Si
vuole essere valutati per strappare un’oppurtunità di lavoro o la
speranza di essere riconosciuti come cittadini. Ma valutare è anche
un esercizio di potere. La coincidenza tra questi desideri, quello di
chi sceglie volontariamente la servitù e di chi gode nel
riconoscerla negli altri, spiega l’irresistibile crescita della
valutazione nel mondo neoliberale e la sua inesausta richiesta man
mano che la crisi abbatte gli ultimi totem della democrazia.
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domenica 22 dicembre 2013
LA TIRANNIA DELLA VALUTAZIONE
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mercoledì 4 dicembre 2013
OCSE-PISA: PRONTI, PARTENZA, VIA AI QUIZ A VITA
A cosa servono i test Ocse-Pisa? Il livello di «competitività» in matematica, nelle scienze e nella lettura, è sotto la media in Italia. il «Programma di valutazione internazionale degli studenti» rimanda il nostro paese che resta in bassa classifica. La spesa per l’istruzione procapite tagliata dell’8% dal 2001, ma le politiche neoliberali insistono sull’aziendalizzazione della scuola.
Quando in Italia si è iniziato a parlare dei test Pisa qualcuno deve avere pensato all'amata torre pendente, meta turistica nell'omonima città toscana. Nelle scuole dei 65 paesi Ocse non è più così da dieci anni, perché Pisa è il minaccioso acronimo del «Programma di valutazione internazionale degli studenti», il Programme for International Student Assessment. Nella neolingua di chi gestisce le politiche neoliberali dell'istruzione a livello internazionale, questo acronimo allude a uno studio triennale che valuta il livello acquisito dai liceali quindicenni nel campo della matematica, delle scienze e della capacità di lettura e comprensione di un testo. Su questa base vengono redatte le classifiche in base alle quali la governance misura il livello di «performatività» del sistema scolastico nell'economia globale della conoscenza. I test servono a «preparare la vita dei giovani che escono dalla scuola». In futuro serviranno a distribuire le risorse statali decrescenti alle scuole e alle regioni «virtuose» che praticano un'etica imprenditoriale e un modello competitivo dell’esistenza.
Quando in Italia si è iniziato a parlare dei test Pisa qualcuno deve avere pensato all'amata torre pendente, meta turistica nell'omonima città toscana. Nelle scuole dei 65 paesi Ocse non è più così da dieci anni, perché Pisa è il minaccioso acronimo del «Programma di valutazione internazionale degli studenti», il Programme for International Student Assessment. Nella neolingua di chi gestisce le politiche neoliberali dell'istruzione a livello internazionale, questo acronimo allude a uno studio triennale che valuta il livello acquisito dai liceali quindicenni nel campo della matematica, delle scienze e della capacità di lettura e comprensione di un testo. Su questa base vengono redatte le classifiche in base alle quali la governance misura il livello di «performatività» del sistema scolastico nell'economia globale della conoscenza. I test servono a «preparare la vita dei giovani che escono dalla scuola». In futuro serviranno a distribuire le risorse statali decrescenti alle scuole e alle regioni «virtuose» che praticano un'etica imprenditoriale e un modello competitivo dell’esistenza.
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domenica 27 ottobre 2013
CASE, FABBRICHE, COWORKING: UTOPIE CONCRETE IN CITTA'
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Ex Colorificio di Pisa, 26 ottobre 2013 |
L'ex colorificio di Pisa, occupato il 20 ottobre 2012, è stato sgomberato ieri dopo 9 ore e 10 minuti di resistenza pacifica. Lo spazio dell'ex fabbrica di vernici, rigenerato dalla partecipazione di migliaia di persone in una moderna agorà, è tornato ad essere il regno di topi e piccioni.
Cronaca di uno sgombero
Quest'area di 14 mila metri quadri, a due passi dalla Torre pendente, rischia di essere stravolta da una speculazione che la trasformerà in una zona residenziale. Contro questo progetto si sono opposte le trenta associazioni che per un anno hanno dato vita all'esperimento del «municipio dei beni comuni». Lo sgombero è stato ordinato il 20 settembre scorso dal Tribunale di Pisa ed è iniziato alle 8,20 del 26 ottobre alla presenza del questore Gianfranco Bernabei.
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Ex Colorificio di Pisa, nel 2012 |
Nella notte si sono barricate all'interno 250 persone. Dopo avere scardinato il portone d'ingresso, la lavagna del corso d'italiano per i migranti è stata portata sulla strada. La polizia è entrata nell'aula delle lezioni, mentre una delle volontarie svolgeva la lezione su come si ottiene un permesso di soggiorno in Italia. Poi è toccato agli artigiani sgomberare i loro attrezzi e macchinari da uno dei vasti capannoni che sono stati trasfigurati nell'aspetto e nell'uso. Subito dopo è venuto il turno degli «equilibri precari», un gruppo di arrampicatori che ha costruito con le proprie mani una gigantesca parete, l'unica in città, per esercitare uno sport sempre più popolare. Quando la polizia si è presentata erano ancora appesi al soffitto.
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lunedì 8 aprile 2013
SETTIS: "CULTURA E ISTRUZIONE SONO BENI COMUNI SU CUI INVESTIRE E DA OCCUPARE"
L'Italia è ultima nell'Europa a 27 per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (1,1% a fronte della media del 2,2%). È al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, per la spesa in istruzione (l'8,5% a fronte del 10,9% dell'Ue a 27). La spesa pubblica destinata alla protezione sociale è sopra la media europea, anche se è sbilanciata sulle pensioni e diminuisce sulla casa, sulla disabilità, trascurando gli investimenti sulle politiche attive per il lavoro.
«I dati dell'Eurostat sul finanziamento alla cultura e all'istruzione sono l'esito preoccupante di un'intera legislatura in cui le cose sono andate sempre peggiorando - afferma Salvatore Settis, storico dell'arte che insegna alla Normale di Pisa e autore di Azione popolare (Einaudi) - Seguono un trend condiviso di fatto dalla destra, dalla sinistra e dai tecnici, con un peggioramento netto con i governi di centro-destra. Ma non è che quelli di centrosinistra abbiano brillato molto. Gli ultimi tagli che sono stati apportati a tutto ciò che è cultura, ricerca, università e scuola sono il risultato della crisi. Come reazione alla crisi in Italia è prevalsa l'idea che la prima cosa da fare sia tagliare la cultura. Credo che sia importante sapere che questa è un'idea italiana, ma non di tutti gli altri paesi. Ci sono paesi come gli Stati uniti dove Obama ha detto che nei momenti di crisi bisogna accrescere la spesa per l'istruzione e la ricerca.
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lunedì 15 ottobre 2012
PISA NON E' MACONDO: E' L'AGORA' DEL LAVORO INDIPENDENTE
Pisa non è una smemorata Macondo, ma una città dove può convivere il Quinto Stato degli studenti, operatori dello spettacolo, ricercatori e precari della conoscenza con ciò che resta della classe operaia, il ceto medio impoverito e le classi subalterne.
Ci sono tracce rivelatrici di questa utopia concreta che abbiamo già vissuto, solo cinque mesi fa, a Milano con Macao e poche settimane prima a Napoli con l'ex Asilo Filangieri o il Teatro Garibaldi e i Cantieri della Zisa a Palermo, il teatro Coppola a Catania, l'Ex-Q di Sassari, il Cinema Palazzo di Roma e il S.A.L.E. di Venezia. Ad esempio l'occupazione del teatro Rossi il 27 settembre che offre un'apertura a quel blocco sociale che si è formato in una città universitaria, popolata in maggioranza da studenti fuorisede (come Padova, ad esempio), dove esistono anche centri di ricerca di un certo rilievo. Parliamo di una città dove
Ci sono tracce rivelatrici di questa utopia concreta che abbiamo già vissuto, solo cinque mesi fa, a Milano con Macao e poche settimane prima a Napoli con l'ex Asilo Filangieri o il Teatro Garibaldi e i Cantieri della Zisa a Palermo, il teatro Coppola a Catania, l'Ex-Q di Sassari, il Cinema Palazzo di Roma e il S.A.L.E. di Venezia. Ad esempio l'occupazione del teatro Rossi il 27 settembre che offre un'apertura a quel blocco sociale che si è formato in una città universitaria, popolata in maggioranza da studenti fuorisede (come Padova, ad esempio), dove esistono anche centri di ricerca di un certo rilievo. Parliamo di una città dove
la produzione cognitiva e culturale è centrale eppure è una città dove in maniera artificiosa tutti questi saperi differenti di chi studia all'università, di chi fa musica o teatro restano separati. Qui invece si possono sperimentare nuove forme di sapere, di produzione culturale ma soprattutto forme nuove sdi società e del vivere insieme, di fare rete
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