Roberto Ciccarelli
Il passato si tocca in via Re Federico 23, nel popolare quartiere della Zisa a Palermo, dove la pratica del lavorare insieme in spazi condivisi, il co-working, è diventato un modo per costruire nuove comunità. Negli anni Settanta, racconta Cristina Alga dell'associazione Clac che ha dato vita all'omonimo co-working Re Federico, al terzo piano di questo palazzo liberty, viveva una comune di musicisti.
Il romanzo
A quel tempo c'era l'abitudine di riunirsi in uno dei saloni dell'appartamento nobiliare per dare concerti. Oggi una comunità di freelance ha avviato un esperimento di un nuovo modello di co-work.

Dal prossimo settembre, Re Federico ospiterà 15 postazioni di lavoro per freelance, autonomi e indipendenti che condivideranno servizi wifi, plotter, cucina, punti relax, per favorire momenti di scambio e di progettazione. Nel 2013 si prevede l'allargamento dell'attività nell'appartamento vicino, sempre al terzo piano. I ragazzi di Clac pensano di ristrutturarlo e sarà destinato per metà alla co-abitazione. Nel progetto definitivo l'area a disposizione per questa nuova attività di condivisione sarà superiore a 500 metri quadri.
Il romanzo
A quel tempo c'era l'abitudine di riunirsi in uno dei saloni dell'appartamento nobiliare per dare concerti. Oggi una comunità di freelance ha avviato un esperimento di un nuovo modello di co-work.
«Ci sono luoghi che mantengono la memoria di chi lo ha vissuto – afferma Cristina – Qui nel co-work Re Federico il destino resta improntato alla condivisione: ieri c'era la musica, oggi il lavoro in comune. Man mano che le persone arrivano, la sensazione è rassicurante: dagli elementi più superficiali a quelli più essenziali, questo spazio mantiene un'aria di famiglia, di comunità».
Dal prossimo settembre, Re Federico ospiterà 15 postazioni di lavoro per freelance, autonomi e indipendenti che condivideranno servizi wifi, plotter, cucina, punti relax, per favorire momenti di scambio e di progettazione. Nel 2013 si prevede l'allargamento dell'attività nell'appartamento vicino, sempre al terzo piano. I ragazzi di Clac pensano di ristrutturarlo e sarà destinato per metà alla co-abitazione. Nel progetto definitivo l'area a disposizione per questa nuova attività di condivisione sarà superiore a 500 metri quadri.
"il co-housing - aggiunge Cristina - è condividere la cosa più intima di una persona, l'abitazione. è coraggioso, e tutto da sperimentare, è un modello di aggregazione per chi fa un lavoro come il nostro che porta ad essere isolati".