sabato 30 marzo 2013
REQUIEM PER PIER LUIGI GARGAMELLA
“Ogni volta che esce una campagna del Pd un pubblicitario muore”.
Bersani ha pensato di poter essere nominato Presidente del Consiglio cercando una “maggioranza semplice” – la metà più uno dei parlamentari presenti, necessari per il numero legale – e avviare un Governo che sarebbe stato oggetto di lotta parlamentare quotidiana nelle Aule. Avrebbe voluto strappare i voti ai renitenti della Casaleggio&Associati, i parlamentari dei 5 stelle che (sembra) vogliano ancora votarlo.
Era una buona idea. Avrebbe sperimentato un governo parlamentare a componente (moderatamente) di sinistra, pressato dalle migliore istanze pentastellari: dal reddito di base, alla centralità dei beni comuni, a nuove forme di democrazia radicale e partecipata.
Ma era un’idea impossibile. Non solo perché non la permette la legge elettorale che il Pd non ha voluto cambiare, pensando che gli avrebbe comunque garantito la maggioranza assoluta. Ma soprattutto perché il movimento 5 stelle ha chiara in testa una sola cosa: l’iniziativa politica deve restare nelle loro mani, per poi suonare la grancassa alle prossime elezioni. Per il momento hanno consegnato il paese al “pilota automatico” della Bce di Mario Draghi. Ma il governo “democrat” non avrebbe saputo fare di meglio.
Se questo esperimento non è stato possibile è anche per l'inettitudine della “classe dirigente” del Pd, quella che ha circondato il mesto Bersani in questi ultimi mesi: un miscuglio di nostalgia del Pci berlingueriano e di nuovo laburismo senza lavoro, né lavoratrici o lavoratori. Il primo aspirava alla “normalità”, non disdegnando un accordo con il vecchio arnese centrista di Monti, reso inutilizzabile dalle elezioni e dalla sua incompetente esperienza di governo. Il secondo, che pur non disdegnava Monti, si è riconvertito in diretta streaming al peronismo digitale di Grillo il quale non fa il taxi per nessuno.
L’irresolutezza tra opzioni opposte. Era questo il progetto che Bersani voleva portare al governo. I suoi avversari “renziani” non glielo perdoneranno: le loro istanze di “modernizzazione” passano per il divorzio con le antiche radici lavoriste, a favore del moderatismo e dell’opportunismo sconfitto con Veltroni. Per il momento gli elettori hanno capito il primo bluff e hanno detto a Bersani di pagare la corsa e di scendere dal taxi. Per il secondo bluff c’è tempo.
Sul rimpianto berlingueriano parla la pubblicazione targata primavera 2013 e pensata ad hoc per la vittoria del PD di Bersani e del suo spin doctor e curatore berlingueriano Miguel Gotor:
La passione non è finita. Se leggerete questo libro nella settimana santa, capirete perché lo stanco e impoverito corpo elettorale “democratico” non ne può più di richiami ai sacrifici dell'austera e integerrima stagione berlingueriana, che parla di pauperismo e sacrificio nella crisi dove si scoprirono le virtù dell’austerità.
Sul versante pseudo-laburista parla l'altro scrittore ed economista vicino alla leadership PD, il “giovane turco” Stefano Fassina. Nella sua ultima fatica, già stampata in tre edizioni, per i nobili tipi di Donzelli:
Il lavoro prima di tutto fa impressione rileggere le pagine dell’apposita nuova introduzione di questa terza edizione 2013.
È un concentrato di buone intenzioni da “grande partito progressista a vocazione maggioritaria” - cioè il veltronismo - che deve rilanciare la “democrazia delle classi medie”, rivalutare la “civiltà del lavoro”, favorire “l'alleanza tra produttori” - cioé l’illusione che i tarli hanno divorato da quando Lama e la Cgil avevano qualche peso nel corpaccione del Pci.
6 gennaio 2013, questa è la data dell’introduzione di Fassina. E’ il giorno dell'epifania. Lo stile rincorre l'Italia degli anni '50 del boom economico che arriva, mentre il Pci è ancora filosovietico e togliattiano e la democrazia delle classi medie è quella democristiana. Gli strateghi del Pd sono fermi a questa immagine della società italiana. E l'hanno tradotta in filosofia, a sprezzo del ridicolo.
Un senso di colpa temporale emerge nell'ultimo capitolo di Fassina intitolato “per un neo-umanesimo laburista”, dove si spendono circa venti pagine per lodare l’Enciclica papale Caritas in Veritate, gli interventi del Cardinal Bagnasco e l'incontro (ottobre 2011) di Bersani con Monsignor Rino Fisichella, il tutto incentrato sulla grande novità del porre attenzione alla centralità della “persona che lavora”.
Può una forza progressista, debolmente di sinistra e vagamente “socialista” prendere in prestito queste sensibilità dall'incenso vaticano? Oppure farebbe meglio a dismettere il proprio ruolo trasformativo e ritirarsi a riflettere sui propri ultra-cinquantennali errori?
Requiem per coloro che pensavano di essere all’altezza del Vaticano, con il suo nuovissimo Papa Francesco. Pensavano ai valori della povertà evangelica, si sono ritrovati a cantare “Fratello Sole, sorella Luna” nel film di Zeffirelli.
Nel quinto anno della grande trasformazione capitalistica, il Pd voleva rappresentare le classi medie in condizioni di vita prossime alla miseria, povertà e insicurezza. Per gran parte di loro il lavoro è vissuto da troppo tempo come una passione triste, sospesa tra neo-schiavismo, subordinazione esistenziale, assenza di un reddito decente e, per larga parte di quelle lavoratrici e lavoratori che nel gergo sindacale e della sinistra sono ancora definiti “atipici”, senza diritti, tutele, garanzie: un presente insostenibile, in assenza di un futuro. Per queste forme di vita stanche dell'esclusione sociale in cui sono condannate non c'è nessun “patto dei produttori”, “civiltà del lavoro”, “democrazia delle classi medie”, che potrà salvarli.
Nel Pd c’è stato chi crede che una forza di sinistra lotti per la trasformazione progressiva dell'ordine esistente, facendo leva sul lavoro subordinato tradizionale e sui pensionati. Premesso che anche larga parte di queste fasce sociali votano altrove, qualora fosse così, questo partito sarebbe una forza votata a rimpiangere il mondo di ieri. Una forza condannata all'estinzione, di ideali e anche biologica.
Il requiem è stato ufficiato dalla più alta carica dello Stato, che si è politicamente formata nel migliorismo comunista degli anni '50 del Novecento. Volle Monti, nominò un calesse. Avanti i prossimi.
Ite Missa Est.
Giuseppe Allegri-Roberto Ciccarelli
pubblicato su Micromega
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Leggi LA SINISTRA E' MORTA, SOLO UN GRILLO POTRA' SALVARLA?
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trasformismo?
RispondiEliminaincapacità di leggere e dare risposta e guidare le trasformazioni in atto non solo nel nostro paese?
un gruppo di malcontenti di destra, sinistra, centro attualmente alla ribalta si ritiene in grado di intervenire progettualmente guidato
- da un comico ferrarista in suv (con autista naturalmente un familiare secondo la migliore tradizione) attualmente in decrescita felice. Propone ai giornali stranieri 4 o5 anni di sacrifici agli italiani, per poi rinascere. Dove ha posizionato e colloca attualmente i suoi risparmi di 42 anni di lavoro e dei proventi del sito?
- da un 5 voti di una lista passata (PS:non berlusconiana come dice) attualmente in crisi mistica
- da un giovane vecchio Morfeo della politica miracolato,finalmente con un lavoro a tempo pieno, dallo sconquasso di questi ultimi 20 anni modificati antropologicamente
- da una esperta di PMI e sistema creditizio che ha scoperto il punto G in Parlamento
Chi degli scontenti di destra, sinistra centro, potrà mai avere una risposta?