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sabato 3 gennaio 2015

MERITOCRAZIA: IL PRIVILEGIO E' SOLO DI CLASSE

Roberto Ciccarelli

Ripub­bli­cato in ita­liano l’”Avvento della meri­to­cra­zia” di Michael Young (Edi­zioni di Comunità).

>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<

Più che un sistema efficiente, la meritocrazia indica l’attitudine di una classe dominante che rende i suoi esponenti impermeabili ad ogni critica o a slanci verso una redistribuzione sociale che non sia quella imposta dall’interesse di classe. Una tesi sostenuta da Young in un articolo pubblicato sul Guardian nel 2001, intitolato «Abbasso la meritocrazia». Facendo i conti con Tony Blair e la sua "Terza Via" neoliberista, Young sostenne che la meritocrazia non serve a migliorare le prestazioni di un sistema, ma semmai a peggiorarle in una burocrazia kafkiana. Essa afferma il senso di superiorità basato sul privilegio della proprietà, sulle rendite di posizione e sulla centralità acritica e indiscutibile dell’impresa.

>>>Meritocrazia: il privilegio è solo di classe su Il Manifesto-Quinto Stato<<<

domenica 22 dicembre 2013

LA (S)VALUTAZIONE DELLA RICERCA


Alessandro Dal Lago

Nel XIX secolo, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania la ricerca e l’educazione tecnico-scientifica hanno iniziato lentamente a prevalere su quella umanistica. E tuttavia il modello humboldtiano sarebbe rimasto per molto tempo l’ideale globale di università. Ancora negli anni sessanta del Novecento, un rapporto indipendente avrebbe stabilito come obiettivo del sistema universitario inglese “la promozione delle funzioni generali della mente, per produrre non solo specialisti, ma anche donne e uomini colti”. Questa idea di università  è stata ampiamente criticata, nel corso dell’ultimo secolo, per la sua impostazione umanistica, rivolta soprattutto alla tradizione e agli studi classici. 

giovedì 20 giugno 2013

VALUTARE E PUNIRE


“Valutare e punire” (Cronopio) di Valeria Pinto è il primo studio italiano su una materia oscura, o esotica fino a un anno fa: i processi di valutazione nell'ambito della formazione e dell'istruzione pubblica.


Questi processi sono invece in atto da almeno vent’anni dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, dalla Germania all'Inghilterra, come del resto anche nel nostro paese. Valeria Pinto ne ricostruisce la genesi, cogliendone pienamente l'importanza. Libro ispirato dalle più recenti letture di Foucault condotte dai governmentality studies nell'ambito della pedagogia neoliberale, Valutare e punire è tutt'altro che il riflesso senile o un rifiuto della valutazione. È la difesa appassionata del ruolo della libertà di ricerca, e in particolare della filosofia concepita come spazio materiale di questa libertà. Troviamo che questa esigenza risponda senz'altro al bisogno generalizzato di una libertà individuale negato dal dispositivo governamentale della valutazione, così come si sta strutturando in Italia.