Apro gli occhi e vedo per la mia terra uno
spettacolo sbagliato. Ovunque io vada, tutti vogliono fare un abuso di
potere. Mancava poco alla mezzanotte di venerdì 19 ottobre, e all’annuncio della
nuova occupazione dell’Angelo Mai altrove contro il divieto di usare il bar,
polmone finanziario di uno dei centri culturali indipendenti più originali della Capitale, quando il cantane italo-francese Sandro
Joyeux ha intonato «Power show» di Fela Kuti.
Da più di un mese il
divieto di somministrare alcolici senza licenza ha bloccato le
attività della vecchia bocciofila in ondulato di plastica trasformata
miracolosamente in uno spazio polivalente per la musica e il teatro.
Impossibile acquistare una licenza, bloccate da anni dal municipio,
anche perché non tutti possono - né vogliono pagare - 150 mila euro
sotto banco. È l’ultimo scandalo che fa discutere la Capitale, in uno
dei suoi periodi più bui, e corrotti.
L'Angelo è stato rioccupato, per riprendere a vivere e immaginare un'altro progetto per gli spazi autonomi per la produzione e l'associazione dei lavoratori della conoscenza e dell'immateriale, gli artisti e tecnici, freelance e autonomi, giovani e precari che a Roma rappresentano un terzo della forza-lavoro attiva.