Aldo Bonomi
Dai
territori s’avanza uno strano conflitto. Senza luoghi idealtipici,
la fabbrica, il quartiere, senza un mestiere, una professione, una
classe egemone. Senza rappresentanze codificate e riconosciute.
Molecolare, diffuso. Più da rondò e casello autostradale che da
manifestazione tumultuosa che attraversa il centro delle città. A
bassa intensità. Se si escludono quelli che vogliono cavalcare la
piazza nella logica sterile dei violenti senza popolo, a cui non par
vero di vedere un popolo. Ma ad alta intensità interrogante per la
crisi della politica e della rappresentanza. Sono i forconi. Io li
definisco il popolo del NON PIU. Che non ce la fa più.
So che la
parola popolo è una parola impegnativa per definire una moltitudine:
la massa priva del sistema ordinatorio delle classi a cui eravamo
abituati. Quindi capisco chi si è affrettato sbrigativamente a
definirli populismo. Togliendo loro anche la dignità di essere un
magma dove ribolle la questione sociale. Il disagio sociale di una
crisi che una metafora radicale vede come l’1% di salvati e il 99%
di sommersi. O più banalmente l’apparire nel 2013 dei costi
sociali di una crisi che nel suo non finire scava nel profondo della
composizione sociale e produttiva del paese.