Si
vuole essere valutati per strappare un’oppurtunità di lavoro o la
speranza di essere riconosciuti come cittadini. Ma valutare è anche
un esercizio di potere. La coincidenza tra questi desideri, quello di
chi sceglie volontariamente la servitù e di chi gode nel
riconoscerla negli altri, spiega l’irresistibile crescita della
valutazione nel mondo neoliberale e la sua inesausta richiesta man
mano che la crisi abbatte gli ultimi totem della democrazia.
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domenica 22 dicembre 2013
LA TIRANNIA DELLA VALUTAZIONE
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lunedì 7 ottobre 2013
IL QUINTO STATO OLTRE I BASTIONI DELLA SINISTRA (E DELLA CRISI)
Se il primo problema che affligge la sinistra italiana, impedendole di vincere i confronti elettorali anche nelle circostanze più favorevoli, è la mancanza di coraggio, il secondo è una forte carenza culturale. L’incapacità di abbandonare vecchie categorie interpretative, di rinnovare il proprio linguaggio concettuale, di cogliere le mutazioni sociali che connotano il nostro tempo.
Una di queste è sicuramente l’emergenza di quello che Giuseppe Allegri e Roberto Ciccarelli denominano Il quinto statoin un libro omonimo appena edito da Ponte alle Grazie. In verità non si tratta di un termine nuovo. Già usato negli anni Sessanta come titolo di un volume da Wolfgang Kraus, nel 1970 lo scrittore Ferdinando Camon aveva così intitolato un romanzo, comparso con la prefazione di Pasolini.
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