Peppe Allegri
È da salutare come una piccola liberazione la chiamata a un dibattito pubblico sui saperi che i www.saperiliberi.it della Rete della Conoscenza propongono in opposizione all'etica sacrificale dell'attuale governo tecnico e di quello politico che presumibilmente verrà, vincolato alla stessa aura rigorosa e depressiva. L'impostazione dell'appello è assai condivisibile: è questo il momento di immaginare possibili azioni collettive per trasformare radicalmente l'ordine esistente delle cose e lottare per una nuova idea di società, a partire dalla centralità della condivisione dei saperi. E non è un caso che questo slancio verso il futuro sia proposto da studenti coprotagonisti di quei “movimenti della ricerca e della conoscenza” che, spesso nella solitudine e sempre inascoltati, hanno praticato opposizione sociale al berlusconismo e alle retoriche neo-liberiste.
Sono loro il portato migliore sopravvissuto al lungo ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle, nel quale è stata scatenata una scientifica e bipartisan guerra alle intelligenze indipendenti, letteralmente disprezzando il lavoro della conoscenza, proprio mentre capitale finanziario e società dello spettacolo spremevano le qualità relazionali, cognitive, comunicative di una forza lavoro sempre più vessata, precaria e povera, in assenza di tutele, diritti e una qualsiasi dignitosa possibilità di scelta, altro che choosy, per rispondere a chi ha definitivamente consacrato questo processo di saccheggio delle forme di vita: l'attuale Ministro del Lavoro, con il suo indistinguibile stile a metà tra le pose di una lontana zia inacidita da una vita di frustrazioni e il ritratto decadente di una provinciale duchessa sabauda.