Visualizzazione post con etichetta virus. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta virus. Mostra tutti i post
mercoledì 6 maggio 2020
OGGI E' UN DESIDERIO
Il nostro sostegno alla libreria Stendhal, la libreria francese di Roma. Il nostro sostegno a tutte le librerie indipendenti in Italia, in difficoltà per la crisi da Covid 19, l'impero di Amazon, le norme confuse incomplete e insufficienti. La libreria Stendhal ha lanciato una campagna partecipativa:
Invitiamo a sostenerla >>> qui <<<
***
Nel centro chiuso, deserto e cancellato di Roma, queste strade sono piene della paura per un virus che si trasmette con il respiro e il contatto. Queste strade sono una prigione interiore.
Sono ancora un clandestino tra queste pareti mentali dove ho associato, come in un’allucinazione, i turisti con i politici che lavorano al Senato che si trova a Palazzo Madama, vicino alla libreria Stendhal. I politici sono fisicamente diversi dai turisti. Aspirano a una presenza ontologicamente distante. Ma i due, insieme, vanno e vengono. I politici camminano a mezzo metro da terra, con i tacchi alti, o con un cappotto da mille euro. Si muovono in piccoli gruppi. Parlano al telefono. A volte sono inseguiti dagli operai del circo dei media, quelli con le telecamere, costretti a cercare una dichiarazione inutile per riempire cinque secondi di telegiornale e guadagnarsi il cottimo giornaliero.
Da questo sentimento di oppressione, ho trovato rifugio nella libreria Stendhal. Da quando ho perso il Teatro Valle occupato, una vera e propria fortezza dell'immaginario politico a trecento metri dal Senato, la libreria Stendhal è diventata il mio Fuori dove conduco la lotta contro questa società di spettri. In questo Fuori, trovo una lingua che non mi è più estranea.
domenica 12 aprile 2020
STAI A CASA
Stai a casa, vai a lavorare.
Stai a casa, la minaccia è in casa, non è solo dietro la porta.
Stai a casa, c'è il rider che porta la spesa, non ha né contratto né tutele, si chiama con la App.
Staia casa, raggiungete le librerie.
Stai a casa, riaprire in una pandemia significa fare morire le persone.
Stai a casa, esci con il cane.
Stai a casa, il 60% delle imprese in Veneto sono aperte con l'autocertificazione.
Stai a casa, le imprese non riaprono almeno fino al 3 maggio, tranne quelle essenziali, anche in Lombardia.
Stai a casa, il "dopo" arriva dopo il 3 maggio.
Stai a casa, il dopo arriverà tra sei mesi, un anno, due anni con il vaccino.
Stai a casa, domani si può richiudere tutto.
Stai a casa, è colpa dei runner.
Stai a casa, anche in cinque in cinquanta metri quadri. Gli sfratti sono sospesi, non lavorate, non è previsto un contributo straordinario all'affitto.
Stai a casa, ci sono le casse integrazioni, non al 100% del salario. Nessuno resterà indietro, perderai dal 20 al 50% del salario.
Stai a casa, la Lombardia anticipa la cassa integrazione. La Lombardia non può pagare gli ammortizzatori sociali.
Stai a casa, avrete un bonus di 600(800) euro se siete iscritti alla gestione separata Inps. Se siete iscritti a una cassa del lavoro autonomo ordinistico, e il vostro lavoro vi porta a versare contributi anche in altre casse, non avrete il bonus.
Stai a casa, ci sarà un "reddito di emergenza". non l'estensione senza vincoli del reddito di cittadinanza. Nessuno deve restare indietro, ma non riconosciamo il diritto all'esistenza di tutti, né la remunerazione del lavoro che facciamo gratis per le piattaforme digitali con le quali il Ministero dell'Istruzione ha siglato un protocollo.
Stai a casa, pensiamo alla privacy. I dati vanno alle piattaforme in una pandemia, lo avete fatto fino ad oggi normalmente.
Stai a casa, o ti autodenunci come "in nero", o non farai dopo più l'unico lavoro che ti concede questo sistema. Dopo arriveranno i controlli, perché ora nessuno deve restare indietro.
Stai a casa, nessuno resterà indietro. Dopo non avrai un ammortizzatore sociale universale, l'unico capace di non frammentare una società già frammentata.
Stai a casa, i pensionati non avranno un reddito di emergenza. La maggioranza vive con la pensione minima. Anche con meno dei 600 euro destinati agli autonomi. Nessuno sarà lasciato indietro.
Stai a casa, dopo non ci sarà l'unico sostegno universale a tempo che è stato riconosciuto per l'emergenza.
Stai a casa, fare domanda, non fare domanda.
La moltiplicazione di segnali contraddittori sull'apertura e sulla chiusura, sulla stasi e sul flusso, produce un effetto permanente di doppio legame [double bind] che diventerà man mano insostenibile. Da un lato mina l'autorità di chi detiene il potere; dall'altro lato alimenta la ragione stessa di un potere che deve sciogliere i paradossi che produce.
Ingiunzioni paradossali: al lasciare passare segue un controllare, e viceversa. Com'era prima sarà soprattutto dopo: un'intensificazione di un continuo stato di emergenza in nuove forme.
Questa fissità mobile, l'immobilità impaziente di una circolazione selettiva e revocabile. Dopo ci sarà un'altra emergenza e sarà una battaglia riconoscere quale emergenza sociale ed economica viene prima in una nuova cittadinanza virale.
Il dopo è adesso.
(Roberto Ciccarelli)
venerdì 27 marzo 2020
GUERRA?

Roberto Ciccarelli
"Nuove alleanze" e freni d'emergenza. Memoir di idee e politiche dopo il primo mese di emergenza da coronavirus.
“Guerra”, metafora e realtà. Usata in maniera universale: guerra economica, guerra contro il virus, guerra sanitaria. Mi colpisce il ricorso all’idea della “mobilitazione generale”, o “totale”, evocata mentre 3 miliardi di persone in tutto il mondo sono costrette a restare a casa, dunque impossibilitate a “mobilitarsi”.
Mobilitazione. Ci si mobilita stando fermi, si agisce rinchiudendosi ed evitandosi a tempo finora indeterminato. A differenza della seconda guerra mondiale, l’orizzonte simbolico evocato in maniera impropria da tutti, non si tratta di mobilitare il pubblico e il privato verso la produzione di armi, in un’economia del sostentamento.
È proprio il contrario: "si tratta di come gestire la realtà della smobilitazione nazionale per fermare la diffusione del virus"dice Duncan Weldon, storico dell’economia in un’intervista sul Financial Times del 27 marzo a Jonathan Ford.
Oggi ci troviamo nella situazione opposta.
I governi chiudono, più o meno, le attività “inessenziali” che in una vera guerra sarebbero attive, o riconvertite alla produzione di armi, oppure garantite per sostenere la popolazione. La maggior parte delle attività di vendita al dettaglio, se non ha chiuso, si troverà a chiudere, così come accade a molte aziende che rallentano volontariamente la produzione a causa della diminuzione della domanda dei loro prodotti o del desiderio di prevenire l'infezione. Al di fuori di alcuni settori, come quello alimentare, la domanda dei consumatori è in calo.
Etichette:
bruno latour,
coronavirus,
eccezione,
emergenza,
giorgio agamben,
isabelle stengers,
la furia dei cervelli,
michel foucault,
nikolas rose,
Roberto Ciccarelli,
virus
Iscriviti a:
Post (Atom)