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martedì 22 luglio 2014

COSA HO IMPARATO ANDANDO ALLE ASSEMBLEE DELLA "SINISTRA"

Roberto Ciccarelli

Giochino in 13 punti, da leggere dall'alto verso il basso, o viceversa, per tornare alla casella di partenza

0) La politica si fa convocando riunioni e assemblee dove si parla di ciò che si deve fare, non di come fare le cose

1) Organizzare assemblee  in cui si parla TANTO e le parole non corrispondono mai ad un'azione, ma alludono a un futuro, svuotato, remoto, depresso, intangibile e senza slanci

2) Nessuno deve parlare veramente e quello che si dice bisogna che nessuno se lo ricordi, anche perché ripete sempre le stesse cose nel linguaggio della mancanza e della rimozione.

3) Chi parla di solito ribadisce la legge del dovere: SI DEVE ma non si può fare; Noi FAREMMO SE, ma non lo possiamo fare. Si allude alla possibilità di esistere, anche se non si esiste. E' la legge sulla quale è costruito il nostro paese: ci sono dei diritti, ma non si possono avere; c'è molta ricchezza, ma non la puoi avere; si può lavorare, ma non ora. Si può sognare, ma meglio farlo dopo. E così via. Un paese conservatore che conserva il suo stesso ricordo.

lunedì 27 gennaio 2014

RIVOLUZIONE, NON SINISTRA





La sinistra dice: le rivoluzioni falliscono sempre. Noi diciamo: ciò non impedisce il divenire rivoluzionario.

1. L’avvenire della sinistra non è il nostro avvenire. Così come quello del Pd, di Vendola, di Matteo Renzi, di Berlusconi, di Tsipras o di Grillo non è il nostro. C’è una confusione che fa soffrire, tra chi parla dell’avvenire di riforme o di rivoluzioni, come fa la politica, e il divenire di ciascuno. Non sono mai stati la stessa cosa e tuttavia – ieri e come oggi – la politica si fonda sulla confusione tra questi piani. Da un lato, c’è chi sempre parla di un futuro generico che riguarda tutti. Dall’altro lato, c’è sempre chi cerca in questo racconto di trovare uno spazio per sé. Mai che si parli di un divenire a partire da sé, si parla solo di quale spazio trovare all’interno di una casa già arredata. Il singolo deve trovare la forma per adattarsi ai concetti esistenti.

2. La sinistra è un concetto che rimanda ad un’idea di futuro e di giustizia sociale per tutti. Questa è tuttavia solo l’origine del concetto. Poi c’è la realtà storica. Quando oggi si parla di sinistra, si parla di una storia di fallimenti. Chi tiene a questa idea, “sinistra”, rileva il punto di vista dello storico malinconico: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Quella americana, francese, sovietica, e poi i movimenti. C’è un aspetto autoconsolatorio nel parlare di “sinistra”, nell’appartenere a questo campo dello spirito, nemmeno più elettorale: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Sinistra è la strada che mostra il cinismo dell’“uomo” del Dopo storia. Lì dove finiscono le potenzialità del presente, ecco nascere un discorso sulla sinistra che evoca un “mondo nuovo”, una discontinuità, un’alternativa oltre la gabbia del presente.

Roberto Ciccarelli

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1. L’avvenire della sinistra non è il nostro avvenire. Così come quello del Pd, di Vendola, di Matteo Renzi, di Berlusconi, di Tsipras o di Grillo non è il nostro. C’è una confusione che fa soffrire, tra chi parla dell’avvenire di riforme o di rivoluzioni, come fa la politica, e il divenire di ciascuno. Non sono mai stati la stessa cosa e tuttavia – ieri e come oggi – la politica si fonda sulla confusione tra questi piani. Da un lato, c’è chi sempre parla di un futuro generico che riguarda tutti. Dall’altro lato, c’è sempre chi cerca in questo racconto di trovare uno spazio per sé. Mai che si parli di un divenire a partire da sé, si parla solo di quale spazio trovare all’interno di una casa già arredata. Il singolo deve trovare la forma per adattarsi ai concetti esistenti.
2. La sinistra è un concetto che rimanda ad un’idea di futuro e di giustizia sociale per tutti. Questa è tuttavia solo l’origine del concetto. Poi c’è la realtà storica. Quando oggi si parla di sinistra, si parla di una storia di fallimenti. Chi tiene a questa idea, “sinistra”, rileva il punto di vista dello storico malinconico: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Quella americana, francese, sovietica, e poi i movimenti. C’è un aspetto autoconsolatorio nel parlare di “sinistra”, nell’appartenere a questo campo dello spirito, nemmeno più elettorale: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Sinistra è la strada che mostra il cinismo dell’“uomo” del Dopo storia. Lì dove finiscono le potenzialità del presente, ecco nascere un discorso sulla sinistra che evoca un “mondo nuovo”, una discontinuità, un’alternativa oltre la gabbia del presente.
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L’avvenire della sinistra non è il nostro avvenire. Così come quello del Pd, di Vendola, di Matteo Renzi, di Berlusconi, di Tsipras o di Grillo non è il nostro. C’è una confusione che fa soffrire, tra chi parla dell’avvenire di riforme o di rivoluzioni, come fa la politica, e il divenire di ciascuno. Non sono mai stati la stessa cosa e tuttavia – ieri e come oggi – la politica si fonda sulla confusione tra questi piani. Da un lato, c’è chi sempre parla di un futuro generico che riguarda tutti. Dall’altro lato, c’è sempre chi cerca in questo racconto di trovare uno spazio per sé. Mai che si parli di un divenire a partire da sé, si parla solo di quale spazio trovare all’interno di una casa già arredata. Il singolo deve trovare la forma per adattarsi ai concetti esistenti.
2. La sinistra è un concetto che rimanda ad un’idea di futuro e di giustizia sociale per tutti. Questa è tuttavia solo l’origine del concetto. Poi c’è la realtà storica. Quando oggi si parla di sinistra, si parla di una storia di fallimenti. Chi tiene a questa idea, “sinistra”, rileva il punto di vista dello storico malinconico: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Quella americana, francese, sovietica, e poi i movimenti. C’è un aspetto autoconsolatorio nel parlare di “sinistra”, nell’appartenere a questo campo dello spirito, nemmeno più elettorale: tutte le rivoluzioni sono destinate a fallire. Sinistra è la strada che mostra il cinismo dell’“uomo” del Dopo storia. Lì dove finiscono le potenzialità del presente, ecco nascere un discorso sulla sinistra che evoca un “mondo nuovo”, una discontinuità, un’alternativa oltre la gabbia del presente.
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mercoledì 11 dicembre 2013

IL FORCONE POUJADISTA

Foto da @captblicero
Dieci associazioni dell'autotrasporto (su 11) negano la partecipazione alla "rivoluzione del 9 dicembre". "Quando scioperiamo noi il paese si ferma davvero" dicono padroncini, imprenditori, lavoratori autonomi che avevano lanciato la data del 9 dicembre ma poi, a seguito di un accordo con il governo, l'hanno ritirata.


Il lavoro autonomo organizzato nella logistica su gomma non fa parte dell'agitazione, contrariamente a quanto si legge sui giornali e in rete. Ai "forconi" viene a mancare (ma semplicemente non ci sono mai state) le partite IVA organizzate in un segmento del quinto stato. Ci sono mobilitazioni minoritarie nel lavoro agricolo, in particolare nei settori che soffrono l'industrializzazione, esclusi o penalizzati dai fondi europei o regionali a sostegno dell'agricoltura, nel Lazio e in un paio regioni del nord ovest.

Si spiega così la presenza dei trattori ma non dei tir in strada. La Sicilia dei famosi forconi tace, tranne qualche agitazione a Catania. Le corporazioni organizzate, con le loro rappresentanze, dunque si sottraggono alla lotta per il ritorno alla "sovranità popolare" identificata alla "sovranità monetaria", i principali obiettivi della presunta "rivoluzione".

sabato 16 febbraio 2013

LA COMMISSIONE RODOTA' RIPARTE DAL TEATRO VALLE (E DAL DIRITTO VIVENTE)

La Commissione Rodotà, istituita nel 2007 per proporre una riforma del Codice Civile, riprenderà i lavori dal teatro Valle occupato tra un mese. Le sue attività non saranno confinate alle aule parlamentari ma itineranti. Come le antiche corti dei giuristi che raccoglievano le istanze dei territori per riportarle a Londra, anche la nuova Commissione Rodotà si auto-convocherà nei teatri, cinema, atelier occupati e nei luoghi dov'è più forte l'associazionismo a tutela dell'ambiente. Ad esempio in Toscana dove si è consolidata la rete per la difesa del territorio rappresentata da Alberto Asor Rosa. 

L'idea di rilanciare le attività di una commissione che ha imposto un'innovazione irreversibile nella riflessione sulla proprietà pubblica e sui beni comuni, senza purtroppo produrre un'iniziativa parlamentare, è stata incubata per alcuni mesi dagli attivisti del teatro Valle in un fitto scambio con Stefano Rodotà. Insieme hanno lanciato ieri un progetto «di respiro costituente di produzione normativa dal basso» elaborato con una nutrita schiera di giuristi e studiosi come Ugo Mattei, Alberto Lucarelli, Maria Rosaria Marella, il giudice emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, Salvatore Settis e Luca Nivarra, oltre agli esponenti del migliore associazionismo culturale e politico il Basic Income Network-Italia.