la spiaggia della manipolazione. Il questionario a risposta multipla pubblicato ieri sul sito del ministero dell’istruzione e sottoposto al giudizio della cittadinanza è composto da 15 quesiti con due risposte certe e una tendenziosa. Circola tra gli studenti e i ricercatori nelle ore che precedono l’assemblea a Bologna «Università bene comune» una doppia ipotesi: boicottare la consultazione, oppure promuovere un sondaggio alternativo.
Con la consultazione telematica sull’abolizione del valore legale del titolo di studio il governo dei professori ha superato la linea d’ombra dell’approssimazione per raggiungere la spiaggia della manipolazione. Il questionario a risposta multipla pubblicato ieri sul sito del ministero dell’istruzione e sottoposto al giudizio della cittadinanza è composto da 15 quesiti con due risposte certe e una tendenziosa. Circola tra gli studenti e i ricercatori nelle ore che precedono l’assemblea a Bologna «Università bene comune» una doppia ipotesi: boicottare la consultazione, oppure promuovere un sondaggio alternativo.
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giovedì 23 febbraio 2012
GIORNALISTI FREELANCE NELLA GIUNGLA DELLA CAPITALE
Roma è la giungla del lavoro immateriale sottopagato, senza diritti, non tutelato. Lontanissima dall'immagine della capitale dormiente e assistita, ministeriale e mollacciona, dei film di Alberto Sordi, nel racconto che ne fanno i giornalisti precari del coordinamento romano "Errori di stampa", la Capitale vive sospesa nella zona grigia tra lavoro dipendente e indipendente.
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mercoledì 22 febbraio 2012
LA PARTITA IVA E LA RAI: UNA LUNGA STORIA
Il blitz del coordinamento dei giornalisti freelance «Errori di Stampa» è riuscito. Colpita in pieno volto dalla notizia sulla clausola maternità inserita nei contratti di consulenza per i collaboratori esterni, la Rai ne aveva negato l'esistenza ma poi, con un intervento del direttore generale Lorenza Lei, ieri ha ammesso di «non avere nessuna difficoltà ad eliminarla».
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lunedì 20 febbraio 2012
Non partoriRAI: bufera sulla maternità precaria
Donna, giornalista, precaria. Alla Rai la sua vita è un trattato di funambolismo. Per lavorare all’ombra del cavallo di Viale Mazzini ha dovuto aprire una partita Iva e versare 600 euro all’anno al commercialista. 1200 è, in media, il reddito mensile per una collaborazione che dura per un ciclo di trasmissioni. Salvo poi scoprire una «clausola gravidanza» al punto 10 del contratto di consulenza che l’azienda offre a tutti i collaboratori esterni. Se questa lavoratrice dovesse restare incinta, o affrontare un infortunio o una malattia, la Rai si riserva il diritto di dedurre «i compensi relativi alle prestazioni non effettuate», oltre a quello di rescindere il contratto «senza alcun compenso o indennizzo».
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