Giuseppe Allegri
Tre anni fa, il 24 e 25 novembre 2012, in un incontro al Teatro Valle Occupato di Roma su Co.Co.Work parlavamo coworking come spazi del lavoro vivo e ci domandavamo:
È forse possibile parlare di Coworking di nuova generazione come impresa rivoluzionaria degli ateliers del lavoro vivo? Per riappropriarsi dei processi di produzione, condivisione e trasmissione dei saperi, delle conoscenze e del fare impresa: l’auto-organizzazione sociale e la sua forza creativa, di nuove forme del vivere associato e del produrre ricchezze, oltre lo statalismo burocratizzato, parassitario e corrotto e l’individualismo proprietario e corporativo, fondato su inscalfibili rendite di posizione.
Era un ragionare condiviso con molti che teneva dentro l'urgenza di immaginare un nuovo modo di fare impresa territoriale, di ripensamento dei distretti produttivi del lavoro culturale e dell'economia della conoscenza, dentro la necessità di ridurre i costi individuali e collettivi, per ottenere reddito e innescare processi di nuovo mutualismo tra pari, cooperazione sociale e produzione di ricchezze, prospettando nuove forme di economia sociale, solidale e collaborativa.
Tre anni dopo quel riflettere in comune le sperimentazioni dei Coworking e FabLab cosa sono diventati? Forme associative e imprenditoriali del lavoro indipendente? Germinazioni continue di Start-up intese come piccole e medie imprese innovative? Nuova cooperazione sociale? Invenzione collettiva di un'economia della condivisione con grande valore simbolico e limitata capacità di redistribuzione delle ricchezze? Spazi attraversati da una moltitudine di imprenditori di se stessi?